giovedì , 21 Novembre 2024
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COME SEMPRE!

Che il governo Berlusconi sia caduto era  ormai scontato e  fisiologico. Che le forze politiche di maggioranza gridano con Cicchitto in seduta alla Camera di non doversi scusare di niente è altrettanto “normale. Che già alcuni osannanti del Premier cercano di lasciare, quasi scandalizzati il suo carrozzone è patetico (anche Pietro interrogato durante il processo nel Sinedrio  a  Gesù rinnegò ). Che tanti servili colleghi della stampa già tremano per i privilegi costruiti attorno ad una adesione ad un uomo che li ha creati e ora vedono vacillare, comincino a tremare per le posizioni che potrebbero perdere è ancora più scontato.  Ma come sempre, quando si capovolge uno status quo, c’è chi ride per la sospirata liberazione e chi finge di piangere guardando già in che salsa mischiarsi o in quale corrente riconoscersi facendo finta che tutti i danni e i complotti fino a ieri coperti o condivisi siano presto dimenticati da quegli allocchi degli elettori.  Da parte dei momentanei vincitori si festeggia alla fine di una politica quasi Burlesque, alla fine di un sognatore che con tutti i suoi difetti a per circa due decenni ha creduto nella propria “missione” e si è circondato di inetti subito pronti a scappare appena la sua luce si è offuscata. Non tutti però, hanno capito che questo periodo così  breve per la nostra storia ma così lungo e catastrofico per le nostre tasche non è solo causa dell’ uomo chiamato Silvio.  Personaggio da un lato vanaglorioso e dall’altro cieco nei propri interessi. Da un uomo che altruisticamente ha creduto nella propria immagine e si è circondato di stupidi adoranti che pur di godere dei privilegi raggiunti non hanno mai pensato agli altri, ma sempre e solo a sa stessi. Forse una delle maggiori debolezze di Silvio Berlusconi è stata quella di credere che la vita sociale di una nazione sia simile a quella proposta dalle sue televisioni e dai suoi programmi spazzatura. Ma come sempre, anche la finzione a volta stanca e quanto le poche migliaia di  adoranti ed di emuli di un lusso solo televisivo cominciano a sentir scarseggiar le monete sonanti nelle proprie tasche,  hanno il sentore che i  mega Suv comprati a rate, le palestre e le amanti sfoggiate come potere, i ristoranti ed i luoghi più In  da loro frequentati cominciano a rifiutare i pagherò e pretendono il pagamento immediato dei propri servigi si rendono conto che la pacchia stia finendo. Quando ciò avviene, quando l’ultima goccia fa traboccare il vaso e si comincia ad aver paura di ritrovarsi  come coloro che quotidianamente con un titolo di studio, con tempi di lavoro di oltre 12 – 14 ore giornaliere, con livelli di sopportazione inumani hanno continuato a credere in  un’etica del rispetto e del lavoro e hanno continuato a sorreggere questo povero Paese avendo sulle proprie spalle l’onere di rimpinguare i privilegi di veline, attricette e politici che in vita loro non hanno mai lavorato un giorno,  allora come sempre ci si ritrova a scaricare in un attimo chi tutto ciò ha rappresentato. Come sempre da domani tutti si dichiareranno di non esser mai stati berlusconiani  ed i furbi che hanno munto alla sua stalla già studiano come ripresentarsi riciclati e puliti come se nulla fosse successo in questi ultimi diciannove anni. Come sempre, noi miseri mortali dopo l’esultanza di una “liberazione” aspettata da oltre un ventennio presto ci dimenticheremo delle privazioni e delle macerie che le scelte degli ultimi anni hanno generato. Come sempre con molti sacrifici in più, dovendo ricostruire su macerie molto vetuste, sempre i soliti si rimboccheranno le maniche e ricominceranno a risalire la china di una società che vede milioni di giovani disoccupati e milioni di poveri in più e appena cominceremo a  respirare ci dimenticheremo di questi soprusi e inneggeremo al nuovo venditore di fumo che intanto, come sempre si sarà lustrato a nuovo e si ripresenterà come una novella Vanna Marchi o un novello Unto per indicarci strade dove “senza lavorare” si possa raggiungere l’illusorio benessere fin qui rappresentato. Come sempre, siamo un popolo di eroi e di santi, di sognatori e poeti e per fortuna bastano pochi uomini coriacei come un vecchio ottantenne che ci rappresenta a lasciarci la speranza che come sempre riusciremo a rinascere meno ricchi , ma più uguali dove i privilegi siano più equamente divisi e dove gli evasori siano più colpiti per ridistribuire quella ricchezza che per tanti anni ci hanno defraudato. Come sempre,  spero di non ricadere nell’utopia che serva sempre  un anziano presidente come  Giorgio NAPOLITANO oggi, o un presidente partigiano come  Sandro PERTINI ieri, a difendere un’uguaglianza che altri hanno usurpato.  Mi auguro che dopo un eventuale periodo di sangue e lacrime con un governo di emergenza,  non sia necessario un altro vecchio padre dello Stato per farci difendere principi che tutti dovremmo difendere senza necessariamente sentirci solo indignati ed avere occhi vigili per evitare il prossimo  furbo che tenterà di cancellare i nostri ideali ed il futuro dei nostri giovani.   Anzi, come nell’antica Roma quando la repubblica era in pericolo per sei mesi il senato dava pieni poteri ad un “Dictator” che di solito era una grande personalità (come potrebbe essere Monti)  designata a traghettare la politica da una fase di stallo e marciume ad una nuova etica. Ed è in quel breve periodo di tempo che il “popolo elettore poteva ben conoscere la politica di chi pensa a vincere con più voti  – come era solito ricordare Alcide De Gasperi – dalla politica di chi pensa , bene o male, alle prossime generazioni”.

