Grande concerto ieri sera a Trieste, una ventata di ritmi latini ha animato la notte carsica a suon di chitarre e bongo. Il pubblico si è riversato in massa sotto il palco, carico di birra e sostanze al limite della legalità, accomunato da acconciature rasta, pantaloni stile anni ’60 e accessori da “Freak”. L’odore di ‘ganja’ è riconoscibile alla prima inspirata, ma visto il concerto non dovrebbe meravigliare. Alle 22 entra lui, Manu Chao col suo inseparabile cappelino e inizia la scarica di adrenalina; è impossibile rimanere impassibili ai ritmi sud americani, il corpo parte in una danza spasmodica, quasi costretto da una macumba collettiva. Il cantante parigino ha le molle hai piedi, salta e balla, canta e suona; gli schermi proiettano disegnini stilizzati pieni di colori e di personaggi delle americhe latine. “Grazie Trieste”, “Canta Trieste” incita Manu Chao e la folla partecipa a squarciagola ad ogni invito. In due ore e mezza di concerto gli artisti sul palco hanno utilizzato tutte le energie per creare un’atmosfera ai limiti della realtà;
le canzoni parlano di pace, di abolizione delle armi, di amore e di una terra di tutti e per tutti. Manu Chao entra in confidenza con i suoi fans, il legame diventa totale. La grandezza di questo artista sta nel riuscire a unire tutti i popoli indistintamente; canta in inglese, in francese, in spagnolo e in italiano. È un amante del mondo e dei popoli e questo il pubblico lo percepisce e lo apprezza. Non ci sono razze o colori della pelle: tutti godono dei meravigliosi ritmi, ballano e cantano, fumano erba e bevono come in una grande festa di ringraziamento alla madre terra. Tra i brani proposti anche le famose “Bongo Bongo”, “Clandestino”, “Me gustas tù”, “Desaparecido” e tante altre, tutte ampiamente cantate dal pubblico. Un concerto strepitoso per intensità e per melodie musicali, un’artista intenso che crea un legame con tutte le persone coinvolte nei suoi tour. “Grazie Manu”
Carlo Liotti