Ben (James Jagger) e Tina (Camille Rowe) gestiscono un canale YouTube specializzato nell’esplorazione di edifici abbandonati, alla ricerca di fenomeni paranormali. Dopo avere fatto delle riprese in un vecchio orfanotrofio in Ucraina, i due giovani si spostano sulle sponde di un lago nella Francia.
La località, lungi dall’essere un luogo sperduto e misterioso, si rivela invece essere una località turistica affollatissima. Quando la possibilità di girare un video interessante sembra essere ormai sfumata, incontrano casualmente un abitante del posto, che li porta in una remota estremità del lago, sotto la cui superficie si trova una casa, a circa quaranta metri di profondità.
I due si immergono assieme a un drone telecomandato, seguendo una scalinata che li conduce davanti al vecchio edificio. Dopo avere superato il cancello d’ingresso, ancora in piedi, i ragazzi si accorgono che all’interno del perimetro della recinzione della casa non ci sono pesci, presenti invece in gran numero al suo esterno.
Cosa ancora più strana, la porte e le finestre sono chiuse con imposte metalliche, ma dopo attenta ricerca riescono a trovare un varco per passare. Superato l’entusiasmo iniziale, i due si rendono conto che inspiegabilmente tutti gli oggetti sono ancora perfettamente conservati, nonostante siano stati immersi nelle acque del lago per decenni.
Ma il vero orrore li attende nello scantinato del vecchio edificio…
La Casa in Fondo al Lago: l’idea originale che rende apprezzabile la pellicola è anche un suo limite
Il film si presenta nelle prime inquadrature come il classico found footage, con i due protagonisti intenti a riprendersi vicendevolmente con le loro GoPro, nel vetusto edificio perso nella campagna ucraina. L’arrivo in terra francese cambia il punto di vista della telecamera, che diventa anche esterno ai due protagonisti, cosa che può lasciare inizialmente perplessi.
Di fatto, dopo l’immersione nelle acque del lago, ovverosia per due terzi abbondanti del film, la storia narrata è sovrapponibile al tempo reale vissuto dallo spettatore, visto anche che viene dichiarato che i due ragazzi hanno solo un’ora d’aria nelle bombole, e assistiamo al cont down verso il loro esaurimento.
L’idea di realizzare un film in cui il tempo narrato e quello vissuto dallo spettatore sono coincidenti è già stata utilizzata, basti pensare al recente Oxigène, di Alexandre Aja, del 2021, mentre quella di ambientare un film horror in cui la casa stregata è sott’acqua è originale (nella serie TV Curon il mondo subacqueo non viene mai esplorato), e rende la lunga sequenza in immersione molto interessante, almeno all’inizio.
Lasciando stare l’ambiguità del punto di vista della telecamera, le scene di esplorazione iniziale della casa sono indubbiamente coinvolgenti e inquietanti. Lo spettatore sa che deve succedere qualcosa – in definitiva è andato a vedere un film dell’orrore – e le riprese subacquee sono ricche di punti oscuri, giochi di ombre e dettagli interessanti: si rimane con il fiato sospeso a lungo.
Ma quando cominciano le sequenze più propriamente soprannaturali e orrorifiche, le cose non funzionano altrettanto bene, probabilmente anche proprio per l’impaccio creato dall’ambiente subacqueo, che rallenta e rende meno credibili tutti i movimenti e, almeno in alcuni passaggi, confonde lo spettatore, rendendo meno comprensibile quanto accade sullo schermo.
La Casa in Fondo al Lago: tanto di cappello per il coraggio di provare una formula nuova, ma il risultato non è eccelso
Lasciando stare anche le problematiche legate all’ambiente subacqueo, ve detto che la sceneggiatura di questo film non è strepitosa. I due protagonisti sono poco caratterizzati, di loro si sa solo che provengono da New York, lui è quello più appassionato al successo del canale YouTube, mentre lei sembra essere molto più interessata alla loro vita di coppia al di fuori del mondo di Internet.
Forse troppo poco per immedesimarsi nei due personaggi. Anche la storia di quello che è successo nel passato per rendere la casa maledetta viene spiegato poco e male, quasi didascalicamente. Forse sarebbe stato meglio se dei trascorsi della casa maledetta non fosse stato detto niente, lasciando tutto alla fantasia dello spettatore.
In definitiva stiamo parlando di un film molto semplice, originale dal punto di vista tecnico, vista la sua ambientazione subacquea, molto tradizionale per altri. La storia ripropone la classica contrapposizione tra città e campagna, facendoci vedere i soliti giovani visitatori dell’alta borghesia metropolitana che subiscono le nefaste conseguenze di un’improvvida visita nelle campagne arretrate e neopagane.
Mettendo in scena l’ancora più classica riproposizione del male che si nasconde nel buio sottosuolo, opposto alla luce celeste, scontro manicheo – questo bisogna dirlo – riproposto in maniera ancora più suggestiva grazie all’ambiente subacqueo, con la luce solare che filtra verso l’oscuro fondale del lago.
Una pellicola che comincia bene, ma che perde forza e credibilità quando comincia la parte più propriamente orrorifica, forse per un eccesso di entusiasmo e troppa fretta e faciloneria nel raccontare la storia. Peccato. Rimane comunque il plauso ai due registi per avere almeno cercato di fare qualcosa di originale, affrontando indubbi problemi tecnici, con un budget di certo non stratosferico. E complimenti per il finale, per niente prevedibile.
Alessandro Marotta