Metti una sera a Lignano dopo un po’ di pioggia, metti un pubblico che ricopre fasce d’età molto diverse, dai bambini a qualche capello bianco, ma con una nutrita schiera di giovani, shakera il tutto con il giusto mix di fantasia ed eleganza ed eccolo il fenomeno dell’anno: Francesco Gabbani.
Il toscano arriva in Friuli Venezia Giulia nel pieno del suo tour estivo nel suo anno di grazia, dopo la vittoria di Sanremo con la canzone che ha fatto ballare mezzo Paese (quella della scimmia) e dopo la partecipazione all’Eurovision dove arriva sesto, ma ottiene il premio della sala stampa.
Il concerto di venerdì 7 luglio all’Arena Alpe Adria di Lignano, organizzato da Azalea Promotion con il supporto del Comune di Lignano Sabbiadoro, turismo Fvg e International-music è aperto dai Paper Rose, gruppo Lignanese, che vanta la partecipazione alla finale del Festival Show del 2016 all’Arena di Verona.
Pronti via dopo una leggera pioggia rinfrescante, ed è subito Magellano, che dà il nome al terzo album di Gabbani pubblicato il 28 aprile 2017. Con la band al suo fianco ripercorre gli ultimi due anni musicali con Software, la quanto mai estiva Tra le granite e le granate, In equilibrio e Clandestino prima di far ballare tutta l’arena con il successo musicale italiano del 2017, Occidentali’s Karma, record di visualizzazioni (più di 100 milioni) su youtube.
Occidentali’s è la prova provata, finalmente sotto gli occhi del grande pubblico, della genialità nello scrivere i testi, e anche nell’interpretarli, da parte di Gabbani, capace di avvicinare parole una dopo l’altra creando quell’atmosfera poetica ma frizzante e con un filo conduttore ironico ma allo stesso tempo intelligente e per nulla banale.
Si prosegue con A moment of silence, Eternamente ora e Susanna Susanna, omaggio al grande Celentano.
La parte romantica arriva di li a poco con le più datate (2014 e 2011) Immenso e Maledetto amore, che scoprono un ragazzo molto naturale. In tutto il concerto traspare la naturalezza di un musicista che ha fatto la gavetta, non si è mai arreso e finalmente ha raggiunto il successo che merita, mantenendo se stesso nonostante l’improvvisa svolta nella sua carriera dopo la vittoria sanremese, che arriva ad un anno da Amen, cantata più tardi nel corso della serata, vincitrice nel 2015 di Sanremo giovani. Primo artista nella storia della kermesse nostrana a cogliere questo strano double.
Si continua con la geniale I dischi non si suonano che fa il verso ad un deejay, Spogliarmi, La mia versione dei ricordi e Il vento si alzerà, inframmezzate dalla versione di Vengo anch’io no tu no, un omaggio ad un grande artista che scherzando ci ha fatto riflettere molto, a detta dello stesso Gabbani.
Prima del gran finale un ringraziamento, a suo modo, in forma di poesia e con un fiore per il prato di persone presenti. Un omaggio e un semplice grazie riconfermato dopo ogni canzone, un grazie sentito e non di facciata che fa sentire vicino l’uomo oltre che l’artista e fa sentire partecipi di un’emozione e di un percorso musicale e professionale. Il grazie è anche per i suoi compagni d’avventura durante il concerto, Chicco Gussoni alla chittaria elettrica, Matteo Bassi al basso, Luca Chiaravalli alla tastiera e il “fratellino” Filippo Gabbani alla batteria e tutto lo staff, nome dopo nome perché con l’apporto di tutti si può portare un pubblico dentro una splendida serata.
Il gran finale è con Foglie al gelo, Pachidermi e pappagalli e il bis di Occidentali’s Karma, che fa muovere chiunque, anche i più “fermi” presenti nel pubblico. Una bella serata di magia, di fantasia, per un artista che sta sparando una cartuccia migliore dell’altra e che corre ad ampie falcate verso il futuro partendo da un brillante presente.
Rudi Buset
foto Simonediluca
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