Enrico Liotti
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About Enrico Liotti

Giornalista Pubblicista dal 1978, pensionato di banca, impegnato nel sociale e nel giornalismo, collabora con riviste Piemontesi e Liguri da decenni.

11 commenti

  1. Rolando Greppi

    E’ la prima volta che leggo questa rivista on line e devo dire che siete forti. Io studio scienze della comunicazione, ma non sono votato alla disoccupazione perchè, male che vada, entro nell’azienda di mio padre che fa infissi di alluminio. Sono stato invitato a partecipare da un compagno di studi, che mi faceva notare il particolare approccio con la comunicazione promosso dal direttore. Chi è abituato a frequentare i linguaggi metacomunicativi della rete sa perfettamente che il lessico adottato su questo magazine è ricco di contaminazioni da social network. La sodomia della lingua italiana praticata dal Direttore è benefica perché si traduce in una trasduzione metanoetica dei lessici convenzionali. Fuori dai tecnicismi appresi in facoltà, rimane il fatto che gli editoriali del “Discorso” non passano inosservati e veicolano un pensiero mai banale e mai triviale, ma non meno alternativo rispetto al generale ritorno dell’identico visto ovunque altrove. Per quanto mi riguarda sono entusiasta, non tanto per il contributo alla riflessione politica, che pure ha una sua ragion d’essere, quanto per il trionfo di stilemi comunicazionali del tutto alternativi e postmoderni.
    Continuo a seguirvi e, nel mio piccolo, a promuovervi in facoltà .
    Rolando Greppi

    • Enrico Liotti

      Qualora mi sia consentito un pensiero delicato nei suoi confronti: la sua critica (da me ovviamente non condivisa) riguardo il mio lessico di sodomia linguistica è assolutamente lecita. Forse aggiungerei che le questioni siano affrontate con serietà e decoro e soprattutto decoro. Quelle sono proprie di altre forme di comuncazione che invece disgustano me come gli editoriali di Minzolini ed i becero comizi di Ferrara che hanno fatto del mezzo televisivo, pagato con i soldi dei contribuenti, un uso linguistico criminoso dove la metafora utilizzata, per quanto abusata e divenuta stereotipo, rende perfettamente l’idea dell’attitudine degli italiani, popolo di santi, navigatori e ignoranti analfabeti, a farsi complici dei loro carnefici e sfruttatori. Per carità, il mio non è purismo linguistico ne banale linguaggio imparato in una scuola di comunicazione di massa È che a me non piace l’appiattimento sugli stessi stereotipi linguistici, giacché inflazionando a ogni piè sospinto un modo di dire, questo perde la sua efficacia e si piega ad arzigogoli e fraseggi che certamente non aiutano il “popolino ignorante” ad uscire dal medio evo proposto e diffuso da sapienti manipolatori della realtà.

