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Lo scatto del bradipo

Chi ha detto che in Italia non c è il bipolarismo? Basta accendere per un attimo la televisione, prendere in mano un giornale, entrare in un ufficio pubblico o in un’azienda privata. Subito si scorge la palese dualità del paese; c è un’Italia che viaggia a mille, per sopravvivere, per ‘far quadrare il cerchio’, per rispettare le scadenze della frenetica routine selvaggia. Poi c è l’Italia del completo rilassamento, delle consultazioni infinite, del tira e molla ‘ma alla fine siamo tutti amici’, del compromesso impossibile. Gli orologi e i calendari italiani segnano orari e giorni diversi; non è pazzia è relativismo temporale. Prendiamo un onesto artigiano e un ‘onesto’ parlamentare. L’artigiano si sveglia tutti i giorni al mattino presto per andare a lavoro, attività che lo terrà impegnato per otto ore. Giunto a casa dovrà fare i conti con i conti, che non tornano mai. E quindi tra Imu, Iva, Tares, l’onesto artigiano calcola il buco, anzi il cratere del suo bilancio. Mettiamo ora per ipotesi che il nostro uomo sia creditore di soldi verso lo Stato per alcuni lavori pubblici mai retribuiti; per tappare il cratere può solo chiedere un prestito, in attesa del ‘futuro’ pagamento, alla banca la quale a causa di scarse garanzie dettate dal mercato non concede alcun prestito. Primo caso di bipolarismo: l’artigiano deve assolutamente pagare i suoi debiti se non vuole perdere la casa, l’automobile e i giocattoli del figlio. Dall’altra parte lo Stato, che pretende il pagamento immediato delle imposte, ma si riserva di pagare i suoi debiti con tempi diversi dal tempo dell’artigiano. Relatività temporale. Ora prendiamo il parlamentare. Eletto più di un mese fa, stipendiato da allora, non ha ancora avuto il piacere di manifestare il suo dissenso o la sua approvazione a nessuna legge. Il tempo istituzionale per la creazione di un governo è così lungo, così burocratico, che di fatto il nostro artigiano ha già chiuso la bottega. Il parlamentare, del partito X o del partito Y, è sceso in campo per il bene dell’Italia, in questo momento di crisi non bisogna pensare tanto all’ideale politico ma al bene comune, bla bla bla. Quando si tratta però di fare effettivamente qualcosa, subito, per poi tornare al voto, il calendario del parlamentare cambia. E di nuovo bipolarismo. Mesi, settimane e ore per trovare accordi che anche un bambino capirebbe impossibili, chiusura totale a compromessi che potrebbero consegnare il proprio partito alla spontanea eutanasia, fiducia di là, Quirinale di qua, governo a Tizio, ministero a Caio: risultato un mese di nulla, di niente. E mentre il parlamentare si arrovella faticosamente a non soccombere subito, l’artigiano ha già fatto 160 ore di lavoro per arrivare in definitiva a chiudere la baracca…e aspettare che il governo di Nessuno gli paghi il suo stipendio.

Le istituzioni italiane sono così lente che il giovane precario sarà già diventato un vecchio clochard quando verrà ufficializzato il ‘nuovo’ governo. Viva l’Italia!

Carlo Liotti

© Riproduzione riservata

About Carlo Liotti

Giornalista Pubblicista iscritto all'Albo dei giornalisti da Aprile 2013. Dottore in Scienze e Tecnologie Alimentari. Appassionato di fotografia e di viaggi, capo redattore de ildiscorso.it, reporter/collaboratore per altri canali di comunicazione.

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