“Camera Lirica” è già disponibile su iTunes, sulle principali piattaforme di scarico digitale e su Bandcamp. La distribuzione è un’esclusiva I.R.D. Srl
Per Domenico Caliri un disco è qualcosa di più di una session particolarmente riuscita; rappresenta il risultato di un lavoro minuzioso e profondo, lungo se necessario.
La sua è una concezione musicale a 360 gradi in cui, accanto all’improvvisazione jazzistica, trovano spazio sia la composizione sia l’arrangiamento e nulla viene affidato al caso.
Dopo 5 anni dal precedente album da leader “Il buio acceso”, pubblicato da Caligola Records, esce ora per la stessa etichetta “Camera Lirica”, un disco sorprendente sin dalla sua origine, una wunderkammer musicale o per dirla con le parole dell’autore: «un contenitore di polifonie vecchie e nuove, una concertazione di strumenti e timbri diversi, ‘tredici colori’ dentro un unico quadro.» 13 i musicisti che lo affiancano in questo ensemble non convenzionale: tra i più interessanti dell’ultima generazione di improvvisatori, sono qui alle prese qui con composizioni suggestive e complesse allo stesso tempo, ‘musica scritta’ dunque, in cui lo sberleffo si alterna con naturalezza all’introspezione. Il progetto “Camera Lirica” (da cui l’omonimo album) prende le naturali fila dal doppio quintetto “Specchio Ensemble” afferente, negli anni Novanta, al collettivo bolognese Bassesfere. “Camera Lirica” si forma nel 2006 su commissione del Festival Internazionale “Angelica” di Bologna; dopo quel debutto, il gruppo riceve critiche molto incoraggianti. Ma l’album viene registrato soltanto nel 2012, data che sancisce la nascita effettiva di un disegno solido nell’intenzione e nella concezione del leader, sin dal suo concepimento. 9 i titoli del disco e 9 le partiture risalenti agli anni ’90, pensate per gruppi simili e mai eseguite, ‘restaurate’ da Caliri per questo organico. 9 composizioni dense e coinvolgenti. C’è molto jazz ma anche molta tradizione colta europea in questi brani; la musica di Caliri, «senza ignorare Stravinskij e Carla Bley, Weill e Zappa» come ricorda Enrico Rava nelle note di copertina, riesce a rimanere sempre inequivocabilmente se stessa. “Camera lirica” è una «splendida foresta di suoni» (ancora nella definizione di Enrico Rava) che, ne siamo certi, lascerà il segno, non solo in Italia.