Il rinascimento inglese, è stato un periodo particolarmente felice per la letteratura moderna, in cui la produzione drammaturgica del teatro elisabettiano prima, e poi quella giacobita, tra 1558 e il 1625 fu fiorente tra autori e opere, fruita da nobiltà e popolo come comune esperienza collettiva e senza divisioni di classe. Di questa fortunatissima stagione del teatro moderno, Christopher Marlowe è considerato, oltre il genio del coetaneo Shakespeare, uno dei massimi esponenti. Drammaturgo di straordinario successo, con il dramma politico Edoardo II (1591), Marlowe modella ritratti di regnanti, cortigiani e borghesi, marcando con evidenza le qualità umane dei singoli personaggi che emergono per contrasto, con patetismo ed estrema violenza nella narrazione della deposizione d’un sovrano e allo stesso tempo affronta il delicato argomento della sessualità del re, personaggio debole, legato da un rapporto sentimentale al suo attendente Gaveston. Non entra con la morale calvinista a giudicare le parti in causa, preferisce piuttosto evocare i valori più propri a una visione classicista, trasformando così il giudizio puritano in valore etico positivo o negativo. Non sarebbe appunto da escludere l’interesse di Marlowe per la cultura umanista greca e latina, giunta dall’Italia all’Inghilterra in età elisabettiana, che affrontava l’erotismo sotto l’aspetto sociale, piuttosto che moralistico. Edoardo II
EDOARDO II da Christopher Marlowe – Galleria Toledo – 22 febbraio/3 marzo 2019 – regia di Laura Angiulli
Il borghese Marlowe affina la penna servendo da spia governativa per Elisabetta I; la diretta conoscenza del gioco sottile delle relazioni, delle ragioni strategiche della politica e dell’interesse personale, così come l’accesso all’ambiente della corte, lo aiuta ad assemblare un affresco umano certamente corrispondente ai veleni dei reali scenari elisabettiani. Sebbene ambientato nel 1300, Edoardo II è un focus sulla società inglese, una posizione critica verso la borghesia puritana emergente, verso il potere politico naturalmente acquisito dei Pari, e al centralismo della Corona.
Quarant’anni dopo la morte violenta di Christopher Marlowe l’Eretico – accoltellato a 29 anni in un fattaccio di sangue dalle circostanze mai chiarite, nei bassifondi londinesi di Deptford – il drammaturgo John Ford tratterà il tema dell’incesto e della strage con ‘Tis pity she’s a whore”. (L. D’ Elia)
«Si pensa a un progetto strutturato su un duplice versante narrativo, per così dire modulare, che in un caso guarda alla rappresentazione dei vari segmenti dell’opera – da quelli guerreschi a quelli più stridenti di una corte in fermento e di un privato portato in piazza – in un altro verso alla più concisa, ma non meno pregnante raffigurazione del dramma, ridefinito intorno a luoghi emozionali di dolorosa intimità (molteplici, e assolutamente non banali), non più idonei alla rappresentazione di strada, ma allo spazio silenzioso del teatro, dove il rito ha occasione di celebrarsi. Entrambi gli ambiti rappresentativi, opportunamente condotti a corpo unico, daranno luogo a un evento tanto inconsueto quanto affascinante per un pubblico ampio, anche turistico.
Edoardo II è figura di straordinaria densità poetica; trasgressivo e irridente alle istanze impostegli dal ruolo regale che gli compete; mette in gioco il trono e la vita nella rivendicazione di una libertà che ostinatamente ritiene gli tocchi nel diritto e nella dignità dell’uomo. Ma ci si chiede – e qui è il cuore della deflagrazione drammatica! –: è consentito a chi tiene nelle mani le sorti di un popolo e l’equilibrio delle componenti sociali, è consentito a un re nella sua propria configurazione di entità politica, porre al centro la priorità delle personali aspirazioni contro il bene comune? Naturalmente per Edoardo II la risposta al quesito è nell’epilogo luttuoso, tanto eloquente quanto straziante» (L. Angiulli)