Playhard è una follia pura, lucida che prende il volo sulle ali di un desiderio sfrenato di felicità. Per una volta tutto deve andare bene, per una volta capiterà di vincere tutto. Se la società, il lavoro, la vita personale chiudono i battenti, deludono, erodono, usurano, allora giocare forte rimane l’ultima soluzione. Per una volta: Superman del destino. Nessun dramma didattico sul gioco patologico, ma un’interrogazione a più riprese, a più direzioni sul come e sul perché un’intera nazione chiuda gli occhi e si rifugi sempre pi nella scommessa, nell’isterica scommessa su una vittoria, quale che sia; su un risarcimento esistenziale che d’un colpo, con un colpo di dadi, annienti decenni di scempio della dignità, della verità, della giustizia sociale, morale e penale.
Playhard una corsa senza respiro, uno slancio e un salto nel vuoto, per un attimo felici, d’una felicità isterica, per un risarcimento completo. Vogliamo il lieto fine a tutti i costi.
Playhard una donna, questo il suo soprannome, tutto quello che impara a fare giocare forte, giocare tanto, giocare duro. Che lo spazio scenico sia campo di gioco, che il gioco sia per vivere o morire, soccombere alla stanchezza o rilanciare, rilanciare, ancora una volta rilanciare.
concept testi / VJ Elena R. Marino