Oggi più che mai l’umanità è in cammino, si muove per fuggire dalle guerre e dalle emergenze ambientali, si muove per necessità economiche e realizzare la propria vita, come chi immigra nel nostro paese, ma anche come i giovani che emigrano in altri paesi europei o in altri continenti. I fenomeni migratori sono complessi e dal 2000 il festival S/paesati cerca di analizzarli attraverso lo spettro della creazione artistica e gli incontri culturali. Ed è proprio con l’ inaugurazione della mostra L’ Umanità di Andrea Manzalini che prende il via la XIX edizione del festival. La mostra L’ UMANITÀ è secondo la definizione dell’artista uno stato o un luogo dove uomini, donne, paesaggi e animali vivono in libertà, e non esistono culture diverse perché esiste la cultura. Andrea Manzalini, artista e attore di Conegliano curato recentemente la mostra “The Human Journey” a Palazzo Bomben a Treviso, nata da un laboratorio con dei rifugiati – alcuni dei quadri saranno inseriti anche nella mostra di Trieste.
Alle ore 19.00 l’incontro, a cura di ICS nel ventennale dell’associazione. CIE e mini CIE. Un ritorno all’istituzione totale? Tutti i limiti legali e umanitari alla detenzione di migranti e ai modelli segregazionisti.
A seguire alle 20.30 lo spettacolo Chi ama brucia di e con Alice Conti. Una produzione Ortika.
Uno spettacolo sui “campi di accoglienza” per migranti stranieri, tratto dalle interviste originali a lavoratori ed ex-reclusi di un C.I.E. italiano (Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri).
Alice Conti racconta la sua esperienza. “Nel 2012 ho condotto una ricerca antropologica sul Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri di Torino – C.I.E. – i cui risultati sono stati pubblicati nella mia tesi di laurea specialistica. Da tempo mi affascina l’idea che la ricerca scientifica debba trovare il modo di comunicare, di rivolgersi ad un vero pubblico. Inoltre penso che il teatro debba nutrirsi di ciò che realmente accade nel mondo, della contemporaneità, e abbia il dovere illuminarne gli angoli scuri. Allo stesso tempo mi sembra che il teatro (che intendo come ricerca sull’umanità), abbia bisogno e debba avvicinarsi il più possibile ad una scienza, al suo tentativo metodologico di onestà ed esattezza, o perlomeno debba tentare di dire delle cose “vere”. Da questa consonanza e dalla necessità di dare corpo ad un materiale che sento il dovere di rendere pubblico nasce il progetto di spettacolo: “Chi ama brucia. Discorsi al limite della Frontiera” un monologo-intervista a diversi personaggi tra cui la Crocerossina, la Garante e l’Ospite/ gli esuli – che ho realmente incontrato e intervistato durante la ricerca. Il loro discorso si sviluppa intorno al C.I.E. che nella trasposizione teatrale chiameremo Campo.”
Info: www.miela.it
Andrea Forliano