Il 1 marzo 2022 al Piccolo Bellini di Napoli la danza contemporanea penetra la sala di respiri unici.
Si inizia con Agua/R-esistenza, della compagnia siciliana Petranura, che in una produzione di Megakles Ballet, tra le musiche introspettive di Philipe Glass, ci ha condotto nella morbidezza delle forme di Claudia Bertuccellie e di Francesco Bax. Le coreografie di Laura Odierna e Salvatore Romania vivono a pieno gli spazi di luce create da Francesco Noè, affinchè tra girandole di sguardi in attesa di scomposizioni libere, nessuna pirouette lasci indifferente lo spettatore.
La forza dell’Etna e la contaminazione di più espressioni corporee rendono la “perfomance caratterizzata da movimenti fluidi e penetranti che ricordano l’acqua che penetra la forma e ad essa si adatta investendone lo spazio.”
La seconda compagnia in ordine di apparizione è Collettivo Trasversale dell’orgoglio partenopeo Macia Del Prete, che torna al Piccolo Bellini con Body Things-Chapter 2 xxy series.
Se nel primo tempo abbiamo assistito ad una vera e propria primavera dell’Essere, da questo momento in poi ci siamo ritrovati catapultati “in un sol tratto tra corpo e anima”. È necessario chiamare in campo il filosofo Husserl per capirne “il rapporto reciproco l’un con l’altra come un unico essere a due facce” e descrivere l’intensità di due danzatori quali Giuseppe D’andrizza e Tonia Laterza.
La citazione riguarda il rapporto tra scienza e natura, balza nella mente proprio per la suspance creata in scena tra bravura tecnica e spontaneità innata.
La trasposizione artistica di tale luce del pensiero è voluta in una coreografia della stessa Del Prete che ben racconta la relazione tra fluttuazioni di genere, ci impone di pensare e ripensare cosa sia maschio e cosa sia femmina nella percezione contemporanea.
Lo spunto, ispirato al racconto “Cinismo” di Sergio Bizzio e alla sua versione cinematografica, è riesaminato sul palco anche grazie al contrabbasso di Niccolò Basile, che a colpi di note annulla le distanze tra noi e quell’ Essere risorto nel primo tempo. Allo spettatore è donato il potere di contemplare come la musica diventi danza, come il corpo diventi spirito, come al linguaggio non serva la parola.
“Se il fine del teatro è di offrire uno sbocco ai nostri sentimenti repressi, una sorta di atroce poesia si esprime in atti bizzarri, che pur alterando la realtà della vita, dimostrano che la sua intensità è intatta” Artaud
dal corrispondente da Napoli Anita Laudando