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Noi Vivi, memorie di Liberazione nelle viscere di Napoli

RECENSIONE DI Anita Laudando AxiotheaAnita Laudando

 

L’innesto della vita e la donazione dedi gli organi. Quando il teatro è civiltà. Nessuno vi farà del male oltre il silenzio della morte.  Molti Due associazioni possono coesistere e unire le proprie professionalità: Borbonica Sotterranea e NarteA rivalutano il territorio napoletano e il suo sottosuolo, sfruttano tutto il potenziale storico e artistico di quello che fino ad una manciata giorni fa si chiamava “Tunnel Borbonico”. Il pezzo di storia e di vite scavate, riscoperte e valorizzate grazie alla tenacia di chi ci ha creduto, viene proposto al pubblico con lo spettacolo itinerante “Noi Vivi” replicato, a grande richiesta, quasi mensilmente. L’ingresso è presso Vico del Grottone n° 4, seconda traversa a sinistra salendo via Gennaro Serra, mentre l’uscita è prevista in via Domenico Morelli. La prenotazione è ai numeri 339.7020849 – 334.6227785 per la prossima data utile del 15 Marzo 2014. Il percorso è insieme a personaggi di esistenze vissute. (1)Il fascista (Antimo Casertano), Elena la partigiana (Serena Pisa), donna Caterina (Katia Tannoia), Enrico e sua sorella( Marianita Carfora), Don Luigi (Antonio Perna), Salvatore (Antonio Perna), don Peppe (Peppe Romano), Gennaro ( Peppe Romano), Fefè (Federica Altamura). Sono loro ad essere ancora vivi tra l’umido e l’oscurità di una “Galleria” di tufo sotterranea che va da piazza del Plebiscito a piazza della Vittoria. Concepita da Ferdinando II di Borbone come percorso militare in difesa della Reggia, è stato, invece, utilizzato come rifugio durante la seconda guerra mondiale. Sono i tempi della resistenza napoletana. Così vicini eppure così lontani. NOI VIVI scritto da Febo Quercia e diretto insieme ad Antimo Casertano, è molto di più di uno spettacolo itinerante. La drammatizzazione della storia, inizia con l’utilizzo di vari oggetti da museo. Una sirena autentica, che conserva ancora il ricordo della paura. Quella dei bombardamenti. Ci aspettiamo di scendere giù all’inferno, ma l’umanità raccontata da un bambino che gioca a pallone è forse più cruda. Ci aspettiamo pianti e lamenti di attori intenti a rappresentare un popolo spaventato. Invece no. Quercia, si dimostra grande conoscitore dell’animo umano, oltre che di storia. Una lanterna ed una coperta, spettava ad ogni famiglia, e spetta, simbolicamente, anche a noi. Noi pubblico. Noi vivi, oggi. I giochi dei bambini, gli sguardi degli innamorati, i lamenti degli anziani, le chiacchiere degli amici. Tra un caffè e una risata, la vita continuava, anche nei ricoveri. Una canzone sovversiva, fra scene quotidiane in cui è facile rispecchiarsi, da cui è facile capire che siamo negli anni’40 e quale ne sia il clima “mia nipote innamorata di un fascista?! Il vangelo di mia nipote è Luca, Marx e Gramsci! È una partigiana seria!”. Il pubblico di NarteA ha il privilegio di capire (se mai questo fosse possibile) gli umori di una guerra fatta anche con le canzoni, in un luogo dove non si vede mai la luce, di vite umane costrette a ripensare le proprie norme di comportamento sociale, a convivere tra loro nella speranza che tutto finisca presto “Qua giù o nero o rosso, non importa, siamo tutti uguali qua, cca sotto nun se allucca”. La dignità. Noi-Vivi-Sciosia-attore-PernaL’educazione alla sopravvivenza. Chissà quale mano tremante ha graffiato sul muro la scritta “Noi Vivi” da cui lo spettacolo riprende il titolo. “Per strada sono rimasti pochi tedeschi, ma troppi morti”. Il resoconto di chi esce dal rifugio è agghiacciante e confuso al frastuono dei bombardamenti. I capricci e l’ingenuità dei bambini diventano pericolosi, non tutto si riesce a tenere sotto controllo, e la commedia diventa dramma, quello di un popolo che si chiede “che ci azzeccamm nujie cu sta guerra? A guerra sa facesser e capi ‘e stato!” Racconti di consapevolezze e orgoglio della resistenza napoletana cosciente che “Se sopravvivete a quest’epoca non dimenticate. Non esistono eroi anonimi, erano persone con un nome, una faccia….”. Fischia il vento urla la bufera scarpe rotte e pur bisogna andar a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir …a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir NOgni contrada è patria del ribelle ogni donna a lui dona un sospir nella notte lo guidano le stelle forte il cuor e il braccio nel colpir …nella notte lo guidano le stelle forte il cuor e il braccio nel colpir E se ci coglie la crudele morte dura vendetta verrà dal partigian ormai sicura è già la dura sorte del fascista vile traditor …ormai sicura è già la dura sorte del fascista vile traditor Cessa il vento, calma è la bufera torna a casa il fiero partigian sventolando la rossa sua bandiera vittoriosi, e alfin liberi siam! …sventolando la rossa sua bandiera vittoriosi, e alfin liberi siam!

 

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