Per la prima volta arriva al Teatro Stabile regionale un testo di Agota Kristof, una delle scrittrici più moderne e interessanti del secolo scorso: l’appuntamento è per martedì 19 aprile alla Sala Bartoli con John e Joe – come di consueto con inizio alle 19.30 – per il cartellone altripercorsi, con repliche che proseguiranno fino a domenica 24. Di grande qualità i tre artisti che portano in scena questa tenera e interessante commedia: ne sono protagonisti Nicola Pannelli (ammirato nel recente Ivanov per la regia di Filippo Dini) e Sergio Romano (che fa ritorno allo Stabile dopo le prove sempre notevoli ne Le Signorine di Wilko e in diverse passate produzioni come A different language e Otello, dove era stato un memorabile Jago al fianco di Michele Placido). Li dirige un regista versatile e fantasioso, anch’egli già presente nei cartelloni del Politeama Rossetti (con Porcile quest’anno, con Il Visitatore nella scorsa stagione…) che è rimasto conquistato dal testo e dalla scelta coraggiosa e irriverente della scrittrice, che vi tratta il tema del denaro e del doppio: «Mi pare una splendida opera teatrale – commenta infatti Binasco – questa che cerca di coniugare la metafora della “vita negli affari”, con i clochard-clown della tradizione, e con l’incanto delle anime semplici. Che siano due nullatenenti, dei sans papier, dei buffi da varietà a illustrarci la favola del denaro, è un’intuizione poetica molto felice. Questa sintesi di poesia e d’intelligenza è spesso alla base del grande teatro contemporaneo, ed è una fantastica occasione per ridare un senso profondo al lavoro degli attori e alla gioia che tale senso profondo può regalare al pubblico». Valerio Binasco ha scelto con grande attenzione a chi affidare quest’opera: con Nicola Pannelli e Sergio Romano ha condiviso un lungo percorso artistico. L’idea di lavorare sulle figure di questi due teneri “clown stralunati” gli permette infatti di avvalersi di uno studio compiuto assieme a loro a partire dai fool shakespeariani, e approdato alle maschere di Goldoni. John e Joe sono infatti due personaggi molto magici, che permettono d’ispirarsi alla tradizione guardando avanti, di evocare la recitazione del ‘clown lunare’, di vaga parentela con Stan Laurel e Keaton, evidenziando la comicità onirica del testo della Kristof. Il suo teatro – e John e Joe lo rappresenta appieno, pur essendo fra le prime commedie da lei firmate – è di altissimo livello e cerca una soluzione poetica molto difficile, nel mettere insieme temi e qualità apparentemente opposte: la delicatezza poetica dei ritratti dei personaggi, il ‘parlar giocando’ di un tema attuale e serioso come l’Economia, e il mondo ‘teatrale’ dei clochard beckettiani. La Kristof riesce a farlo con abilità straordinaria, ricorrendo a toni comici e assurdi, infondendo alla sua favola una grande delicatezza e allo stesso tempo restando vicina al realismo. È così che osservando il bizzarro modo in cui due strambi personaggi dialogano e trascorrono le loro giornate, si potrà cogliere il segreto meccanismo, nella nostra complessa quotidianità, dell’economia ‘mondiale’. «È un esperimento di rara intelligenza, – sottolinea Binasco – che tiene sempre al centro dell’attenzione la ‘vita’ dei personaggi, la loro giocosa ‘teatralità’, e la loro ‘funzione metaforica’. Voglio lavorare a questo testo come se fosse una visione poetica e politica insieme, come se l’ispirazione di ‘Godot’ fosse sempre ben presente; e nel contempo dovrò approfondire quel fantastico gioco di ‘clown stralunati’ che la storia richiede, e che risulterebbe affascinante comunque, anche se parlasse d’altro, perché l’inerme innocenza dei due protagonisti ha anche un tono lirico commovente» Agota Kristof, nata nel 1935, cresce in un’Ungheria profondamente segnata dalla Seconda Guerra Mondiale: espatria clandestinamente dopo la violenta repressione sovietica dei moti del 1956 a Budapest. Si stabilisce a Neuchâtel in Svizzera: inizia a lavorare da operaia e ad apprendere una lingua non sua – il francese – che adotta anche in letteratura, distaccandosi dolorosamente dalle origini. In tutta la sua produzione letteraria e drammaturgica riecheggiano però le esperienze del vissuto: la guerra, la solitudine, l’esilio. I primi confronti con la scrittura sono avvenuti proprio nell’ambito teatrale: brevi pièce, come John et Joe e Un rat qui passe, a cui seguono La chiave dell’ascensore, L’ora grigia o l’ultimo cliente. A renderla celebre però sono soprattutto i romanzi fra cui Quello che resta, scritto nel 1984 che la impone all’attenzione anche internazionale. Lo stesso esito hanno i successivi, la Trilogia della città di K., Il grande quaderno, La prova, La terza menzogna. Alla metà degli anni Novanta arrivano Hier e successivamente i successi di L’analphabète. Récit autobiographique toccante autobiografia da cui traspare l’esistenziale esigenza di riuscire a scrivere, una “lotta dell’analfabeta”, che Agota Kristof ha dovuto davvero combattere. Ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi come il Premio Schiller, uno dei massimi premi letterari svizzeri, il Gottfried KellerPreis, ed il Prix Kossuth (2011).John e Joe di Agota Kristof, diretto da Valerio Binasco e interpretato da Nicola Pannelli e Sergio Romano si avvale della traduzione di Pietro Faiella, delle scene di Mario Fontanini. La Produzione è di Narramondo Teatro/Popular Shakespeare Kompany Fondazione Teatro Due Parma. Lo spettacolo è in abbonamento per il cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, da martedì 19 aprile alle ore 19.30. Replica mercoledì 20, giovedì 21 e sabato 23 aprile alle 21, venerdì 22 nuovamente alle 19.30, e domenica 24 in pomeridiana con inizio alle ore 17. Per acquistare i posti ancora disponibili o per prenotazioni ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.