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La melodia del corvo di Pino Roveredo debutto assoluto l’8 marzo alla Sala Bartoli TRIESTE

 

Va in scena alla Sala Bartoli La melodia del corvo, tratto dall’apprezzato romanzo di Pino Roveredo dallo stesso autore assieme al regista Marko Sosič: lo spettacolo vede uniti in un comune progetto di produzione lo Stabile regionale e la Cooperativa Bonawentura.  Nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta mercoledì 6 marzo alle ore 11.30 al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, alla presenza del Presidente Francesco Peroni, del regista Marko Sosič e degli interpreti dello spettacolo, è stato presentato La melodia del corvo, al suo debutto assoluto il prossimo 8 marzo. Un titolo significativo perché rappresenta per lo Stabile la seconda tappa di un progetto produttivo che si sviluppa attraverso tre spettacoli e che è volto a valorizzare contemporaneamente la drammaturgia contemporanea e le potenzialità artistiche e culturali del Friuli Venezia Giulia. La conferenza è stata dunque l’occasione per accennare al successo del primo momento di questo percorso – Il tormento e l’estasi di Steve Jobs di Mike Daisey, con Fulvio Falzarano diretto da Giampiero Solari andato in scena a febbraio – e approfondire i temi e il senso dello spettacolo di Roveredo. Il progetto sarà coronato ad aprile da Fiona di Mauro Covacich, messo in scena da Andrea Liberovici, con protagonista Luciano Roman. Per ognuno degli spettacoli il cast e lo staff creativo sono composti per la maggior parte da artisti corregionali: il loro lavoro viene presentato alla Sala Bartoli per un notevole numero di recite e sarà proposto – nella stagione prossima – sul territorio regionale. Un’offerta accattivante, non solo per il potenziale delle compagini artistiche, ma anche per l’accurata ricerca di argomenti e riflessioni legate strettamente o all’attualità, o alla realtà del territorio.  Cosa che accade ne La melodia del corvo che Roveredo costruisce ispirato ad atmosfere triestine, ma che rende universale per i sentimenti e le inquietudini che vi sono denunciate.  «E adesso sto qui, a rimpiangere la noia del passato, e a torturarmi col rammarico delle piccole cose… Il piacere di un ristorante, la pulizia di una camicia bianca, il gusto di un caffè alla panna, poi l’ansia di un ritardo, un affetto da pensare, un abbraccio da incontrare, una serenità da vivere…» si sfoga Gino, in una battuta centrale del dramma. E si duole per quel passo falso, per la scelta avventata, dettata dall’impeto dell’insoddisfazione che lo hanno condotto nella spirale senza fondo che trasforma una vita pulita in un vortice buio, che risucchia beni, affetti, annichilisce la dignità.  Si diventa allora uno di quei profili abbattuti, magari rumorosi, stonati e scomodi da guardare: parte di quell’umanità disagiata che turba, proprio perché rappresenta un orizzonte possibile. Un’umanità che ora è la realtà del protagonista e che vediamo tratteggiata – nella efficace concezione scenica di Marko Sosič – sullo sfondo di uno stanzone dal grigiore ospedaliero, ma in cui efficacemente di volta in volta si isolano gli spazi della trattoria, della casa di Giuliana… tutte le tappe della via crucis di Gino.  Nella vita soddisfacente e un po’ incolore dell’uomo appare come un lampo di luce Giuliana, un amore di gioventù. Egli si getta nella rincorsa di una relazione impossibile, basata più sul desiderio di un ricordo che sulla valutazione della realtà, e in nome di questa ossessione perde tutto, mentre dalla donna – bella, ma dalla voce e dall’anima sgradevole come la melodia d’un corvo – non ottiene altro che di essere usato e avvilito. Sconfitto, incapace di lasciarla, tocca per lei l’aberrazione dello spaccio, della prigione, tenta addirittura di uccidersi: ma scopre che anche per morire, ci vuole coraggio.  Pino Roveredo sa guardare con obiettività e giusta indulgenza il microcosmo di umanità disagiata che pone al centro delle sue riflessioni, dipingendola attraverso una scrittura asciutta e a volte cruda, che ritroviamo con precisione nel lavoro in scena alla Sala Bartoli.  I personaggi esprimono la loro disperazione, la loro realtà intrecciando sacro e profano, preghiera e insulto, odio e tenerezza, con un contrappunto musicale di canzoni che danno conto della tradizione popolare come pure dell’attivismo politico, anch’esso non sempre vissuto come utopia. Strutturalmente affascinante, costituito da un continuo intersecarsi dei ricordi del protagonista, con la catastrofe del suo presente, lo spettacolo si fonda sulle belle prove del protagonista Maurizio Zacchigna e di Adriano Braidotti, Laura Bussani, Alessandro Mizzi, Maria Grazia Plos, spesso impegnati in ruoli plurimi fra i quali – grazie alle intuizioni del regista – scivolano armoniosamente, aiutati da movimenti, espressività e delicati leitmotiv musicali dal vivo.

In scena fino al 17 marzo alla Sala Bartoli dello Stabile e successivamente per quattro giornate (dal 19 al 22 marzo) al Teatro Miela , La melodia del corvo si avvale di due musicisti dal vivo Stefano Schiraldi (chitarra e autore delle musiche) e Laura Comuzzi (violino), delle scene di Peter Furlan, dei costumi di Igor Pahor e delle luci di Paolo Giovanazzi.

Informazioni anche sul sito www.ilrossetti.it e al centralino del Teatro 040-3593511

About Enrico Liotti

Giornalista Pubblicista dal 1978, pensionato di banca, impegnato nel sociale e nel giornalismo, collabora con riviste Piemontesi e Liguri da decenni.

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