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Possession – L’Appartamento del Diavolo: la recensione

Possession – L’Appartamento del Diavolo: la recensione

Possession - L'appartamento del Diavolo

 

La prima scena di questa pellicola ci regala uno primo sguardo su quanto accade al quarto piano al civico 32 del Calle de Manuela Malasaña, nel centro di Madrid, nel 1972.

Due bambini si stanno contendendo il possesso di una biglia, che malauguratamente cade rotolando sul pianerottolo davanti alla porta d’ingresso di un appartamento, occupato da una vecchia signora da cui gli abitanti dello stabile amano tenersi alla larga.

La porta si apre. Uno dei bambini entra, per prendere la biglia. L’incontro con la vecchia è alquanto traumatico.

La sequenza successiva avviene nello stesso luogo, ma nel 1976. La famiglia Olmedo si trasferisce nello stabile, nello stesso piano dove si sono svolti i fatti del 1972. Il nucleo familiare è costituito da Manolo, Candela, il vecchio nonno e tre figli.

Una famiglia che scappa dalla campagna, cercando nuove opportunità nella capitale. Le cose non sono facili, ma Manolo e Candela hanno già un lavoro che li aspetta e ce la mettono tutta. Hanno tagliato i ponti con il loro passato, avendo venduto la fattoria del nonno, e devono pagare il mutuo per il nuovo appartamento, comprato a un prezzo insolitamente basso.

Ben presto si accorgono che c’è qualcosa che non va. Non sono soli nell’appartamento: una oscura presenza minaccia i nuovi venuti. Le cose precipitano quando il figlio minore, Rafael, scompare nel nulla…

Possession – L’Appartamento del Diavolo: molto più del solito film dell’orrore

Questo film è molto più del solito film dell’orrore ambientato nella solita casa infestata. Tanto per cominciare, la famiglia Olmedo non è nelle paradisiache condizioni che inizialmente gli occupanti delle case infestate spesso sembrano avere.

Ben presto si viene a scoprire che Manolo (Ivan Marcos) e Candela (Bea Segura) non sono sposati, né possono unirsi in matrimonio. I loro figli provengono da letti diversi. Una cosa alquanto strana e atipica per la Spagna degli anni settanta, in faticosa transizione dal regime franchista a quello democratico.

Il film comincia nel 1972, ma il grosso dell’azione si svolge nel 1976, l’anno successivo alla morte del Generale Franco. La Costituzione spagnola viene approvata nel 1978. Date importanti per inquadrare questo film, che usando la metafora della storia horror in realtà è anche un film di denuncia sociale.

Pian piano dalla storia emergono elementi che permettono non solo di inquadrare bene l’atipicità della famiglia Olmedo, ma anche il profondo bigottismo di matrice cattolica e il disturbante perbenismo che attanagliava la società del tempo.

La fuga dei protagonisti dalla campagna alla capitale non ha solo motivazioni di natura economica, ma anche e soprattutto di riscatto sociale e ricerca della libertà.

Gli Olmedo non devono lottare solo contro le forze oscure che infestano il loro appartamento, acquistato con tanti sacrifici, ma anche contro l’ostilità delle persone presunte normali, che invece li stigmatizzano per la loro diversità.

Ma è proprio nell’oscurantismo sociale della Spagna franchista che alla fine vengono trovate le origini terrene del male metafisico che attanaglia Malasaña 32, che non per niente è il titolo originale del film.

Possession – L’Appartamento del Diavolo: un film da vedere, non solo per gli amanti del genere

Anche ignorando l’interessante aspetto di denuncia sociale (e implicitamente di ricostruzione storica) della Spagna nella sua difficile fase di transizione verso la democrazia, stiamo parlando di un ottimo film dell’orrore, costruito con mestiere, con un ottimo ritmo e ben recitato.

All’inizio sembra essere costituito da una serie di citazioni ben confezionate, ma lentamente si rivela essere molto di più, un film con aspetti originali e assolutamente godibile, per gli appassionati del genere ma non solo.

Difficile non rimanere trasportati nella storia e non saltare sulla poltrona quando lo si guarda. Perché, anche senza un uso eccessivo di effetti speciali, le emozioni forti sono assicurate.

Il regista Albert Pintò ha fatto un gran bel lavoro, confezionando una pellicola che, pur non essendo un capolavoro, probabilmente rimarrà impressa nella mente di molti spettatori. Da vedere.

Alessandro Marotta

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