La solitudine del tennista più che un monologo è un tentativo di dialogo, anche se che resta senza risposta.Sulla scena c’è un tennista, solo; gioca contro un avversario che in realtà non si vede e mai si sente; forse è dietro le quinte e di lui nulla si sa, se non ciò che il tennista in scena racconta di lui. Con il suo avversario, il tennista parla, discute, ricorda, si arrabbia, per poi sfidarlo, deriderlo, accusarlo, minacciarlo. Ma il suo continua a essere è un dialogo senza risposte. E allora il nostro tennista gioca anche la carta di coinvolgere il giudice di gara e il pubblico: interlocutori prediletti, eppure invisibili (nel caso del giudice) o troppo distanti per poter interloquire con lui (il pubblico).Questi messaggi lanciati al vuoto, queste domande senza riposta, questo racconto di sé, che cerca complicità e reazioni, ricostruiscono la storia tragicomica di un tennista nato con “la fortuna di odiare il tennis e la sfortuna di avere il talento di un campione”. Non avrebbe mai voluto giocare a tennis, lui, se non lo avessero costretto e così facendo non avesse scoperto di avere un talento fuori dal comune…Paolo Patui scrive un nuovo testo teatrale modellandolo sulle corde comiche di Claudio Moretti e porta in scena una storia di scelte piccole e vigliacche, a volte coraggiose e spudorate. La solitudine del tennista è uno spettacolo di forte impatto comico, con una importante dimensione riflessiva, dove la lingua friulana si dimostra capace di sperimentare una scrittura teatrale ad ampio coinvolgimento emotivo, anche grazie alla mano registica di un tandem collaudato della nuova scena comica friulana, alias Alessandro Di Pauli e Tommaso Pecile autori dell’irresistibile serie FELICI ma furlans