Disponibile su Netflix da venerdì 29 gennaio, questo film è diretto da Simon Stone e sceneggiato da Moira Orfini, ed è un adattamento del romanzo The Dig, di John Preston.
La pellicola rievoca un fatto realmente accaduto: la scoperta di un importante sito archeologico a Sutton Hoo, nel Suffolk, alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
I due protagonisti sono Edith Pretty (Carey Mulligan), agiata vedova di un colonnello, e Basil Brown (Ralph Fiennes), un poliedrico archeologo autodidatta di bassa estrazione sociale.
Edith ingaggia Basil per avviare degli scavi archeologici nei pressi di alcuni tumuli di terra nella sua vasta proprietà, in un luogo dove leggende locali narrano che giacciono sepolti delle vestigia vichinghe, e nel quale la giovane vedova intuisce che deve essere sepolto qualcosa di valore.
I fatti le danno ragione, perché gli scavi portano alla luce una nave anglosassone risalente al VI-VII secolo. Una scoperta eccezionale, che attira ben presto le attenzione dei più grossi musei nazionali, che vogliono assicurarsi i preziosi reperti ritrovati.
Ma la Seconda Guerra Mondiale è alle porte e la salute di Edith comincia a cedere…
La Nave Sepolta: un film intimista sull’importanza della memoria
La scoperta archeologica narrata dal film è stata molto importante, perché ha di fatto ridisegnato l’immagine del Medio Evo. Ma nella pellicola viene utilizzata più come occasione per sottolineare l’importanza della conoscenza del nostro passato per vivere il nostro presente, nella nostra dimensione personale, più che nella consapevolezza della dimensione storica degli eventi.
Uno scavo archeologico come metafora della ricerca dentro di sé, quindi. Non per niente il titolo inglese della pellicola è The Dig (letteralmente “lo scavo”), che è stato maldestramente tradotto nella versione italiana come La Nave Sepolta.
E infatti nel film il sito archeologico sembra perdersi nella campagna inglese, che acquisisce una dimensione eterea e quasi astorica. In questo ambiente si muovono Edith e Basil, che formano una coppia di diversa estrazione sociale, unita però da una profonda assonanza interiore e da un intenso amore per le proprie radici.
Un sodalizio che si sostanzia nella reciproca ammirazione e nel mutuo rispetto, ma che non sfocia nella passione, esprimendosi con sguardi e silenzi eloquenti, grazie anche all’ottima interpretazione di Carey Mulligan e Ralph Fiennes.
La prima parte del film narra il lento ma inesorabile avvicinamento dei due protagonisti, fino alla scoperta della nave anglosassone sepolta. Nella seconda parte entrano altri elementi, meno metafisici e più concreti: l’inesorabile avvicinarsi della Seconda Guerra Mondiale, la competizione tra i musei per accaparrarsi i reperti archeologici ritrovati e il fiorire di storie parallele a quella di Edith e Basil. Elementi, questi ultimi, che sono stati introdotti anche grazie a personaggi inventati.
La Nave Sepolta: qualche licenza poetica per fare sognare
Del resto nella realtà i due protagonisti avevano un’età che avrebbe reso poco realistico il crearsi di un profondo rapporto tra i due, e che è stata ritoccata per comprensibili ragioni narrative. Inoltre il cugino di Edith è un personaggio secondario inventato per fornire carburante all’intreccio.
Piccole licenze poetiche che permettono al film di indagare sul rapporto di coppia, anche nella sua dimensione passionale, assente nel sodalizio tra Edith e Basil. Perché in questo film tutti i personaggi, in un modo o nell’altro, scavano dentro di sé, magari per scoprire che il proprio matrimonio non così idilliaco, e forse è meglio cambiare partner, cogliendo l’attimo.
Una narrazione comunque sempre intimista, nella quale i grandi eventi della Storia scorrono sullo sfondo, mentre ciò che conta sono le vite delle persone semplici, che magari compiono grandi imprese, ma rimangono sepolte nell’anonimato.
Lo stesso Basil Brown, nel mondo reale, è stato solo recentemente rivalutato, mentre il suo fondamentale ruolo nella scoperta del sito venne nascosto dagli illustri professoroni accorsi da Londra a Sutton Hoo nel 1939. E rimase sepolto nell’oblio per decenni.
La Nave Sepolta: una piccola chicca da vedere
Questo film si muove con grande delicatezza su due dimensioni inestricabilmente intrecciate: i grandi eventi della Storia e le vite delle persone reali che nella Storia si muovono. Privilegiando queste ultime.
Un’operazione non semplice, anche perché il motore narrativo del film si nutre di altre complesse contrapposizioni: agape contro eros, città contro campagna, ottusi intellettuali cattedratici contro validi artigiani autodidatti, l’eccezionalità del dramma della guerra contro la normale routine quotidiana.
Il tutto sempre con un approccio intimistico, dove contano i dettagli e i non detti. Nonostante qualche momento in cui la storia sembra vacillare, nel suo complesso il film convince, soprattutto grazie a una recitazione di alto livello. Oltre all’impeccabile Ralph Fiennes, colpisce molto la prestazione di Carey Mulligan, attrice poco conosciuta che ha preso la parte originariamente destinata a Nicole Kidman. Bravissima.
In un periodo storico dove molto spesso gli effetti speciali sono più importanti delle storie narrate (un esempio tra tutti è il tanto declamato quanto inutile Tenet, di Christofer Nolan), fa piacere scoprire piccole chicche come La Nave Sepolta, che magari non rimarranno scolpite nell’eternità, ma regalano allo spettatore molte emozioni e fanno riflettere. Da vedere.
Alessandro Marotta