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Qualche consiglio al cinema di gennaio

LA CHIAVE DI SARAH
La chiave di Sarah è un film uscito nelle sale italiane il 13 gennaio 2012 diretto da Gilles Paquet-Brenner, con Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance, Niels Arestrup.
La pellicola tratta di Sarah, bambina ebrea francese che nell’agosto del 1942 viene costretta con la forza, assieme alla sua famiglia ed altri tredicimila ebrei, nel Vélodrome d’Hiver, costruzione al centro di Parigi, per poi continuare il viaggio nell’orrore nazista e nella solitudine della sua vicenda personale. Il film si articola sia attraverso lo sguardo in prima persona di Sarah sia attraverso il coinvolgimento della giornalista dei giorni nostri Julia Jarmond, che incorcia la sua storia con quella della bambina ebrea scoprendo di essere sul punto di andare ad abitare dove una volta viveva la famiglia della piccola.
A pochi giorni dalla giornata della memoria, esce in Italia un film che non vuole occuparsi prevalentemente del ricordo dell’orrore perpetrato dai francesi filonazisti nei confronti degli ebrei francesi, seppure questa vicenda sia il motore generante di tutte le disgrazie di Sarah. La pellicola si concentra principalemnte sul dramma interiore e la ferita insanabile che in una vita Sarah non sarà in grado di guarire e che coinvolgerà fin nelle viscere anche Julia cambiando in modo radicale la sua esistenza. Con il ricordo dell’orrore nazista in secondo piano, la principale aspirazione del film è quella di coinvolgere emotivamente lo spettatore. Aspirazione compiuta con marce diverse a seconda del punto di vista adottato. Quando è la bambina a raccontarsi non si può non farsi trascinare nella sua storia, quando invece il punto di vista è quello di Julia (Kristin Scott Thomas) il coinvolgimento cala nonostante l’ottima prestazione dell’attrice.

THE ARTIST
The Artist è un film di Michel Hazanavicius. Con Jean Dujardin, Bérénice Bejo e John Goodman.
Nella scena iniziale il pubblico guarda sullo schermo un altro pubblico che sta guardando un altro film, su un altro schermo. Un film con protagonista George Valentin(Jean Dujardin), grande star del cinema muto della Hollywood anni ’20. George urla, attraverso i tipici cartelli scuri, “non parlerò mai” mentre lo torturano. Ed andrà proprio così. Il film è in bianco e nero, muto, eppure senza gli enormi effetti speciali, senza il 3d, senza le urla questa è una scommessa vinta dalla produzione francese e dal regista. Il film intasca il premio per il miglior attore protagonista al Festival di Cannes, sei nomination ai Golden Globes ed un premio per la composizione agli European film Awards. Ed in più, cosa molto importante, è godibile anche per lo spettatore medio che ritrova il suo interesse catturato dall’azione cinematografica e non dai, alle volte esagerati, fronzoli contemporanei.
La trama è semplice. George Valentin è una grande star, ma siamo nel 1927 ed in pochi anni arriverà il cinema parlato a scombussolare la sua esistenza. Nell’ultimo periodo del suo apogeo George incontrerà casualmente l’aspirante attrice Peppy Miller (Bérénice Bejo) più volte. Alla prima di un suo film come sul set di quello successivo, e finirà per darle un consiglio decisivo per il futuro brillante della sua carriera. Ovviamente tra i due c’è anche un feeling che va ben oltre gli interessi professionali ma che impiegherà tutta la trama per manifestarsi compiutamente.
Se siete stufi dei soliti film questa è un’ottima altrenativa. Scoprirete che una buona pellicola necessita solo di bravi attori, una storia ed un buon regista.

J. EDGAR
J. Edgar è il nuovo film di Clint Eastwood. Nel cast Leonardo di Caprio, Judi Dench, Armie Hammer.
Il film è un racconto biografico che viaggia continuamente dagli ultimi giorni alla giovinezza di John Edgar Hoover (Leonardo di Caprio), l’uomo che più ha influenzato le attività dell’FBI essendone stato direttore per quasi un cinquantennio. Si sente il tocco di Eastwood che tinge di umanità e debolezza la storia dell’uomo ricordato per l’arresto di Dillinger o per il grande archivio segreto sui più potenti uomini politici dagli anni trenta agli anni settanta. La figura di Hoover è tesa: da un lato i rigidi principi morali imposti dall’amata madre (Judi Dench) che lo perseguiteranno lungo tutta la sua esistenza ed anche dopo la morte di lei; dall’altro un’omossessualità latente mai lasciata libera che però troverà conforto nell’amore ricambiato per Clyde Tolson (Armie Hammer), fidato collaboratore. Eastwood racconta la storia di un uomo, dei suoi ideali e delle sue debolezze. Raccontando quest’uomo Eastwood attraversa un cinquantennio di storia americana senza tralasciarne le ombre ma portando in superficie la complessa realtà sotterranea che in ogni azione mescola ideali ed interessi.
Bravi gli attori, anche e soprattutto ad invecchiare insieme ai personaggi simulando una gestualià diversa dalla propria. Fantastico il trucco per l’invecchiamento, a di Caprio rivedendo il film sembrerà di vedersi tra quarant’anni.

Luca Artico

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