“GIUDICATE DOPO” Questa la posizione di produzione ed autore
TRIESTE Alla presentazione, ieri a Trieste, ospitata dalla Fondazione CRTTrieste, presso la sede, tradizionale sponsor del Teatro Stabilke di Trieste e degli altri enti teatrali della città, si è subito puntato il dito sul clamore politico e dissacrante proposto dal vicepresidente del Senato Gasparri che parla di “manipolazione storica”.
Quindi dei due spettacoli che apriranno la stagione del Teatro Stabile regionale, Magazzino 18 con e di Simone Cristicchi, in scena da oggi, e Una giovinezza enormemente giovane con Roberto Herlitzka, da giovedì è stato il primo spettacolo ad alimentare una conferenza stampa affollata, con la presenza dei due artisti. Con la presenza del responsabile della Sede regionale Rai, Antonio Devetag, direttore generale di Mittelfest, e il maestro Valter Sivilotti, di Renzo Piccini, vicepresidente della Fondazione, e Milos Budin, presidente dello Stabile, e con Antonio Calenda, regista dei due spettacoli. L’attenzione dei presenti è tutta su Magazzino 18 e sulle polemiche scaturite ancor prima della rappresentazione dello spettacolo. Milos Budin si dichiara dispiaciuto del fatto che si sia parlato anzitempo e in maniera polemica dello spettacolo. «Si tratta di un’occasione storica, è la prima volta che il dramma dell’esodo si snoda in termini poetici sul palcoscenico da un grande artista». E invita a teatro tutti quelli che hanno giudicato l’opera prima di vederla. «Giudicate dopo» e ribadisce: «Io difenderò in tutte le sue parti Magazzino 18 e sono sicuro che Trieste saprà apprezzare con commozione, serietà e rispetto il dramma di una parte della società civile». Calenda chiede di rifletter e sottolinea come i due monologhi siano aderenti alla cultura del Friuli Venezia Giulia, «proposte forti ed espressive che onorano la città».. Su Magazzino 18 Antonio Calenda ricorda: «Noi facciamo arte e il teatro deve essere al di sopra delle parti». E l’arte non può fare a meno di crescere in un contesto sociale e politico in cui si vive. Cristicchi, da parte sua, ribadisce ancora una volta che il suo è «un esperimento, è una nuova avventura teatrale, dopo Li Romani in Russia, dopo Mio nonno è morto in guerra». Alle spalle due anni di studi, di viaggi, di interviste e «una ricerca di equilibrio che porterà il pubblico a emozionarsi. Io ho ascoltato tutte le voci. Do voce ai testimoni senza giudicare. È un omaggio alle vittime di questo uragano della storia ed è metafora di quanto sta accadendo ancora oggi». Lo spettacolo è stato rifiutato da piazze più importanti come Torino, Milano, Napoli e Genova, forse per opportunismo politico, ma Cristicchi spera che dopo aver visto lo spettacolo i direttori artistici di queste piazze apprezzino il suo estro poetico dove il risvolto politico non è al centro del suo interesse. In dicembre lo spettacolo sarà anche oltre confine a Fiume, Umago, Rovigno e Pola, mentre in Italia per questa stagione sarà ospite al Giovanni da Udine di Udine.
Enrico Liotti
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