Dal teatro alla Tv e poi di nuovo a teatro, ieri sera a Monfalcone, “La scuola” rappresenta, a distanza di più di 20 anni, uno spaccato veritiero e non banale dei professori di ieri e di oggi, impegnati nella loro “battaglia” quotidiana con studenti e contro loro stessi.
La narrazione è semplice e scanzonata e racconta una giornata di scrutini dei professori di una classe che non può essere definita proprio come modello positivo.
Caratteristiche importanti di ognuno di loro sono i modi diversi di approcciarsi all’arte dell’insegnamento, chi in modo simpatico con gli studenti, chi dedicandoci meno passione, chi sfiduciato dell’impegno dei ragazzi, chi ancora impegnato a gestire l’istituto come il preside, il tutto usando come metro la simpatica visione, personale, della scuola.
La tematica su cui si focalizza lo spettacolo è il confronto fra i docenti, impegnati a decidere il futuro degli studenti, sulle opposte visione del mondo scolastico fatto di difficoltà e di continui battibecchi sugli studenti ma anche su momenti di condivisone come le gite scolastiche dove succede di tutto, fra sotterfugi e racconti dei protagonisti più interessati a loro stessi che agli studenti.
Gli sketch comici si susseguono uno dopo l’altro, dal prete, insegnate di religione, maleodorante, dal professore di francese che vedrebbe meglio i ragazzi a zappare piuttosto che sui libri di scuola, al professore di impiantistica più interessato alle ragazzine e al suo secondo lavoro. Figure singolari sono anche la docente di storia dell’arte che ha un album fotografico dei suoi 250 alunni, e i due protagonisti principali, Silvio Orlando, professore di lettere, che prova a difendere tutti, anche chi per la scuola proprio non è portato, spalleggiato da Marina Massironi che gli dà una mano in quello che sembra un covo di serpi diretto da un poco brillante presidente.
Il quadretto che ne esce è simpatico ma allo stesso tempo fa riflettere su un mondo che vediamo di più con gli occhi dei ragazzi e che vissuto dall’altro lato della barricata viene descritto come problematico ma allo stesso tempo spassoso in cui tutti i protagonisti devono, quotidianamente, provare a trovare i modi per rendere interessante ciò che dicono a dei ragazzi rinchiusi nei loro banchi ma persi nei loro pensieri.
Rudi Buset
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