Gorizia, 18 aprile 2015 – Novanta minuti di gag esilaranti e di parodie, con cui sono demoliti a colpi di grottesca ironia sia l’Othello di Shakespeare che quello di Verdi: è affidata agli Oblivion e al loro nuovo lavoro “Othello, la H è muta” la chiusura del cartellone di Prosa della stagione 2014/2015 del Teatro Verdi di Gorizia. L’appuntamento è per mercoledì 22 aprile, come di consueto con inizio alle 20.45.
Insieme da più di dieci anni, interpreti dell’irresistibile parodia “I Promessi sposi in 10 Minuti” (che suYouTube ha ormai superato i tre milioni di visualizzazioni) e con centinaia di date al loro attivo, i cinque Oblivion sono sempre richiestissimi da tutti i teatri italiani per la loro personalissima comicità che mixa la tradizione comica italiana e una preparazione tecnica vocale di indiscutibile qualità. In “Othello, la H è muta” gli Oblivion – ovvero Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli -, oltre a cantare, recitano e si dirigono, con musiche tutte dal vivo e un soggetto unico. Al loro fianco sul palco, il maestro Denis Biancucci, sesta entità di questo delirio teatrale, che li accompagna al pianoforte e ingaggia con loro anche un esilarante match a colpi musicali. La consulenza registica è di un grande nome del teatro italiano, Giorgio Gallione.
In novanta minuti il quintetto gioca a tutto campo con arie d’opera, canzoni pop, citazioni irriverenti e gag esilaranti. Le vicende di Otello, Desdemona, Cassio e Iago sono rivisitate passando per Elio e le Storie Tese, Gianna Nannini, Lucio Battisti, Rettore, i classici Disney, l’Ave Maria (quella di Schubert ma non solo…), Little Tony, Pupo e molti altri. Nello stesso modo anche le arie di Verdi sono riviste e mixate con il coro della Champions League, con Freddy Mercury, con l’Hully Gully, mentre i testi di Shakespeare sono riscritti in stile Ligabue, Vasco Rossi, Dario Fo. “Othello, la H è muta” diventa uno spasso nel quale la parodia, genere teatrale del quale gli Oblivion sono maestri, non riguarda solo le vicende, ma si estende alle note di Verdi e alle parole di Boito e Shakespeare. Un esperimento ardito che i cinque artisti affrontano con totale naturalezza.