Una delle storie più affascinanti in Friuli, che si svolge tra architettura, giardino ed imprenditoria, è quella legata alla figura di Cora Slocomb, americana, moglie del Conte Detalmo di Brazzà. Oltre agli interventi di restauro del Castello di Brazzà a Moruzzo (Ud), Cora progettò il parco del Castello, convinse poi le contadine a coltivare le viole doppie odorose nelle serre del cognato Conte Filippo di Brazzà che fu botanico ma anche sindaco di Manzano dal 1901 al 1919 e poi senatore nella XXIII legislatura. Fu Ascanio di Brazzà, padre di Detalmo e suocero di Cora Slocomb a portare al figlio Filippo la viola di Parma da cui ebbe poi inizio una storia tutta friulana. Si pensa che la profumatissima viola doppia provenisse dall’Asia Minore e potrebbero essere stati i veneziani a portarla in Italia durante i secoli del loro dominio in quelle terre; altri suppongono sia originaria della Catalogna e che gli spagnoli l’abbiano portata a Napoli (ecco perché gli inglesi la chiamano Neapolitan Violet) e che i Borboni di Napoli l’abbiano mandata a quelli di Parma. I conti di Brazzà la portarono a Udine verso l’inizio del secolo scorso. L’ascesa della popolarità e della conseguente coltivazione delle viole è rapidissima: il merito del successo di questo piccolo fiore va ad un sensibile ed originale botanico friulano, il Conte Filippo di Brazzà che visse tra Roma e Soleschiano. Nelle serre di Soleschiano e Moruzzo, il Conte Filippo riuscì a migliorare e perfezionare la violetta di Parma rendendola più perfetta nella forma a fiori stradoppi e di colore turchino. E’ probabile che, come succede spesso quando si porta una pianta in un ambiente diverso dall’originale, un esemplare abbia subito una mutazione repentina per motivi assolutamente naturali. Notando il colore, la dimensione e la forma del fiore Filippo la isolò ed iniziò a moltiplicarla separatamente eliminando gli esemplari che regredivano. Ottenne così quella che si chiamò “Viola d’Udine” e all’estero fu conosciuta come “Blue Neapolitan Conte di Brazzà”.La pianta si riproduceva sotto telai vetrati per essere poi spedita a Vienna e in tutto l’est europeo.
Mariella Ciani