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Sigarette gusto Polonio: il segreto delle industrie

Sigarette al gusto Polonio-210 non sono una novità, basti pensare alla notizia Ansa del 31 Maggio 2011 in cui venne riportato lo studio dell’Istituto superiore di sanità (ISS). Lo stupore sta nello scoprire che le aziende produttrici di tabacco erano al corrente della cosa già a partire dal 1960. I documenti sulle indagini delle sostanze che si liberano nel fumo, effettuate dalle stesse industrie produttrici, e che sono stati resi pubblici solo a partire dal 1998, dimostrano come le aziende fossero a conoscenza della presenza di elementi radioattivi all’interno delle sigarette già da 50 anni; ovviamente le imprese hanno utilizzato ogni mezzo possibile per sopprimere queste scomode informazioni. Lo studio sulla documentazione è stato effettuato dalla Society for Research on Nicotine and Tobacco ed è stato pubblicato on-line il 27 settembre sul Nicotine & Tobacco Research, ovvero il giornale della società che ha effettuato la ricerca.

“Sapevano già da allora che il fumo di sigaretta contiene sostanze radioattive e che potrebbe potenzialmente causare il cancro, ma le informazioni sono state deliberatamente tenute sotto silenzio”, ha detto il primo autore dello studio, Hrayr S. Karagueuzian, professore di cardiologia, che svolge attività di ricerca presso l’UCLA’s Cardiovascular Research Laboratory.

“In particolare, abbiamo dimostrato che l’industria utilizzò dichiarazioni fuorvianti per nascondere il pericolo delle particelle alfa ionizzanti per i polmoni dei fumatori e, soprattutto, vietò qualsiasi pubblicazione sulla radioattività del fumo di tabacco”.

Il Polonio-210 è un isotopo che emette radiazioni alfa cancerogene ed è possibile trovarlo su tutte le marche di sigarette in commercio. Questo elemento è assorbito naturalmente dalle foglie del tabacco ed è perciò inalato dai fumatori nei polmoni. Karagueuzian sostiene che le particelle alfa insolubili si legano con le resine nel fumo di sigaretta, per poi accumularsi nelle biforcazioni bronchiali dei polmoni, formando i così detti ‘Hot Spots’ (Punti caldi) , invece di disperdersi in tutto il polmone. Infatti precedenti ricerche, basate sull’autopsia dei polmoni di fumatori morti di cancro ai polmoni, hanno dimostrato che i carcinomi sono stati trovati principalmente nelle stesse biforcazioni bronchiali in cui questi punti caldi risiedono.

Tra gli autori della ricerca ci sono anche Amos Norman, professore emerito nei dipartimenti di oncologia e di scienze radiologiche presso la UCLA, James Sayre, dei dipartimenti di scienze radiologiche e biostatistica alla UCLA, e Celia White, che dal 1999 al 2002 è stata direttrice presso la Legacy Tobacco Documents Library, che contiene più di 13 milioni di documenti creati dalle più importanti aziende produttrici di tabacco, inerenti alla loro pubblicità, alla produzione, al marketing, alle vendite e alle attività di ricerca scientifica.

Il lato macabro della storia è che sin dal 1980 è stata messa a punto una tecnica di trattamento del tabacco in grado di rimuovere il polonio, in modo da rende le sigarette inoffensive, almeno dal punto di vista della radioattività. Tuttavia il metodo non è mai stato applicato a livello industriale poiché modifica chimicamente la molecola della nicotina riducendone l’assorbimento a livello cerebrale, e con esso quel momento di gratificazione per il fumatore definito ‘Nicotine Kick’, in qualche modo legato anche allo sviluppo della dipendenza.

Vedi anche:

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2011/05/31/visualizza_new.html_842466853.html

http://www.sciencedaily.com/releases/2011/09/110928142450.htm

http://ntr.oxfordjournals.org/content/early/2011/09/27/ntr.ntr145.short?rss=1

Carlo Liotti
[email protected]

© Riproduzione riservata

About Carlo Liotti

Giornalista Pubblicista iscritto all'Albo dei giornalisti da Aprile 2013. Dottore in Scienze e Tecnologie Alimentari. Appassionato di fotografia e di viaggi, capo redattore de ildiscorso.it, reporter/collaboratore per altri canali di comunicazione.

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