      • Caro Direttore, l’unica cosa che non accetto é la criminalizzazione del periodo denominato dai più come Medio Evo, che personalmente considero assai meno oscurantista di altri periodi storici, anche più vicini a noi e non necessariamente quello in cui viviamo.
        Con infinita stima e affetto.

  2. Carmela Panzuto

    Salve, su consiglio di un amica ho scoperto questo forum e devo dire che ne è valsa la pena. Ho letto tutti gli articoli del direttore Liotti e hanno una chiarezza e una scompostezza invidiabili. Vanno dritti al punto senza fumo e non si arrampicano sulla china degli specchi, come fanno i nostri politici. Al contrario certi interventi che ho letto proprio non li capisco, cercano di dare addosso al direttore senza spiegare, con giri di parole intorno alle cose e poi senza mai prendere posizione. Di Greppi poi non ho capito una viola. Scrivi come mangi come fa il direttore; perchè io che ho la terza media quello che scrive il direttore mi arriva dritto dritto mentre leggo quello che hai scritto tu e rimane il vuoto. Sodomia e metanoetica a me mi sa che sei solo un figlio di papà che ha sentito due parole all’università e vuole fare vedere che è intelligente.
    Nell articolo si capisce che il direttore ha votato per Silvio in passato, ma poi ha capito con chi aveva a che fare, ha capito che destra e sinistra sono eguali ed è stato illuminato sulla via per damasco, come San Pietro, dopo le tre famose rinnegazioni avanti al Sinedrio. Questa è la forza e la credibilità della sua opinione che ha saputo cambiare idea prima che la nostra bella italia scivola nel burrone della crisi economica.
    Forza Monti allora, anche se non dimentichiamoci che è stato un’importante banchiere e che ha contro la bce che (come dice pure Ferrara) non è prestatore di ultima stanza.
    Grazie direttore e continua così. Fighetti e figli di papa che se ne possono pure andare altrove.
    Grazie per la possibilità di scrivere.

    Carmela Panzuto da Giarre.

  3. Riprendo un pensiero tra i tantissimi giustapposti dal Direttore: “Forse una delle maggiori debolezze di Silvio Berlusconi è stata quella di credere che la vita sociale di una nazione sia simile a quella proposta dalle sue televisioni e dai suoi programmi spazzatura”. Secondo il buon Liotti, quindi, il Berlusca era un sognatore, credeva davvero in ciò che proponeva. Ha costruito una realtà virtuale e parallela negli studi di canale 5 e vi ha fatto ingresso lui stesso scambiandola per la realtà vera. Geniale questa lettura del Direttore. Berlusconi manipolava il consenso controllando i media, ma la prima vittima della manipolazione era lui stesso. Considerava i cervelli della gente come una terracotta da modellare a piacimento e si adagiava per primo sul tornio del vasaio ad assumere le forme demandate alla propaganda. E’ il primo caso di istupiditore istupidito da se stesso. Rolando ha ragione, il “discorso” va in profondità anche brutalizzando la lingua, usando forme totalmente altre di eloquio. D’altronde 33 anni di giornalismo vogliono pur dire qualcosa, o no? Grazie per l’ospitalità direttore.
    Settimio

  4. Scusate se mi intrometto ma voglio dire a Rolando che il tuo sofisticato bagaglio di parole da fighetto non può coprire le offese che fai al Direttore, uno dei pochi in giro che parla papale papale.
    E ci fai pure scienza della comunicazione per dire ‘ste cose!
    Adesso capisco perchè l’Italia va a rotoli…. Te vorrei vedè in fabbrica insieme a me, invece che nell’azienduccia di paparino.
    Sodomita sarai tu! Se ti disturba leggere gli articoli del Direttore sei pregato di cambiare indirizzo (web).
    A me piace come scrive il Direttore, perchè non mette paroloni difficili dove non c’è ne bisogno!
    Richetto

