Mi sveglio dopo una notte calda passata ad origliare strombazzanti connazionali in tripudio per una vittoria che nel pallone s’è desta. La preziosa alba del giorno mi illumina e pronto mi dirigo ad attendere il regionale delle 7.10 puntuale come un Rolex di Taiwan. Presto particolare attenzione a non calpestare la linea gialla ed osservo un impiegato delle FS che attraversa imperterrito i binari evitando fastidiosi sottopassi… mentre contemporaneamente un eco… quasi radiofonico… ne vieta severamente il passaggio ai comuni mortali. Sento nell’aria il classico odore di una stazione ingiallita dal fumo di certi irriducibili tabagisti, mentre il mio sguardo si posa su di un uomo solo ed abbandonato su di una panchina di usurato granito. Era seduto e ricurvo su di un bastone e stancamente dormiva con imperfetta postura. Intravedo da lontano un leggero sollevarsi di labbra e guance, traccia di un felice sogno di remote tavole bandite o di amori ormai perduti. Chissà che meravigliosi ricordi navigavano nella sua mente dentro quella corpulenta testa in debito di shampoo… Eppure in quel impercepibile nascosto sorriso si celava un’ anima che non meritava bruschi risvegli…. con delicatezza gli appoggio nella mano tesa una manciata di euro, perché il sogno di una ambita colazione diventi realtà……..
JO
Due parole soltanto per riassumere i valori di quell’incontro : sensibilità e delicatezza. Se ne avessimo tutti un po di più verso il prossimo, come l’autore, il nostro mondo sarebbe migliore.
Leggendo questo racconto vedo sfilare sotto i miei occhi un cortometraggio preciso in B/N, che documenta la sempre maggiore precarietà di molte persone che incontriamo, che non hanno perso la visione di giorni migliori perché magari ancora recenti e vividi. Un gesto, un piccolo dono, aiutano a conservare il sogno e la speranza.
Come sarebbe più umano il mondo, se il gesto di pochi euro lasciati quasi di nascosto, senza svegliare l’ignaro sognatore fosse accompagnato da una carezza ed una parola a chi ormai ha scelto la solitudine per vivere la sua vita il più degnamente possibile. Non credo che la mia coscienza sia salva solo lasciando poche monete senza dare una speranza di una voce ad un essere solo che ha una vita da raccontare e non sa a chi narrare…
L’umanità è arrivata ad un punto morto. Quanti barboni aspettano per strada un gesto d’amore oltre i pochi spiccioli che meschinamente offriamo per far tacere le nostre coscienze?
Lasciare qualche spicciolo senza svegliare quel signore secondo me è indice di grande delicatezza e rispetto. Non costringe la persona che riceve a dover ringraziare, risparmiandogli per una volta questa incombenza. Ho l’impressione che questo si ripeta ogni giorno ed egli faccia finta di dormire. Forse quel mezzo sorriso che l’autore intravede è proprio dedicato a lui. E’ come se ci fosse un accordo tacito fra queste due anime per dare e ricevere senza inutili ed imbarazzanti convenevoli.
Questo racconto è un’ occasione per esprimere riflessioni su un tema che coinvolge e porsi una domanda : “come sarebbe meglio aiutare questa persona? Spero che molti se la pongano questa domanda, potrebbe dare inizio a qualcosa di costruttivo. Nel frattempo fra sorrisi sognanti e silenzi d’intesa, l’apporto di qualche spicciolo aiuterà quest’uomo ad iniziare la sua giornata con qualcosa sotto i denti.
Sembra dai commenti un mondo romantico e pieno di poesia, ma secondo me la realtà è che sempre più gente per colpa della crisi si possa sedere su quella panchina e non tutti avranno un sorriso nascosto tra le labbra, tanti credo siederanno là disperati. Forse è ora di cambiare le leggi dell’economia che ci governano.
segue risposta sul pezzo LA PANCHINA – uno scatto aifoniano