Oscar Wilde scrisse “Salomé” di getto, a Parigi, nel 1891 come una fiaba perversa che concedeva molto al gusto di fine secolo, a quelle seduzioni Art Nouveau, a quell’innocenza crudele che poi vibrerà in molta produzione letteraria e musicale. Nel destino di “Salomé” – mai rappresentata nella sua forma drammaturgica durante la vita di Wilde – ci fu una partitura: quella splendida e celebre di Richard Strauss. La fama e lo splendore dell’opera ha in qualche modo oscurato la versione originale e il dramma wildiano – a tutti gli effetti un capolavoro – viene rappresentato assai raramente.
Vi pone rimedio la messinscena firmata da Luca De Fusco, alla cui produzione il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha voluto concorrere, proprio per il valore e il significato dell’operazione. Lo spettacolo, dopo un grande successo estivo al Teatro Grande di Pompei e nel corso di un’applaudita tournée arriva al Politeama Rossetti, dove va in scena dal 19 al 24 febbraio, per il cartellone della Prosa. Il regista restituisce “Salomé” al pubblico in modo raffinato, e affidandola a un assieme impeccabile: ogni figura si staglia piena, in tutto il suo fascino, nell’ambiguità e nelle contraddizioni, in tutti i vibranti passaggi fra dramma e ironia, seduzione e grottesco, che appartengono alla scrittura di Wilde. Il merito va a un cast di soli attori eccellenti, a partire da Eros Pagni che è Erode, Gaia Aprea, inebriante Salomé e Anita Bartolucci, emozionante nel ruolo di Erodiade.
Lo spettacolo è ambientato nel palazzo del tetrarca di Giudea, Erode Antipa, che ha sposato l’ex moglie del fratello Filippo, Erodiade: c’è un banchetto e intanto sulla terrazza, due soldati sono incantati dalla bellezza della luna e della principessa Salomè, figlia di Erodiade.
Nel salone è posta una grande cisterna dove il tetrarca Erode ha fatto rinchiudere il profeta Iokanaan, spaventato dal suo comportamento: questi infatti urla profezie e condanna i costumi dei monarchi di Giudea. Anche Erode è attratto da Salomé ed i suoi sguardi insistenti infastidiscono la principessa, che lascia il banchetto incuriosita dal prigioniero e chiede alle guardie di potergli parlare. Iokanaan proferisce parole di sdegno contro la corte, ciononostante Salomé ne è attratta e gli rivela il suo appassionato desiderio di baciarlo. Iokanaan rifiuta inorridito, mentre il capitano della guardia, innamorato della principessa, si uccide. Giungono sulla terrazza Erode ed Erodiade, il tetrarca blandisce Salomè, e non difende la moglie dalle invettive di Iokanaan. È infatti troppo preso dalla figliastra e pur di vederla danzare le promette di esaudire qualsiasi suo desiderio. Salomè alloraesegue la danza dei sette veli, posando i piedi nudi nel sangue del capitano della guardia e alla fine chiede a Erode la testa di Iokanaan su un vassoio d’argento, per poterlo baciare. Sconvolto dalla richiesta, il tetrarca tenta invano di farle cambiare idea: le promette pavoni bianchi, gioielli, metà del regno… Ma Salomè vuol dissetare la sua passione per Iokanaan, anche se ciò significa mozzargli la testa. Sebbene tema di macchiarsi dell’uccisione di un uomo di Dio, Erode è costretto a non mancare alla parola data. L’inquietante Salomè bacia finalmente le labbra di Iokanaan maErode, in preda all’orrore, la fa schiacciare sotto gli scudi dei suoi soldati.
«Perché affrontare una sfida così difficile?» riflette Luca De Fusco nelle sue note di regia. «Innanzitutto, appunto, per il gusto delle sfide. Uno dei modi di innovare il repertorio teatrale non èsolo quello di incoraggiare la nascita di nuovi testi, come peraltro facciamo frequentemente, ma è anche quello di rimettere in circolazione opere che sono uscite dai cartelloni per pigrizia mentale, per abitudine, per poco coraggio, di registi e teatri. (…) È poi nota la mia passione per le contaminazioni tra teatro, danza, musica, cinema. “Salomè”, con la sua luna piena incombente e allucinata, con la sua danza dei sette veli, sembra quindi un testo ideale per questo teatro “spurio” che prediligo da molto tempo. Credo inoltre di aver qualcosa da dire sulla natura della protagonista. Credo che l’amore/odio di Salomé per Iokanaan sia figlio di quel desiderio mimetico su cui il grande antropologo René Girard ha scritto pagine memorabili. In sostanza, a mio avviso, Salomé ama talmente il profeta da volersi trasformare in lui stesso. Non può e non vuole uscire da una dimensione narcisistica dell’amore e quindi si specchia nel profeta. Questa intuizione, spero felice, porterà ad un finale sorprendente che preferisco non rivelare».
Giovedì 21 febbraio ore 18 alla Sala Bartoli si terrà un incontro sullo spettacolo “Salomè” di Oscar Wilde: sarà condotto dal professor Peter Brown, direttore della British School del Friuli Venezia Giulia che offrirà interessanti approfondimenti sull’opera. Il professor Brown converserà con i protagonisti dello spettacolo che saranno presenti all’evento. L’ingresso sarà libero fino a esaurimento dei posti disponibili. Il giorno successivo alle 17.30 l’approfondimento avverrà in lingua inglese.
Lo spettacolo va in scena alle ore 20.30 da martedì 19 a sabato 23 febbraio e domenica 24 alle 16. I biglietti ancora disponibili si possono acquistare nei consueti punti vendita e circuiti oppure in internet accedendo direttamente dal sito del Teatro, www.ilrossetti.it. Per ogni informazione ci si può rivolgere al numero 040. 3593511.