Ingabbiati dentro una sequenza matematica fatta di 7,14,21,28, Antonio Rezza e Flavia Mastrella scompaginano il senso del reale in un vortice di geniali trovate
Civiltà numeriche a confronto. La sconfitta definitiva del significato.
Malesseri in doppia cifra che si moltiplicano fino a trasalire: siamo a pochi salti di distanza dalla sottrazione che ci fa sparire. Oscillazioni e tentennamenti in ideogramma mobile.
Improvvisamente cessa il legame con il passato: corde, reti e lacci tengono in piedi la situazione. Si gioca alla vita in un ideogramma. Il tratto, tradotto in tre dimensioni, sviluppa volumi triangolari diretti verso l’alto che coesistono con linee orizzontali: ma in verticale si muove solo l’uomo.Qui non si racconta la storiella della buona notte, qui si porge l’altro fianco. Che non è la guancia di chi ha la faccia come il culo sotto. Il fianco non significa se non è trafitto.Con la gola secca e il corpo in avaria si emette un altro suono. Fine delle parole.Inizio della danza macabra.
La storia
In un paese allo sbando un Uomo è affascinato dallo spazio che diventa numero.La particella catastale dell’ingegno porta l’essere animato a fondersi con la civiltà numerica al declino.
Una donna bianca, vestita di rete e di illusione, rimpiange il tempo degli inizi, quando l’amore è solo affanno e poco ancora.Il non senso civico sfugge a chi governa come bestie questo ammasso di carne alla malora.Si vota con la gola gonfia delle urla di chi ha votato prima, ci si lascia sovrastaredall’istituzione che detta convenzione e cancella dignità.Il sollevatore di pesi solleva se stesso e la famiglia organizzata che sputa fiato su ogni collo alla deriva.Intanto la cultura si finanzia con i soldi del padrone: il servilismo non ha dote.Seduti nell’alto dei cieli ad aspettare il Dio mozzo che ci ha fatto a pezzi.E finalmente i numeri a rendere lo spazio fallace, in balia della cifra che lo schiaccia.Costretto a ragionare non per logica ma per sottrazione, l’uomo è improvvisamente migliore: sotto di lui non c’è la terra che lo seppellirà ma la tabella di uno spazio mai così confuso.Che poi si ride è un problema legato alla mercificazione della pelle macellata.In questo gioco macabro e perverso si affaccia la fiaba allucinata: altro che felici e contenti, qui la nevrosi insegue il capriolo: uno che scappa e l’altro che corre con due gambe che non ne fanno una.Fossimo zoppi faremmo più paura.
testo Flavia Mastrella, Antonio Rezza interpreti: Antonio Rezza, Ivan Bellavista scene/luci…e .. : disegno luci Maria Pastore assistente alla creazione Massimo Camilli consulente tecnico Mattia Vigo organizzazione Stefania Saltarelli produzione: RezzaMastrella – Fondazione Teatro Piemonte Europa – TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello