Museo Etnografico del Friuli
Giovedì 5 aprile alle ore 17.00 a palazzo Giacomelli si parla di merletti friulani. Luciana Molinis, collezionista e appassionata studiosa, con esemplari e immagini introdurrà al significato e al valore di questa raffinata arte muliebre. La lavorazione al tombolo si perde nei tempi; documenti antichi attestano l’utilizzo di tali manufatti per corredi e ornamentazione dell’abbigliamento, sia femminile che maschile. Donne di ogni epoca e di ogni estrazione sociale si applicarono lungo i secoli all’apprendimento delle tecniche del merletto a fuselli, di particolare bellezza e suggestione, per la varietà dei disegni e l’ampia duttilità di applicazione. Secondo fasi diverse, lungo i secoli il merletto a fuselli è sempre stato attuale, appannaggio ancor oggi della moda che ne riscopre le potenzialità estetiche. Concorsi ne attualizzano il significato nell’ambito di una applicazione contemporanea anche come pura espressione artistica.
Ma queste trine sono anche esempio di abilità acquisite e tramandate di generazione in generazione e quindi legate a tradizioni locali e regionali. Mutamenti di costumi e rivoluzione industriale pur imponendo nuove leggi di produzione e di mercato non impedirono di mantenere e coltivare la lavorazione nella cerchia conventuale o presse piccole scuole e laboratori cui affluivano le commesse per pregiati corredi e apparati ecclesiastici
Questo accade anche in Friuli Venezia Giulia ove la cultura del merletto è antica. A Gorizia si riesce a dare una data precisa: nel 1672 sei monache dell’Ordine delle Orsoline provenienti da Vienna fondano un convento ed un collegio per fanciulle. Madre Catherina Lambertina de Pauli Stravius è originaria di Liegi ed insegna alle giovanette la lavorazione del merletto a fuselli secondo la grande tradizione belga. E’ un successo che prosegue nei secoli.
In Friuli ed in Carnia non troviamo date certe ma quest’arte è ben conosciuta e praticata: lo testimoniano i tradizionali fazzoletti da testa e da spalle, le vaporose camicie , i corredi infantili, quasi sempre bordati da merletti realizzati a fuselli; tradizione familiare più che scolastica, ma sempre presente.
Il salto di qualità avviene, come per incanto, con la presenza a Brazzà dell’ americana contessa Cora Slocomb maritata Savorgnan di Brazzà. Nobildonna colta, sensibile, esperta nell’arte del merletto, dotata di capacità imprenditoriali sconosciute alle donne italiane dell’epoca, fonda nello stesso castello la sua prima scuola di merletti nel 1891 che in brevissimo tempo diventa una Cooperativa interessando altri sei paesi limitrofi e Cora vi si dedica con spirito di solidarietà convinta che le giovani allieve ne trarranno un concreto beneficio.
Cora disegna i cartoni per la realizzazione ispirandosi alla propria collezione che comprende punti antichi e contemporanei, italiani e stranieri; elabora, secondo la moda del momento, disegni della tradizione rinascimentale e pretende una rigorosa perfezione dei punti. La Contessa trova la collaborazione di insegnanti capaci e rigorose ed affida loro la gestione delle scuole per far sì che l’apprendimento si mantenesse diligente e responsabile secondo le “sette regole dell’armonia” che guidano le fanciulle durante le ore di lavoro. I merletti così realizzati conquistano facilmente il mercato italiano e straniero. Spiccano fra tutte le figure delle maestre Dorina Bearzi, Angelica Marcuzzi, Noemi Nigris.
Cora conduce una ricca vita sociale che le permette di far conoscere i prodotti ed ottenere committenze considerevoli presso gli ambienti più eleganti.
Sono gli anni delle Grandi Esposizioni: nel 1893 dedica all Regina Margherita di Savoia il libro Guide to old and new lace in Italy e a Chicago con un accorato discorso The Italian woman in the country presenta i manufatti della sua Cooperativa: si aggiudica la medaglia d’oro. Parigi nel 1900, Londra nel 1904, Liegi nel 1905 rappresentano medaglie, successo e considerazione internazionale, il merletto della Cooperativa è una realtà.
Cora è impegnata in molte attività che la tengono lontana dal Friuli ma ella vigila ed è sempre informata grazie ad una fitta corrispondenza; nel 1903 è la prima Presidente della Cooperativa Le Industrie Femminili Italiane.
L’incontro, aperto e libero, sarà anche l’occasione per prendere visione di manufatti, cercando di riconoscere tecniche e lavori.