È l’opera di Violetta, di Alfredo, del brindisi “libiamo ne’ lieti calici”, l’opera innovativa per la forma e il soggetto. Il Teatro Verdi di Pordenone dà l’avvio alla stagione nel segno della voce, con La Traviata di Giuseppe Verdi, nella data già sold out di sabato 20 ottobre alle 20.15. Una festa nel segno del melodramma, occasione per il territorio di ritrovarsi, ed emozionarsi, intorno a uno dei titoli più innovativi, travolgenti e intensi del repertorio operistico. Quella di Pordenone sarà l’ultima tappa prima del tour giapponese del nuovo allestimento del Teatro Lirico di Trieste, con l’Orchestra e Coro della Fondazione Teatro LiricoGiuseppe Verdi di Trieste, per la direzione di Fabrizio Maria Carminati, regia di Giulio Ciabatti, Francesca Tosi Maestro del coro. Il sipario si alzerà sabato alle 20.15 per lo spettacolo pubblico, che sarà anticipato dalla prova generale aperta alle sole scuole venerdì 19 alle 16.
La scelta del titolo operistico suggella una stagione «che si svolge attorno all’elemento cardine che è la voce. La voce sarà lo strumento protagonista, in frangenti corali, solistici, cameristici e lirici, con una parentesi di voce jazzistica. Perciò la scelta di un titolo operistico di questa importanza, il melodramma verdiano più rappresentato al mondo» spiega Maurizio Baglini, curatore della sezione Musica e Danza del Teatro, e pianista di rilievo internazionale: la rivista “Musica” nel numero in edicola (il numero 300) gli ha dedicato la copertina e un’ampia intervista dove si dà conto proprio del lavoro progettuale portato avanti dal Teatro di Pordenone.
Protagonisti dell’allestimento, assieme al Coro e all’Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, il soprano Claudia Pavone nei panni di Violetta, il tenore Francesco Castoro (Alfredo Germont), il baritono Filippo Polinelli (Giorgio Germont); e ancora Ana Victória Pitts, Paolo Ciavarelli, Dario Giorgelè, Francesco Musinu, Alessandro Turri, Dax Velenich, Rinako Hara, Fumiyuki Kato.
Musicata da Verdi su libretto di Francesco Maria Piave ispirato alla Signora delle Camelie di Alexandre Dumas, la Traviata ebbe il suo debutto nel 1853, “un vero fiasco”, a detta dello stesso Verdi, ma a distanza di un solo anno la nuova rappresentazione ebbe un successo trionfale. Titolo molto amato dal pubblico, per la forte passionalità, la commovente vicenda e per lo straordinario susseguirsi di celebri, bellissime arie, ha un intreccio drammaturgico che presenta ingredienti tipici della librettistica ottocentesca (l’amore come legame che supera ogni regola imposta dalla convenienza sociale) ma anche forti elementi di novità. È forse l’opera più intimista di Verdi, quella in cui lo scavo psicologico dei protagonisti appare più ricco di sfumature, con un risultato senza eguali nel teatro musicale italiano di allora.
La Traviata riprende le vicende della protagonista del romanzo di Dumas, che a sua volta aveva trasposto la vita di Marie Duplessis; Verdi compie «un atto d’amore verso questa donna disperata, vittima di un mondo spietato, che divora senza misericordia i fragili oggetti del proprio egoistico piacere. Al tempo stesso è un omaggio all’ostinato attaccamento alla vita di questa donna, alla sua forza di volontà, alla sua tenacia nella sfortuna» scrive Francesco Bernasconi nelle note del programma della produzione triestina. Opera “urbana” che mette in scena i luoghi comuni della mondanità parigina dell’epoca, in cui «l’unica difesa contro l’intossicazione da luogo comune è l’esplosione della verità dei sentimenti, l’autenticità che divelle tutte le sbarre che la vorrebbero ingabbiare. La voce della verità in quest’opera è soltanto Violetta» scrive ancora Bernasconi.
L’Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste è un complesso stabile fin dal 1944, il cui organico è stato via via guidato da direttori che da soli stanno ad indicarne l’alto livello professionale (come Herbert von Karajan, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Leonard Bernstein, solo per citarne alcuni). Il Coro stabile del Teatro Verdi di Trieste è indissolubilmente legato alla produzione teatrale della Fondazione, ritenuto dalla critica nazionale e internazionale una delle migliori formazioni corali espresse dagli enti lirici italiani.
Fabrizio Maria Carminati, maestro concertatore e direttore dell’allestimento triestino, ha all’attivo 60 diversi titoli d’opera oltre a una brillante carriera sinfonica. Già direttore del Regio di Torino (dove ha esordito giovanissimo), è stato direttore artistico del Teatro Donizetti di Bergamo e della fondazione Arena di Verona.