Penultima giornata di festival a Trieste per la rassegna diretta da Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli. Al mattino, per gli incontri con gli AUTORI, al Caffè San Marco (via Cesare Battisti, 18)
11:00 Jusup Razykov STYD (Shame) regista / director
11:30 Vasili Vikhliaev WELCOME TO GAGAUZIA regista / director
12:00 Francesco Miccichè LINO MICCICHÉ, MIO PADRE. UNA VISIONE DEL MONDO
(Lino Micciché, My Father. A Vision of the World) regista / director
Alle 14 in sala Tripcovich si inizia con il concorso lungometraggi con la proiezione di UROKI GARMONII (Harmony lessons) di Emir Baigazin, vincitore dell’Orso d’Argento alla Berlinale per l’eccezionale contributo alla fotografia. Aslan, un tredicenne che vive con la nonna, è uno studente in un villaggio del Kazakistan ad alto tasso di criminalità. La corruzione e la violenza non si conciliano affatto con la sua ossessione per la perfezione. Aslan vede concentrarsi tutto il male nel capo della banda della scuola Bolat, e decide di agire contro di lui per liberare a scuola dalla violenza e dal crimine.
Pomeriggio dedicato ai documentari in concorso: alle 16 JUDGMENT IN HUNGARY della regista ungherese Eszter Hajdú. Tra il 2008 e il 2009 un gruppo ungherese di estrema destra ha compiuto una serie di aggressioni contro i membri di una comunità rom, uccidendo 6 persone, incluso un bambino di 5 anni, e ferite altre 5. Judgment in Hungary racconta il processo a quattro membri del gruppo, e si svolge in una claustrofobica aula di tribunale di Budapest.
Alle 18 DIE 727 TAGE OHNE KARAMO di Anja Salomonowitz, che narra dei 727 giorni di una donna austriaca separata dal marito dopo l’espulsione di lui. Una donna cinese invece attende di poter tornare a Vienna. Sono molte le relazioni che finiscono per la natura crudele del sistema. Un documentario sulle esperienze di cittadini austriaci che si sono innamorati di qualcuno il cui passaporto è stato rilasciato da paesi non appartenenti all’Europa. Le emozioni incontrano le regole, il cuore si scontra con la legge, le difficoltà hanno il sopravvento.
Si prosegue alle 20 con SZERELEM PATAK (Stream of love) di Ágnes Sós. Gli abitanti di un villaggio di lingua ungherese della Transilvania, Romania, anche se anziani discutono ancora di amore e desiderio. Il tempo si è fermato e nonostante l’età sono incredibilmente giovani nel cuore. Le donne del villaggio raccontano con naturalezza i loro pensieri e sogni intimi davanti alla macchina da presa.
Alle 22: il lungometraggio fuori concorso I KORI del greco Thanos Anastopoulos, che ha partecipato all’ultima Berlinale e al Festival di Toronto. Un’adolescente, un bambino di 8 anni e un padre che all’improvviso non c’è più: quando la quattordicenne Myrto capisce che lui è fuggito per evitare di pagare i debiti, rapisce il figlio del suo socio in affari, colpevole per lei di aver mandato in bancarotta la falegnameria del padre. “Quasi tutti gli artisti, dai tempi delle antiche tragedie greche, parlano delle questioni che riguardano la società, Sono il modo e le forme della narrazione a cambiare, ma non il bisogno fondamentale di condividere le domande, le paure e le preoccupazioni con la società…Sono diventato padre sei anni fa e spesso penso a quale sia
l’impatto sui nostri figli di tutto quello che sta accadendo attorno a noi.” T.A.
Al Teatro Miela alle 14.30 l’evento collaterale PREMIO CORSO SALANI con AISHITERU MY LOVE di Stefano Cattini, finalista nella passata edizione del premio e selezionato al Festival dei Popoli di Firenze. “Aishiteru significa ti amo in giapponese. E l’amore è il grande tema sempre sospeso sopra tutte le vicende umane, come ogni adolescente ben sa.” S.C.
Alle 16 i vincitori dello scorso PREMIO CORSO SALANI: ARCTIC SPLEEN di Piergiorgio Casotti e IL MONDO DI NERMINAdi Vittoria Fiumi. Arctic Spleen è un viaggio intimo e personale nella vita giovanile groenlandese dove natura, noia, violenza e tradizione stanno da decenni reclamando il più alto dei “tributi”, quello di centinaia di giovani vite. Nella Groenlandia dell’Est, ogni anno il 2% dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni si toglie la vita e il 25% ci prova. “…ho cercato di raccontare senza documentare in modo didascalico, senza dare ricette, che vorrei fare passare allo spettatore attraverso l’elaborazione dei miei occhi di fotografo, videomaker e dei miei sentimenti di essere umano.” P.C.
Il mondo di Nermina parla della storia di una sopravvissuta alla guerra in Bosnia, rifugiata in Germania, e tornata al suo villaggio natale, isolato, dove sono tornate a vivere soltanto tre famiglie. La crisi economica e la disoccupazione mettono alla prova la sua determinazione a rimanere in Bosnia. ”Ero affascinata da queste donne forti che affrontano con coraggio il dopoguerra e in generale sono interessata alla capacità degli esseri umani di reagire di fronte alle catastrofi…non sono alla ricerca di eroi ma di persone normali che hanno vissuto esperienze straordinarie.” V.F.
Alle 18 evento speciale e nuova collaborazione del festival, con SKY Arte: TRIESTE FF ARTHOUSE 2 i film in programma.
Il primo è MELTING STREET della croata Ivana Hrelja. A Pola, lo scorso 5 maggio, l’artista Elisa Vladilo ha creato un’installazione urbana in una strada. Molti volontari hanno preso parte a questo evento, questo breve documentario è un ricordo di quella giornata.
A seguire PROJECT: RAK di Damjan Kozole. Il diario di Ulay da novembre 2011 a novembre 2012. Ulay è stato pioniere della body art, della performance art e della polaroid art…Ma è noto soprattutto per il lungo sodalizio con Marina Abramovic e per le loro famose performance.
Ulay sarà aTrieste a presentare il film.
Alle 20.evento speciale GRANDI MAESTRI & TRIESTE: OMAGGIO AD ALBERTO FARASSINO (docente di Storia del cinema all’Università di Trieste dal 1976 al 1996), vedremo un montaggio di 9 minuti, realizzato da Tatti Sanguineti, di materiali tratti dal film in super8 girato da Yervant Gianikian nel 1979, da una puntata del “Il Club” dedicata a Mario Camerini e andata in onda su Cineclassic nel 1999, e fotografie di Fulvia Farassino.
A seguire PAYS BARBARE di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi. Da più di quarant’anni Gianikian e Ricci Lucchi, entrambi nati nel 1942, lui armeno lei romagnola, hanno costruito il loro approccio cinematografico a partire dalla rivisitazione di archivi visivi. Pays barbare racconta una delle pagine più buie e vergognose della storia d’Italia, la guerra d’Africa, che portò alla conquista d’Etiopia.
Alle 18 nella sala video del Teatro Miela si potrà rivedere in replica il programma dei cortometraggi in concorso e alle 20 ilprogramma di animazione.
Informazioni sul sito del festival, www.triestefilmfestival.it le foto sono scaricabili dal sito www.triestefilmfestival.it/press—
AndreaBari