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Mistero a Saint-Tropez: recensione della commedia di Nicolas Benamou

Mistero a Saint-Tropez: recensione della commedia di Nicolas Benamou

Saint-Tropez, agosto del 1970. Nella favolosa villa del miliardario produttore di birra Croissant sono in corso i preparativi per una festa con ospiti illustri, provenienti dal mondo del cinema e dell’arte.

Qualcuno sabota l’auto della moglie di Croissant, e un suo ospite finisce fuori strada, rimanendo ferito. Il miliardario contatta subito il Segretario di Stato, il suo amico Jacques Chirac, affinché si faccia subito luce con la massima discrezione su quanto accaduto.

Purtroppo l’unico investigatore disponibile è il cialtronesco commissario Botta, la cui goffa supponenza non riesce a mascherarne la strutturale incapacità di comprendere il mondo che lo circonda.

Comincia l’investigazione, che avviene con metodi a dir poco surreali…

Christian Clavier interpreta l'Ispettore Botta in Mistero a Saint Tropez
Christian Clavier interpreta l’Ispettore Botta in Mistero a Saint-Tropez

Mistero a Saint-Tropez: un omaggio all’ispettore Clouseau e alle commedie di Black Edwards

Fin dai titoli di testa, appare evidente che il protagonista del film, il commissario Botta, è un personaggio creato avendo bene in testa il mitico ispettore Clouseau, interpretato da Peter Sellers e comparso per la prima volta nel 1963, in La Pantera Rosa, di Blake Edwards.

In effetti i due personaggi hanno molto in comune: l’intrinseca inettitudine, la capacità di risolvere le situazioni per sbaglio, il cappello, l’incapacità di comprendere il contesto sociale nel quale si muovono, un’eccessiva stima di sé che gli impedisce di accettare i consigli altrui, una strisciante sottomissione al potere costituito.

Il film è ambientato per la maggior parte nella villa del miliardario Croissant, nella quale Botta combina disastri di ogni tipo, tanto che viene subito in mente un altro personaggio interpretato da Peter Sellers: l’attore indiano Hrundi V. Bakshi, che in Hollywood Party, del 1968, sempre di Black Edwards, di fatto annienta una festa organizzata da un produttore cinematografico nella sua lussuosissima villa, con una succedersi di situazioni assurde e di comicità slapstick.

Un altro personaggio citato nel film è quello del tenente Colombo, il cui modus operandi è per alcuni aspetti seguito dal commissario Botta, che pone domande assurde agli ospiti di Croissant nella (vana) speranza che il colpevole si riveli.

Mistero a Saint-Tropez: un divertente fumettone senza troppe pretese

In tutto il film dominano colori intensi e pastellati. Ci viene fornita una rappresentazione degli anni Settanta superficiale e da rotocalco, nella quale si muovono personaggi molto caratterizzati e stereotipati. Tutto questo è funzionale a realizzare un film che vuole essere un dichiarato omaggio alle commedie di quel periodo storico, ma il punto debole di questa pellicola è la storia raccontata, appena tratteggiata e troppo prevedibile.

Eppure il film parte molto bene, con un personaggio vestito in calzamaglia nera, in perfetto stile Diabolik, mentre nottetempo si introduce nella villa per sabotare l’auto della moglie di Croissant. Poi cominciano le gag del commissario Botta, che si susseguono per tutto il film, che tuttavia perde la tensione che aveva all’inizio, anche se il ritmo del racconto rimane sempre buono.

Ottimo il cast, che oltre a Christian Clavier, che interpreta il commissario Botta, comprende Gérard Depardieu, nel ruolo del suo capo, e Benoit Poelvoorde, che impersona il miliardario Croissant.

In conclusione, un film che non può non essere apprezzato dagli amanti dell’ispettore Clouseau e delle commedie di Black Edwards, ma che non è saputo andare molto oltre al riuscito omaggio all’immaginario di quei film. Peccato.

Alessandro Marotta

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