PORDENONE – Donato Ungaro nel 2000 faceva il vigile urbano a Brescello, il borgo di Peppone e don Camillo: ogni giorno svolgeva il suo lavoro facendo rispettare la legge, per questo un giorno decise di multare anche la Lamborghini in sosta vietata di un boss calabrese. Non solo: collaborando con i quotidiani locali per primo intuì e contribuì a dipanare l’infiltrazione mafiosa nella sua regione, fiutando gli imbrogli affaristici che coinvolgevano ‘ndrangheta, amministratori, imprenditori, abusi edilizi legati alla costruzione di una centrale elettrica. Venne licenziato in tronco, minacciato, perseguitato, e fu costretto a cambiare città e lavoro. Risarcito dopo 13 anni dalla Corte di Cassazione, oggi fa l’autista di bus a Bologna e la sua storia è al centro di “Va pensiero”, uno spettacolo di forte impatto corale pensato e scritto da Ermanna Montanari e Marco Martinelli del Teatro delle Albe, sodalizio artistico fra i più rilevanti della scena teatrale del nostro tempo. Al Teatro Verdi di Pordenone due serate accoglieranno in esclusiva regionale questa produzione, venerdì 9 e sabato 10 novembre alle 20.45, con una speciale collaborazione con il Coro Polifonico di Ruda, eccellenza friulana con il quale la produzione emiliana si è confrontata per l’esecuzione di otto fra le più celebri arie verdiane.
E l’attenzione del pubblico, così come dei cittadini appassionati di verità, giustizia e democrazia, sarà senz’altro catalizzata dall’incontro promosso dal Teatro Verdi: il dialogo che sabato pomeriggio, alle 16 nel foyer del Teatro in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, impegnerà Donato Ungaro, protagonista e motore della vicenda, insieme al regista Marco Martinelli, nel dialogo condotto dalla giornalista Luana De Francisco, giornalista di cronaca giudiziaria del Messaggero Veneto. Informazioni e biglietti, anche online, sul sito del Teatrowww.comunalegiuseppeverdi.it tel 0434.247624.
“Va pensiero” sin dal titolo ci riporta a Giuseppe Verdi, che nel “Nabucco” cantava la lotta di liberazione degli ebrei dal dominio babilonese, per ridestare gli animi italiani all’amor patrio risorgimentale contro il dominio straniero: “È un romanzo teatrale sull’Italia di oggi – spiega Martinelli nelle note di regia – su un popolo in prigionia come lo era quello ebreo nella cattività babilonese: il ‘Va pensiero’ suona per tutti noi”. E saranno due ore e mezzo di spettacolo polifonico e corale, con inserti ed arie da La Traviata al Requiem, dal Rigoletto al LaForza del Destino, da Il Trovatore a Macbeth, Lombardi alla prima crociata e ovviamente al Nabucco, a scandire i passaggi di una vicenda che diventa “epos” illuminante, un affresco sui miasmi dell’Italia contemporanea: “Va pensiero” porta in scena racconta il “pantano” delI’Italia di oggi in relazione alla “speranza” risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi. Il vigile urbano di una piccola città dell’Emilia Romagna, la Brescello di Peppone e Don Camillo, si fa licenziare pur di mantenere la propria integrità di fronte agli intrecci di mafia, politica e imprenditoria collusa, capaci di avvelenare il tessuto sociale della regione che ha visto nascere il socialismo e le cooperative. Dopo Pantani e Rumore di acque, Slot Machine e Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, un nuovo affondo drammaturgico di Martinelli sulla patria amata, perché si ritrovi il senso di parole come “democrazia” e “giustizia”. Uno spettacolo, dunque, che più che dare risposte, spinge il pubblico a farsi delle domande. Protagonista sarà l’ensemble del Teatro delle Albe insieme ad altri attori “ospiti” e al Coro Polifonico di Ruda che eseguirà alcuni brani dalle opere verdiane. In scena Ermanna Montanari, Alessandro Argnani, Salvatore Caruso, Tonia Garante, Roberto Magnani, Mirella Mastronardi, Ernesto Orrico, Gianni Parmiani, Laura Redaelli, Alessandro Renda. Arrangiamento e adattamenti musicali, accompagnatore e maestro del coro Stefano Nanni, musiche originali di Marco Olivieri. Le scene sono di Edoardo Sanchi, i costumi di Giada Masi, il light design è a cura di Fabio Sajiz. La produzione è firmata da Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro delle Albe /Ravenna Teatro.