Gorizia, 27 febbraio 2015 – A due anni dall’interpretazione di Cyrano de Bergerac, torna al Verdi di Gorizia nell’ambito del cartellone di Prosa della stagione 2014/2015 Alessandro Preziosi. Il celebre attore napoletano martedì 3 marzo alle 20.45 si confronterà con il mito di Don Giovanni, in una produzione Khora teatro e TSA Teatro Stabile d’Abruzzo, confermando il proprio impegno a trasmettere il valore dei classici a un ampio pubblico, con particolare riguardo per i più giovani.
Continua quindi per il teatro goriziano la sfilata di nomi prestigiosi: con il suo Don Giovanni, di cui cura anche la regia, Preziosi coniuga i toni drammatici e comici. Don Juan è un mito senza tempo, estremamente moderno, rielaborato innumerevoli volte in diverse epoche e da differenti personalità artistiche. L’obiettivo è di accendere nella fantasia degli spettatori il piacere dei sensi, facendo materializzare sotto i loro occhi uno dei più affascinanti archetipi letterari della cultura occidentale. Il vero peccato di Don Giovanni non sta nel suo comportamento irrispettoso, bensì nel pensare che come con la giustizia terrena, dove forte dei suoi privilegi riesce sempre ad avere la meglio, anche con quella divina potrà al momento opportuno trovare un modo per salvarsi. Don Giovanni diviene così emblema di una spensierata gioia di vivere, del piacere sensuale, dell’intelligenza strategica messa al servizio degli inganni e del disprezzo verso l’irrazionale.
L’opera è ispirata alla vecchia leggenda di don Juan, che tanto successo aveva avuto in Spagna, in Italia e quindi in Francia. Don Juan, gentiluomo di corte, ateo, perverso, libertino, ha abbandonato Elvire, che tenta invano di riconquistarlo. Gettato dalla tempesta sulla costa insieme al servo Sganarelle, è salvato da alcuni contadini. Seduce quindi Charlotte e Mathurine, due contadine attirate dalle sue promesse di matrimonio. Inseguito dai fratelli di Elvire, sempre in compagnia di Sganarelle, si rifugia in una foresta dove vuole costringere un povero a bestemmiare. Dopo avere salvato la vita a don Carlos, fratello di Elvire, don Juan invita a cena la statua di un “commendatore” da lui ucciso in precedenza e la statua accetta. Mette poi alla porta il signor Dimanche, suo creditore, e risponde con insolenza e con scherno al padre don Louis che gli rimprovera la sua vita dissoluta. Dopo essere rimasto insensibile anche alle preghiere di Elvire che vorrebbe farlo ravvedere, don Juan si mette a tavola e la statua del “commendatore” lo invita a sua volta a cena per il giorno dopo. Don Juan finge di pentirsi di fronte al padre ma confessa a Sganarelle di volersi servire ora dell’ipocrisia, ed è appunto da ipocrita che risponde al fratello di Elvire. Compare sulla scena uno spettro che concede a don Juan pochi istanti per pentirsi, ma poichè lui se la ride, la statua del “commendatore” lo prende per mano: su don Juan si abbatte un fulmine, la terra gli si apre sotto i piedi e ed è inghiottito nell’Inferno, mentre il servo Sganarelle si lamenta per il salario arretrato che nessuno gli pagherà.