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NO TAV. Quando l’opinione non basta

Ieri abbiamo avuto notizia di nuovi scontri in Val di Susa tra le forze dell’ordine e gruppi di oppositori a margine dell’ennesima, legittima manifestazione NO TAV. L’espressione del dissenso è un diritto caro a tutti noi ma quando si trasforma in violenza diventa inaccettabile. Per quanto ogni parte possa avere le proprie ragioni per non condividere una determinata decisione, l’uso della forza è monopolio dello Stato che, nel rispetto della legge, tutela un interesse generale e collettivo rispetto all’offesa del singolo o di fazioni in difesa di interessi particolari.

A questo punto i cittadini contrari alla TAV, perchè convinti del fatto che essa porterebbe danno alla salute e all’ambiente, dovrebbero chiedere allo Stato perchè non difenda con la forza questi due diritti costituzionali! Quindi vedete? Il dissenso ha “sempre” un fondamento, un motivo che accende gli animi oltre che, inevitabilmente, le paure.

Mischiamo ancora le carte, tanto per complicare le idee: con i progetti prioritari delle reti trans-europee, l’obiettivo dell’Unione Europea è quello di consolidare il mercato comune considerato dalla Corte di Giustizia indice di “norme fondamentali per l’Unione” in quanto lo si considera il miglior mezzo d’integrazione e raggiungimento del benessere per i cittadini europei assieme alla libera circolazione all’interno dell’Unione. L’Italia è quindi obbligata a rispettare i patti e proseguire con i lavori.

L’Europa è ingiusta? L’Europa è governata dal potere economico e da burocrati che non hanno nemmeno la legittimazione popolare? Sono considerazioni che possono trovare riscontri adeguati. Se vogliamo però fare un discorso ragionato sui progetti e sull’agire, in luogo di dispute intellettuali che ci spingono alla pura teoria, possiamo riconoscere che l’Unione Europea, con tutti i suoi difetti, ha sempre posto in essere tutti gli strumenti idonei perchè le decisioni fossero condivise, facendo ricadere sul governo di ogni singolo Stato la responsabilità di impegnarsi affinchè si fosse individuato un compromesso, una decisione comune.

Il Corriere della Sera del 29 giugno 2008 titolava “Tav Torino-Lione, raggiunto l’accordo“. Si trattava dell’intesa raggiunta tra l’Osservatorio tecnico della Torino-Lione (istituito ad hoc nel 2005 per trovare una sintesi tra le posizioni divergenti) e i sindaci sull’ipotesi di tracciato della nuova linea da presentare al governo. Secondo l’articolo “l’Osservatorio ha lavorato al documento per 70 settimane, durante le quali si sono svolte circa 300 audizioni e sono intervenuti 60 tecnici internazionali”. Dopo tre anni i lavori sono iniziati in extremis per non perdere i fondi stanziati dall’Unione Europea.

Il potere è l’elemento necessario che ordina chi ha ragione e chi ha torto, cosa si fa e cosa non si fa.
Quando si tratta di potere, farsi un’opinione è solo l’inizio non la fine.

 

Federico Gangi
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About Federico Gangi

Pubblicista iscritto all'albo Fvg dall'aprile 2013. Diplomato al liceo classico “J. Stellini”, laureato in Legge alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Trieste. Ideatore della Fedarmax e di Brainery Academy, co-fondatore e promotore del giornale on-line Il Discorso, di cui è direttore editoriale.

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