Ormai sono 62 anni, che la Rai ci propina ad ogni inizio anno il Festival di Sanremo. Una volta si trattava di una lunga sequela di canzoni, senza spettacolo e con voto di giurie più o meno competenti che nel giro di tre serate decretavano la “canzonetta” simbolo di un intero anno. Erano poi le radio e i discografici a pilotare le vendite per decretare quale fosse il motivo a segnare un’intera stagione o addirittura ad entrare nella storia delle musica italiana. Si è sempre trattato di canzonette popolar melodiche che avevano mercato solo tra i confini della nostra italica sonorità. Erano poi venuti gli anni dei mega spettacoli con ospiti stranieri e duetti con star internazionali, tutto per rivitalizzare un meccanismo che si andava inceppando. Nell’ ultimo decennio con spettacoli che sapevano sempre meno di gara canora e sempre più di gran spettacolo televisivo con più o meno avverse fortune oppure con ospiti di sicuro audience la macchina festivallara sembrava aver ripreso il suo smalto. Ma ora ci rendiamo conto che 62 anni cominciano a diventare tanti, una volta a sessantanni si andava in pensione, anche perché il potenziale lavorativo ed inventivo cominciava a decadere. Ma per Sanremo ogni anno si inventa qualcosa di diverso. Ma diverso quanto? La serata iniziale è stata la continuazione dello show concluso l’anno scorso con Luca e Paolo, sul palco, è continuata con l’apparizione delle stesse prime donne dello scorso anno Belen ed Elisabetta, corse a salvare il Gianni, grosse mani, dal forfait di Ivana Mrazova per un dolore improvviso ( forse anche colpa dello stress?), ed è culminata con il flop del voto demoscopico per il tilt del sistema tecnico di voto. Ma…Papaleo non aveva esrdito dicendo ” siamo tecnici” ? Ed i cantanti con le caanzoni che fine hanno fatto tra mezzora di introduzione della coppia Luca e Paolo e l’abbondante inutile intervento di un Adriano Celentano logorroico che per oltre un’ora ha attaccato tutti come un predicatore da quattro soldi e sempre dall’alto della sua ignoranza abissale fatta passare per logica e sarcasmo. Povero Festival, ormai appesantito dagli anni e dalle pretese degli sponsor e dei discografici, povera Rai se mette in vetrina una trasmissione come Sanremo per invogliare i ritardatari ad assolvere l’obbligo civico e morale di pagare il canone e proponendo la solita trasmissione che sembra un’accozzaglia di improvvisazione anche se dietro ci dovrebbe essere la preparazione di mesi di programmazione. Una volta esisteva anche il Festival della canzone napoletana, ma quando l’iperbole era in fase discendente la trasmissione sfarzosa che era di contorno anche a quel festival poco alla volta ha mandato nel dimenticatoio qualla garaa canora, come pure il Cantagiro e Castrocaro, non sarebbe ora di mandare in pensione anche questo carrozzone che nonostante i buoni propositi di Monti e del suo governo tecnico continua a spendere soldi pubblici con la scusa del servizio pubblico. Ma con coerenza Monti non ha detto no anche alla candidatura dell’Italia per le Olimpiadi del 2020? Ed allora quando troveremo il coraggio di mandare a casa tutti quei dinosauri che continuano a spremere le mammelle di mamma Rai con i soliti risultati? Che squallore il parterre de roi con i soliti “Giletti” “Venier” “Mazza” e tutti i conduttori dei vari spazi Rai che per una settimana dalla mattina alla sera nasconderanno i problemi veri con le chiacchiere su Celentano e le canzoni sensa rima di cuore e amore proposte quest’anno. Dopo lo scivolone della classe politica che per circa un ventennio ha attutito le nostre menti , non sarebbe ora di fare un repulisty anche di questo logoro carrozzone?
Enrico Liotti
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Caro direttore, sottoscrivo tutte le sue argute considerazioni, anche se il festival sinceramente non l’ho guardato. La cosa migliore da fare, però, è coprire lo scempio col silenzio. Comprendo però che Lei abbia sentito il dovere di sorbirsi la sceneggiata per darne conto ai lettori. Stasera, però, mi dia retta, si senta libero di spaparanzarsi sulla poltrona – gustando un frittatone con le cipolle CON contorno di brovade e abbondante aspersione di Lasko – che è di scena la figuraccia del Milan con l’Arsenal.
Buona giornata.
Ettore Mondello