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Star Wars: l’ascesa di Skywalker – recensione con spoiler dell’ultimo episodio di una saga ormai avvolta dal mito

Star Wars: l’ascesa di Skywalker – recensione con spoiler dell’ultimo episodio di una saga ormai avvolta dal mito

Che dire. Fare meglio del precedente, meno che mediocre, Gli Ultimi Jedi non sarebbe stato difficile, ma J. J. Abrams doveva chiudere l’intera saga di Star Wars. Confrontarsi con un mito è un compito improbo. Tra l’altro, vista la quantità di personaggi e di intrecci narrativi messi in scena nei precedenti episodi, bisognava rispondere a troppe domande nel tempo concesso a una singola pellicola.

In effetti seguire questo film, senza avere bene presente in mente tutti quelli precedenti, è una sfida persa in partenza. A meno che lo spettatore non abbia un manuale di pronta consultazione sotto mano. Sempre che uno non decida di spegnere la parte raziocinante del cervello e di lasciarsi trasportare dal flusso narrativo in modalità brain off.

Perché gli effetti visivi sono molto coinvolgenti (e ci mancherebbe altro che non lo siano) e il ritmo della storia è molto sostenuto, vista la quantità di capitoli da chiudere. Cosa che magari va bene per chi va al cinema per distrarsi e basta, ma forse non è entusiasmante per chi invece vuole immergersi in una storia, e non in un videogioco. Come sempre, è una questione di punti di vista.

Star Wars: l’ascesa di Skywalker – un film per i fans della saga

Se uno non conoscesse nulla degli episodi precedenti, probabilmente di questa pellicola capirebbe poco o nulla, dal punto di vista narrativo. La quantità di personaggi messi in scena è notevole, orizzontarsi in mezzo all’incalzare degli eventi non è facile. La velocità con la quale si succedono le inquadrature non agevola certo l’introspezione psicologica, l’indugiare sui particolari o il fare mente locale su quanto successo dieci secondi prima.

In ogni caso il nucleo della storia rimane legato all’eterna lotta tra il bene contro il male, in Star Wars rappresentata dallo scontro dei Jedi contro i Sith. Con tutte le contraddizioni, le ambiguità e i mescolamenti familiari a cui gli episodi precedenti ci avevano abituati.

Così ritroviamo Rey che sta terminando il suo addestramento, sotto la materna guida del generale Leia Organa, mentre Kylo Ren, nuovo Leader Supremo, raggiunge sul pianeta Exegol l’imperatore Palpatine, tenuto in uno stato di non-morte dal lato oscura della Forza e da un complesso macchinario tecnologico. Questi ordina a Kylo Ren di uccidere Rey, e di utilizzare la nuova flotta stellare per soggiogare la galassia, mettendo in moto il meccanismo narrativo.

In realtà Kylo ha altri progetti. Vorrebbe impalmare la bella Rey, uccidere Palpatine e godersi l’impero. Ovviamente il bene trionferà, dopo alterne vicende e varie morti e resurrezioni, che in questo film non si contano, inflazionando un espediente narrativo che dovrebbe essere usato con il contagocce, perché quando diventa un’abitudine rende scontate e quasi risibili molte scene dove invece bisognerebbe essere travolti dall’emozione.

Alla fine chi ci lascerà definitivamente le penne sarà il vecchio Palpatine e il giovane Kylo Ren, che tuttavia non riuscirà mai a consumare la sua passione per la bella Rey, nelle cui braccia morirà definitivamente, dopo un casto abbraccio, unica ricompensa concessagli per avere abbandonato il lato oscuro della Forza.

Ovviamente all’ultimo minuto, non si capisce bene perché, tutta la galassia accorrerà in difesa dei buoni, spazzando via le residue forze imperiali, già messe in seria crisi dall’improbabile attacco delle raffazzonate e picaresche forze della Resistenza, dove si viene nominati generali grazie a un bel sorriso e a una pacca sulla spalla.

