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Rent-a-Cat al FAR EAST FILM FESTIVAL

Ogni anno, selezionando campioni d’incassi e preziose visioni d’autore, Far East Film scommette su un’opera che si collochi al di là delle immediate catalogazioni. Un outsider, a tutti gli effetti, capace di contendere i riflettori del festival ai numerosi titoli principali. È successo con Departures, citando l’esempio sicuramente più noto, e succederà in questa quattordicesima edizione con il sorprendente Rent-a-Cat (Rentaneko), affine al capolavoro di Takita Yojiro per clima narrativo, forza poetica e provenienza.
Batte, infatti, bandiera giapponese anche l’insolita commedia firmata da Ogigami Naoko: una favola eccentrica e moderna, sorridente e profonda, che sembra scritta da Gianni Rodari e animata dal grande Miyazaki. La storia della giovane Sayoko (l’attrice Ichikawa Mikako) che per vocazione, prima ancora che per mestiere, tenta di riparare i cuori dolenti delle persone sole… affittando gatti. In che modo? Un carretto pieno di felini, un piccolo megafono (scommessa nella scommessa: il buffo mantra attira-clienti di Sayoko diventerà uno dei tormentoni del FEFF 14), un regolare contratto da sottoscrivere. E il gioco è fatto!
La consonante che distingue Rent-a-Cat da Rent-a-Car, oltre a determinare una professione quantomeno bizzarra, nasconde quindi il segreto della felicità? Forse no, forse la felicità non è a portata di mano come la solitudine, ma la speranza sì: e Sayoko, più sola delle persone che cerca di aiutare, è una che di speranze se ne intende. Le speranze, Sayoko, le affitta agli altri e ne regala a se stessa, tutti i giorni, convinta che i vuoti dell’anima si possano colmare e che i buchi del cuore si possano rammendare… Impaginata con rara delicatezza e costruita su una figura femminile che il pubblico non dimenticherà tanto facilmente, Rent-a-Cat (distribuzione Nikkatsu Corporation) è una delle sessanta pellicole che verranno proiettate a Udine – solidissima roccaforte asiatica d’Occidente – dal 20 al 28 aprile. Anteprime europee e anteprime internazionali raccolte in una un’ampia selezione che attinge al meglio dei cataloghi di Hong Kong, Cina, Giappone, Corea del Sud, Thailandia, Malesia, Indonesia, Filippine, Singapore e Taiwan. Entrare al Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”, con i suoi 1.200 posti (sempre gremiti), o al Visionario, sarà dunque come frequentare una sala di di Seoul, di Tokyo o di Manila, per godersi gli stessi film che gli abitanti di quelle metropoli guardano tutti i giorni. Udine, però, non darà spazio soltanto all’Oriente contemporaneo ma anche al suo passato, studiando attraverso 10 titoli invisibili in Occidente uno dei periodi più scuri (ma, culturalmente, più fertili) della storia della Corea del Sud: gli anni Settanta

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