Firenze …Troveranno gli spettatori, entrando nella sala del teatro, alzato il sipario, e il palcoscenico com’è di giorno, senza quinte né scena, quasi al buio e vuoto, perché abbiano fin da principio l’impressione d’uno spettacolo non preparato…
La voce narrante, accompagnata da un tuono sonoro, apre il sipario immaginario dei “Sei personaggi in cerca d’autore” scritti da Luigi Pirandello, diretti da Gabriele Lavia. Come in un film in bianco e nero, ironia e dramma si servono di un vintage stilistico che cattura la platea a colpo d’occhio. Le scene di Alessandro Camera e i costumi di Andrea Viotti, inondano il teatro di teatro.
Lavia disegna le geometrie dello spazio scenico sfruttando la pienezza artistica del cast e sottolinea la linea di confine tra verità e finzione con un disegno luci suggestivo. Le musiche di Giordano Corapi sono ombre e pensieri di personaggi “vivi senza vita”. I sei personaggi “sperduti” entrano in campo leggeri, poetici, quasi galleggiassero nell’aria. L’emozione del pubblico è palpabile, tutti sanno che entreranno dal fondo, ma la sacralità del momento è riuscitissima.
Resta dentro la maschera della figliastra, il corpo nervoso ed espressivo di Lucia Lavia esplode nella vicenda, mentre il dramma sembra
letteralmente nutrire il personaggio di Andrea Malacuso. Attraverso la dialettica del metateatro, si percepisce la voce anche dei personaggi muti, come nel caso del “Giovinetto”. Coralità e intensità di questo lavoro prodotto dalla Fondazione Teatro della Pergola di Firenze, fa vivere “un momento eterno”. In scena dal 24 ottobre al 2 novembre 2014, i lunghi applausi sono da fare ad uno ad uno per Massimiliano Aceti, Ludovica Apollonj Ghetti, Alessandro Baldinotti, Daniele Biagini, Rosy Bonfiglio, Maria Laura Caselli, Michele Demaria, Giulia Gallone, Giovanna Guida, Lucia Lavia, Andrea Macaluso, Luca Mascolo, Mario Pietramala, Marta Pizzigallo, Matteo Ramundo, Malvina Ruggiano, Alessio Sardelli, Carlo Sciaccaluga, Anna Scola, attrezzisti, truccatori, assistenti, e naturalmente, al maestro Gabriele Lavia.
….quel tanto che ciascuno recita nella parte che si è assegnata, o che gli altri gli hanno assegnato nella vita. E in me, poi, è la passione stessa, veda, che diventa sempre, da sè, appena si esalti—come in tutti—un po’ teatrale…
Anita Laudando – Firenze