Villa Manin di Passariano ricorda i duecento anni dalla morte di Napoleone Bonaparte, avvenuta il 5 maggio 1821 sulla sperduta isola di Sant’Elena dove era stato esiliato dopo la decisiva sconfitta di Waterloo. Lo fa con una mostra dal titolo “Napoleone. Un omaggio” organizzata dall’ERPAC, l’Ente regionale per il patrimonio culturale.
La storia di Villa Manin di Passariano è intimamente legata agli inizi dell’epopea napoleonica. Qui il giovane generale prese dimora dal 27 agosto al 22 ottobre 1797, in occasione delle conferenze diplomatiche con i plenipotenziari austriaci che portarono alla firma, il 17 ottobre 1797, del Trattato di Campoformido che mise fine alla prima campagna d’Italia e consegnò i territori della ex Repubblica di Venezia agli Asburgo.
Paradosso della storia proprio nella residenza di campagna dell’ultimo doge, Lodovico IV Manin, cessava la secolare indipendenza dello stato veneziano e iniziava una nuova era, in cui Napoleone, sorretto dalle sue armate, impose a mezza Europa il suo dominio.
La mostra illustra, attraverso una sessantina tra dipinti, sculture e incisioni, provenienti da collezioni di musei, fondazioni, e raccolte private, come gli artisti abbiano contribuito a consegnare al mito la parabola storica di Napoleone.
Fin dalle battaglie della prima campagna d’Italia il giovane generale corso si servì dell’opera di grandi artisti per esaltare le proprie imprese e i suoi stessi lineamenti e la sua esile figura furono trasfigurati in quelli di un novello Cesare. Alcuni dei busti presenti in mostra lo immortalano con le sembianze di un imperatore romano, mentre il celeberrimo capolavoro di Canova Napoleone come Marte pacificatore, di cui è presente un modello in bronzo, ne idealizza i tratti al punto da elevarlo a divinità olimpica.
Fra i capolavori in mostra anche la serie dei Fasti di Napoleone. Le immagini, dipinte da Andrea Appiani a commemorare le vittoriose campagne d’Italia, furono realizzate per la grande Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano. Distrutti da un bombardamento durante la Seconda guerra mondiale, i Fasti sopravvivono oggi grazie alla loro immediata popolarità e alle incisioni che con straordinaria maestria ne furono tratte per diffonderli già a inizio Ottocento.
Come spesso avviene per le figure più ingombranti della storia, il mito si espresse anche nell’anti-mito. L’immagine di Napoleone fu deformata e ridicolizzata in una serie di caricature francesi, inglesi e tedesche che stigmatizzavano la smisurata ambizione di Bonaparte e le conseguenze sanguinarie delle sue imprese. Egli fu l’uomo più amato e contemporaneamente più odiato del suo tempo. L’esposizione di Villa Manin permette di cogliere fino a che punto Napoleone abbia polarizzato i giudizi di adulatori e denigratori e di ammirare le opere in cui hanno trovato espressione punti di vista visceralmente diversi.
Il percorso espositivo si conclude con tre maschere mortuarie ottenute dal calco del volto di Napoleone dopo la sua morte. La storia della realizzazione delle maschere mortuarie è ancor oggi oggetto di controversie, ma i tre calchi, provenienti da collezioni museali, rappresentano una testimonianza eloquente di come il mito di Napoleone si sia perpetuato in oggetti che assunsero per i primi proprietari valore quasi sacrale.
La mostra è corredata da un catalogo con le immagini delle opere e saggi di Guido Comis, Dino Barattin, Francesca Sandrini e Paolo Foramitti ed è edito e stampato da Lithostampa. Costo del biglietto d’entrata 3 euro, per i maggiori di 12 anni, che comprende la visita alla mostra, la scuderia con i quadri animati, la sala della stufa con un tavolo tattile sulla storia di Villa Manin.
Visite guidate prenotandosi al Book Shop della Villa, telefono: 0432 821258, mail: [email protected] (min. 5 persone, max 15 persone)
9 ottobre – 9 gennaio
ORARI
da martedì a domenica
10:30 – 13:00
13:30 – 18:30