Ieri sera, in un teatro Miela quasi al completo, è andato in scena “La semplicità ingannata” interpretato in maniera eccellente da Marta Cuscunà. Lo spettacolo, basato su un monologo, prendeva spunto da avvenimenti realmente accaduti nel XVII secolo nell’antico Friuli, allora appartenente alla Repubblica di Venezia, e aveva come tema la condizione della donna. In quell’epoca la donna molto spesso veniva trattata quasi come un oggetto; il suo destino era quello di diventare moglie di un uomo possibilmente benestante, in alcuni casi era destinata a diventare “Cortziana” (Prostituta) potendo così fruttare una dote. Nel peggiore dei casi ovvero se la ragazza mostrava difetti fisici, il suo destino era rinchiudersi in un convento di clausura. La rappresentazione narrava di una rivolta di monache nel monastero di S.Chiara a Udine, soffocata poi dall’inquisizione Vescovile; degna di lode è risultata la versatilità dell’attrice che ha interpretato il suo spettacolo in maniera satirica, trasformandosi ora in narratrice, ora in monaca ora in vescovo, cercando di far comprendere in maniera più “leggera” quello che fu un dramma. A seguito dello spettacolo, si è svolta la conferenza della professoressa Giovanna Paolin, docente di Storia delle Donne presso l’Università di Trieste e autrice di vari saggi su questo argomento, dalla quale la stessa Marta Cuscunà ha preso ispirazione per il suo monologo.
Andrea F.