Una frana di quasi 300 milioni di metri cubi di roccia si stacca dal monte Toc e precipita nel bacino artificiale della diga del Vajont. Ben 25 milioni di metri cubi d’acqua vengono scagliati oltre il coronamento della diga e travolgono Erto, Casso e Longarone. Delle quasi 2 mila vittime molti corpi non sono mai stati ritrovati. Nel cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont, avvenuta il 9 ottobre 1963, il museo friulano di Storia Naturale propone l’incontro “Il disastro del Vajont: le conoscenze geologiche prima e dopo”, in programma mercoledì 2 ottobre alle 18 in sala Ajace. Un’occasione importante per riflettere sul presente, sul passato e sul futuro del territorio friulano partendo dal ricordo di questo disastro, una sorta di simbolo dell’incapacità di gestire correttamente natura e territorio che deve esortare la scienza, e la geologia in primis, a ripensare il proprio ruolo nella società. Interverranno il direttore generale della Protezione civile regionale, Guglielmo Berlasso, e i docenti dell’università di Trieste, Giovanni Battista Carulli, e dell’università di Udine, Paolo Paronuzzi. L’incontro, organizzato in collaborazione con gli atenei di Udine e Trieste e con l’ordine dei Geologi del Friuli Venezia Giulia, ha lo scopo di inquadrare il livello delle conoscenze tecnico-scientifiche precedenti al 1963 e capire se il successivo sviluppo della ricerca sia tale da prevenire simili disastri o quantomeno consentire di limitarne significativamente i danni. Per l’occasione in antisala Ajace verrà allestita, a cura della biblioteca civica di Udine, una rassegna di quotidiani dell’epoca. La stessa biblioteca Joppi, inoltre, esporrà una selezione di pubblicazioni dedicate al disastro del Vajont.
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