Chiudete gli occhi e colla fantasia tornate indietro al tempo in cui i musicisti erano delle specie di maghi, che di giorno colle loro melodie e il loro estro incantavano il pubblico nelle strade, distraendolo dalle fatiche quotidiane e la sera davanti ai fuochi, intorno ai quali la comunità si riuniva per ascoltare le storie del proprio popolo e le leggende degli eroi, lo stregavano, portandolo in mezzo a battaglie, intrighi, sortilegi e amori, già all’epoca vecchi di secoli. Tutto sulle corde di uno ngoni.
Giovedì scorso al Teatro Miela gli artefici di questa magia sono stati Bassèkou KOUYATÉ e il suo gruppo, gli Ngoni Ba. Vero maestro dello ngoni, Bassékou, dopo essersi aggiudicato ben due BBC 3 Awards con il debutto “Segu Blue” – nella categoria world music, rispettivamente come ‘miglior album’ del 2008 e ‘migliore artista africano’ – si è affermato come uno dei musicisti più in vista della fertile scena musicale del Mali. Partito dal piccolo villaggio di Garana, sulle rive del fiume Niger, ha presto consolidato la sua fama di precoce quanto virtuoso artista, ricevendo inviti per esibirsi ai maggiori festival, dove ha conquistato le platee più diverse con le sonorità e lo stile della sua musica.
Dopo un’apertura con alcuni pezzi con voce solista accompagnata dalla componente strumentale del gruppo, costituita da 2 ngoni, altri due strumenti tradizionali maliani a corda e due percussionisti, sono seguiti brani in cui ogni musicista ha avuto spazio per mettere il luce il proprio estro: situazioni che nell’immaginario del pubblico riconducevano all’impostazione tipicamente blues e soul, dei quali, a detta di Bassékou Kouyaté, la musica del suo paese è la progenitrice. Ritmo talora incalzante talaltra più dolce, virtuosismi, coinvolgimento del pubblico – fino ai balli improvvisati nella zona antistante al palcoscenico – duelli fra strumenti e un modo particolare di intendere e fare musica sono stati i tratti salienti del concerto, che è volato via in un paio d’ore, immerso in un’atmosfera decisamente insolita a queste latitudini. Approfittando dell’introduzione di un pezzo, in cui ha suonato e cantato accompagnato solo da un percussionista e da un altro ngoni, Kouyaté ha ricordato quando nel Mali, la sua terra, nei tempi passati i musicisti e cantastorie come lui e prima di lui come suo padre e suo nonno cantavano e suonavano alla corte dei re, aggiungendo subito dopo che per quella sera eravamo noi, il pubblico, la sua corte: anche se le parole del testo erano incomprensibili ai più, il raccoglimento intorno agli artisti è stato pressoché totale e chi era in sala ha fatto bene la propria parte di spalla, quando dopo un riscaldamento musicale, Kouyaté ha finto di non voler procedere oltre, visto che non si sentiva in vena – “It’s not good tonight” – per poi riprendere dopo l’insistenza della sua “corte”. Per il finale, col ritorno sul palco dopo gli applausi, è stato proposto un classico della musica cubana, Guantanamera, a rimarcare le radici maliane di alcuni dei generi musicali più diffusi e apprezzati in occidente, oltre che le collaborazioni di Bassékou Kouyaté con altri artisti di fama internazionale: splendida e partecipata conclusione di una serata di musica etnica, attraverso cui sono stati assaporati lo spirito e l’anima più genuini di una parte d’Africa, che nulla ha a che vedere con quella troppo spesso proposta al turismo occidentale.
Luca Monari