Mario Perrotta torna al Palamostre di Udine: dopo Atto Finale – Flaubert, ma soprattutto dopo aver appena vinto il premio Ubu, l’Oscar del teatro italiano, come miglior attore protagonista. Ieri sera per la stagione Akropolis.14 del Teatro Club ha portato in scena lo spettacolo “Un bes – Antonio Ligabue” nella molteplice veste di autore, regista e attore. E’ la storia della vita travagliata del geniale pittore Ligabue, bambino “speciale” nato tredici giorni prima del 1900 e convinto che proprio quei tredici giorni abbiano influito in modo nefasto sulla sua vita. Abbandonato dalla madre naturale, vivrà in Svizzera con quella che chiama e considera la sua vera mamma “Mutter”, la madre adottiva fino ad essere costretto ad abbandonarla per andare in Italia in provincia di Reggio Emilia dal patrigno.
Il filo conduttore è la profonda malinconia di Toni Ligabue, del non essere compreso e rifiutato perchè non come gli altri. Considerato il matto del paese da deridere, per riempire la solitudine parla con piante di un bosco di pioppi dove disegna figure di donne. Non ha grandi pretese, solo un po’ di affetto, solo un bes, un bacio che invece gli è rifiutato da tutti. Così la storia si articola in tre momenti, la Svizzera, l’Italia nel paese di Gualtieri, il bosco. Ottima e struggente l’interpretazione di Perrotta che si cala nelle vesti del personaggio fino a diventare personaggio lui stesso.
Dapprima la narrazione dell’attore, poi l’attore diventa esso stesso protagonista incarnando il personaggio: Perrotta racconta le vicende anche per mezzo di disegni (belli) a carboncino che supportano le parole. Perrotta è solo sul palconscenico supportato solamente da tre cavalletti che diventano le tavolozze ideali per i suoi schizzi e disegni. Disegno dopo disegno, parola dopo parola, gli spettatori sono coinvolti e portati a riflettere sulla ricerca di affetto mai colmato di Ligabue, sulla richiesta anche ossessiva di un bes, di un bacio che il pittore vorrebbe. E che chiede anche agli spettatori in sala.
E di persone come Ligabue nel mondo ce ne sono tante, e Perrotta consente di allargare il raggio della solitudine a tutti coloro che non possono essere incasellati in modelli di normalità o presunta tale. Molto coinvolgente infine anche la ricerca della lingua portata sul palco: Perrotta, pugliese di origine, ha scelto di recitare alcune parti in italiano alternato a tedesco per poi arrivare all’emiliano. Da non perdere.
Maria Teresa Ruotolo