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Pola Negri protagonista con la musica di Alicia Svigals: domenica 1 ottobre alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone

Pola Negri protagonista con la musica di Alicia Svigals: domenica 1 ottobre alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone

Non servirebbero gli anniversari, anche se quest’anno cadono precisi, 120 dalla nascita e 30 dalla morte, per ricordare una stella di prima grandezza come Pola Negri. Femme fatal per eccellenza, sapiente artefice e comunicatrice del proprio mito, per anni al centro di gossip per le sue movimentate vicende sentimentali, Pola Negri è stata prima di tutto una grande attrice e le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, in corso al Teatro Verdi fino al 7 ottobre, si propongono di riportare all’attenzione del pubblico il suo talento artistico con un omaggio di tre film, tutti girati nel 1918.

Il film in programma domenica 1 ottobre (ore 20.30) è Der Gelbe Schein (La tessera gialla) di Victor Janson ed Eugen Illés, girato in una Varsavia ancora occupata dai tedeschi – siamo alla fine della prima guerra mondiale – in alcune zone che poi sarebbero diventate parte del tristemente famoso Ghetto. La partitura musicale composta dalla violinista Alicia Svigals, co-fondatrice del famoso gruppo newyorkese dei Klezmatics, alle Giornate in coppia con la pianista Marylin Lerner, è influenzata da musiche klezmer, dal folclore slavo, dalla tradizione del canto corale e da compositori classici come Bela Bartok ed Ernst Bloch. La storia, ambientata nella Russia zarista, vede protagonista una giovane alla quale, in quanto ebrea, viene imposto il marchio d’infamia, la tessera gialla, col quale venivano contrassegnate anche le prostitute. La copia di questo film considerato perduto è stata scoperta in Olanda, nascosto sotto un pavimento, danneggiato ma ancora leggibile. È quasi un miracolo perché, trattando con simpatia la causa ebraica, il film certamente avrebbe fatto una brutta fine se fosse caduto in mano dei nazisti che allora occupavano il Paese.La tessera gialla è preceduta e seguita da due programmi di film di esplorazione e oggi il viaggio, uno dei temi più ricorrenti quest’anno, ci porta in Africa e nelle terre più remote dell’Unione Sovietica. Il cortometraggio etnografico sulla tribù dei Kavirondo del Nilo proviene, come gli altri concernenti il Continente Nero, da un catalogo norvegese che all’inizio degli anni 20 raccoglieva una serie di film didattici; Il popolo della foresta del 1928 e Tungusi del 1927 fanno invece parte della rassegna sui Viaggiatori Sovietici. Intorno alla metà degli anni 20 ci fu in URSS un grande interesse per la documentazione e la conoscenza delle regioni più estreme come quella orientale dove viveva la comunità degli Udege (Il popolo della foresta) o quella della Siberia abitata dagli Evenchi o Turgus. Lo scopo di queste opere era la costruzione di un vero e proprio cineatlante che mostrasse da un lato l’immagine di un Paese plurinazionale e ricco di diversità etniche e culturali, e dall’altro la capacità del nuovo stato di tenere insieme e di saper modernizzare realtà tanto eterogenee e quindi la forza e la potenza del potere centrale. È molto interessante la figura del regista del Popolo della foresta, Alexander Litvinov, che per la passione e la qualità del suo lavoro, si meritò l’appellativo di Flaherty sovietico. Tungusi è invece un breve documentario ricavato dal materiale originariamente girato per l’imponente opera di Dziga Vertov La sesta parte del mondo. Per la rassegna dedicata al cinema scandinavo viene oggi (ore 9.00) presentato Synnove Solbakken (Una ragazza norvegese), del 1919, tratto da un’opera del Premio Nobel norvegese Bjornstjerne Bjonson, con la regia di John W. Brunius che si ispirò ai dipinti di un famoso pittore norvegese dell’800, Adolph Tidemand. Ad impersonare la protagonista del film è Karin Molander, affiancata da Lars Hanson, uno dei divi più popolari del cinema svedese e che sarà anche tra i protagonisti di The Wind di Victor Sjöström. Molander e Hanson si sposarono nel 1922 e poco dopo si trasferirono a Hollywood, dove la carriera di Hanson proseguì anche con il sonoro. Domenica è anche il momento delle Nasty Women (ore 10.45), le “donne cattive” della commedia, pronte a combinare guai di tutti i tipi in cucina; da seguire con particolare attenzione i corti di Segundo de Chomon, mago degli effetti speciali e collaboratore stretto di Méliès; e quelli del grande D.W. Griffith con Mack Sennett, re assoluto della comicità.  Da segnalare ancora (ore 12) il cinema giapponese del Saundo-Ban, il film muto sincronizzato, con Shima No Musume (La figlia dell’isola, 1933) dal pioniere del cinema giapponese Hobei Nomura (padre di Yoshitaro Nomura, 1919-2005, rinomato regista di thriller), potente melodramma prodotto dalla Shochiku, tratto da una canzone molto popolare dallo stesso titolo.  La scena del pomeriggio (ore 14.30) è monopolizzata dall’esibizione dei giovanissimi musicisti delle orchestre degli Istituti Comprensivi di Pordenone Centro Storico e P.P. Pasolini, che per il progetto “A colpi di note” avviato dalla Mediateca Pordenone di Cinemazero, accompagneranno dal vivo la proiezione di due comiche con Max Davidson, Don’t Tell Everything (1927) di Leo McCarey e Call of the Cuckoo (1927) di Clyde Bruckman nel quale compaiono anche Stan Laure e Oliver Hardy.  Infine, alle 15.45, per l’omaggio ai 70 anni della Cineteca Italiana di Milano, avremo il sorprendente corto Le contremaître incendiaire (Capo operaio incendiario) del 1907, una sorta di docufiction poliziesco ante litteram con le riprese di un vero incendio dell’epoca. A seguire, per la rassegna del Canone rivisitato, due film di Febo Mari: L’emigrante, 1915, con il grande attore teatrale Ermete Zacconi, sulla realtà dell’emigrazione dei contadini italiani più poveri verso il Sudamerica; e Fauno, 1917, interpretato dallo stesso Febo Mari con la fotografia del triestino (acquisito) Giuseppe Vitrotti, caratterizzato da un erotismo dannunziano piuttosto esplicito, secondo lo storico Paolo Cherchi Usai, che cura la sezione, “uno dei più abbaglianti film a colori… una piccola gemma preziosa incastonata in un fragile gioiello pittorico del simbolismo.”

About Enrico Liotti

Giornalista Pubblicista dal 1978, pensionato di banca, impegnato nel sociale e nel giornalismo, collabora con riviste Piemontesi e Liguri da decenni.

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