Nelle prime scene vediamo George Duroy (Robert Pattinson) seduto, in una scura stamberga che guarda un rosicchiolo, che é la sua cena, mentre ricorda le opulente feste di Parigi che non si può permettere. Piange. Racimola degli spiccioli ed esce in fretta per strada. E da allora gli capitano fortunosi incontri, generose donne e la sua ascesa comincia; il mito di Napoleone con un ideale borghese. Poi ne vedremo tanti di quei baveri e frac, scollature, sontuosi salotti, complotti giornalistici, frasi ciniche, («Le più influenti persone a Parigi non sono uomini, ma donne»), intrighi politici, arrivismo, calcolo, sfruttamento delle colonie, ambizione, strategie, vendette, insomma siamo nelle solite regioni del potere in un film costumbrista dell’ottocento. Il protagonista ex Twilight riesce ad interpretare esattamente le più svariate variazioni di umore, del povero squattrinato, audace, soddisfatto amante, rabbioso e geloso, come voleva il romanzo
originale di Guy di Maupassant. La storia scorre, fluisce con passo rapido e con un crescendo sostenuto, senza dilazioni, e ne fa un film molto intenso e coinvolgente. Il ruolo di (Uma Thurman) Madeleine Forestier impersona molto bene l’intelligenza del potere e nel contempo lascia trapelare poco del suo carattere come ben si addice a una figura cosí potente e bella, ma anche è giusto cosí per il bene del soggetto trattato; c’è una scena molto suggestiva ma…, forse è il caso di finire qua e andarlo a vedere.
Gabriel A. Matina
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