Alla fine Rey ritorna su Tatooine, dove tutto ebbe inizio nel primo film della saga, nella vecchia fattoria degli Skywalker, dove seppellisce le spade Jedi di Anakin e Leia, facendole inghiottire nella sabbia. Quindi, rispondendo alla domanda di una vecchia, dopo avere visto dei fantasmi di Jedi nel deserto, decide che il suo cognome è Skywalker. Subito dopo si gira a guardare il tramonto, con il suo fido androide accanto. Il bene trionfa, ma a che prezzo. Lacrimuccia. Titoli di coda.

Rey e Kylo Ren: il mito di Romeo e Giulietta in chiave fantascientifica

In Star Wars: l’ascesa di Skywalker il rapporto tra Rey e Kylo Ren raggiunge un nuovo livello. La bilancia tra attrazione e repulsione pende decisamente verso il primo polo. I due costituiscono una diade nella Forza, cosa che conferisce loro poteri incredibili, che il perfido Palpatine vorrebbe utilizzare per regalarsi una nuova vita, ma ne sarà alla fine travolto.

Come in Romeo e Giulietta, i due sono ineluttabilmente legati tra loro, ma l’appartenenza a due diverse famiglie, i Jedi e i Sith, rende impossibile una loro unione. Anche se si salveranno reciprocamente la vita, anche a costo della propria, alla fine sarà una pensosa Rey a sopravvivere, in triste compagnia di un piccolo droide, contemplando il tramonto su Tatooine.

Ovviamente nessuno si aspettava una scena di sesso in un film di Star Wars, fatto per di più dalla Disney, ma il film poteva concedere qualcosa di più all’evoluzione di questo connubio. Probabilmente la fretta di raccontare troppe cose in un solo film ha bruciato anche questa opportunità. Peccato.

Nota a margine: nel film le figure dominanti sono quelle femminili. La Resistenza trionfa grazie alla determinazione di Rey, circondata da numerosi personaggi maschili, che tuttavia hanno una funzione ancillare. Alla fine sarà lei a sopravvivere e a sotterrare le spade Jedi, con un gesto carico di significati simbolici: il mondo femminile mette fine alla guerra galattica, che era tenuta in vita da un rappresentante di quello maschile, l’infame Palpatine. Nell’ultima inquadratura Rey non ha un uomo al suo fianco, ma un piccolo droide con il quale condivide la visione di un romantico tramonto.

In attesa del prossimo sequel, prequel o spin-off della saga di Star Wars

Ma forse Rey e Kylo Ren avranno altre opportunità. Essendo già morto e tornato in vita, magari Kylo farà il bis in un prossimo episodio, dando ulteriore concretezza fisica alla diade nella Forza. Il finale di questo film lascia la porta aperta a questa evenienza.

Del resto rimane un altro interrogativo senza risposta. Finn più volte dichiara che vuole dire a Rey, e solo a lei, un segreto, di natura imprecisata, che non viene mai rivelato allo spettatore. Scelta curiosa per un film che dovrebbe essere l’epilogo della saga.

Insomma ci sono diversi elementi per pensare che non sia finita qui. Ma forse non vale la pena lambiccarsi troppo nell’esegesi dei nove film della saga per arrivare a questa conclusione. Perché Star Wars è una macchina per fare soldi, ed è difficile pensare che la Disney, che ne ha comprato i diritti, rinunci alla possibilità di continuare a lucrarci sopra.

Basta pensare a questa pellicola, che nonostante la sua mediocrità sta facendo, e farà, incassi stellari al botteghino. Un film che narrasse con le stesse modalità una storia analoga, senza però utilizzare l’immaginario ormai avvolto dal mito di Star Wars, probabilmente sarebbe un fiasco commerciale e verrebbe maciullato dalla critica. Perché mai la Disney dovrebbe rinunciare a questa gallina dalle uova d’oro?

Prepariamoci quindi ai futuri sequel, prequel, spin off, senza aspettarci molta qualità, effetti speciali a parte.

Alessandro Marotta

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