  5. Mario Baracca

    Salve, avevo letto precedentemente l’articolo e i commenti e ho notato che il primo è stato modificato e molti dei secondi sono stati rimossi. Francamente non capisco la ragione di questi interventi. Anche se si scrive un articolo velocemente con errori e refusi, secondo me, è più onesto lasciare quello che è stato pubblicato: un pensiero di getto, più viscerale del compitino asettico che ora è diventato. Tra l’altro, caro Direttore, a molti lettori gli articoli che scrive piacciono così, altrimenti non verrebbero a leggerli (mi riferisco ai molti commenti ai suoi articoli su questo blog).
    Vorrei poi capire in base a quale criterio i commenti vengono rimossi e quale è la ragione della rimozione. O non li si pubblica per nulla oppure, una volta pubblicati, gli stessi devono rimanere, anche perchè avevo intenzione di rispondere a un paio di essi e non lo posso più fare. Sono d’accordo che in alcuni commenti c’erano cose scritte in modo un po’ traballante, ma perchè censurare? Vogliamo fare del razzismo culturale? Tutti hanno diritto di esprimere il proprio pensiero, anche se non acculturati. Perchè poi depauperare la discussione e far scappare via lettori che arricchiscono la discussione. Tra l’altro, e nel vostro stesso interesse, più contatti = più persone che leggono la pubblicità = più possibiità di ricevere contributi = più possibilità di sviluppare i contenuti del blog, etc.. Trovo quindi questa scelta autolesionistica e poco rispettosa dei lettori.
    Stavolta sono in disaccordo con lei, direttore, ed esprimo solidarietà a coloro i quali, dedicando tempo e attenzione all’editoriale, hanno visto il proprio contributo rimosso.
    La prego di pubblicare questo commento e di fornire le spiegazioni del caso a tutte le domande che le ho posto.

    Mario Baracca

    • Enrico Liotti

      Già in altre occasioni, ho precisato che per scelta editoriale noi, non censuriamo nessuno. Per la revisione di eventuali frasi ci accingiamo a volte a correggere solo alcuni strafalcioni di battittura che possono diventare errori grammaticali. Una volta espressa un’idea non ho mai avuto la necessità di rettificarla, per il semplice motivo che non ho mai, per etica pesonale, stravolto qualcosa di quello che affermo. Per due motivi :1° non ho alcun tipo di finanziamento e quindi non devo giustifcare ad alcuno le mie scelte e le mie idee, 2° i contatti che cerco sono d’opinione non certo per futili motivi commerciali( più contatti = più persone che leggono la pubblicità = più possibiità di ricevere contributi ) anzi 3° punto più di una volta abbiamo asserito di non essere un “blog” ma una testata giornalistica, quindi per scelta editoriale – se riteniamo di pubblicare commenti alle nostre idee, li pubblichiano, altrimenti ne facciamo a meno. Quindi se ritiene utile seguire i nostri pensieri la ringrazio di continuare a leggere la testata, altrimenti nessuno la obbliga a leggerci, visto che “tra l’altro” ne le abbiamo mai chiesto soldi , ne mai abbiamo obbligato alcuno a leggerci per forza. Cordialmente il direttore. P.S. tra l’altro mi sono sempre firmato con un nome e ho sempre mostrato il mio viso, non ho mai avuto bisogno di nascondermi dietro un falso pseudonimo, per giocare con le idee degli altri.

  6. Egregio Direttore, solitamente non esprimo con facilità la mia opinione su giornali la cui redazione non conosco, ma ho creduto che il suo potesse darmi qualche garanzia, soprattutto delle tanto sbandierate indipendenza e libertà di opinione. Tuttavia non ho visto pubblicato il mio commento dei giorni scorsi, firmato con tanto di nome e cognome, e in verità non so neanche se sia stato ricevuto. Mi accingevo a concederle nuovamente fiducia, quando ho visto prima scomparire alcuni interventi, poi gli stessi ricomparire accompagnati da piccata replica. Ne deduco, spero voglia smentirmi, che anche la mia libera opinione è stata oggetto di censura, perché critica? Perché polemica? Perché non la adulava? Era una voce di dissenso, espressa più sullo stile che sui contenuti, che evidentemente non Le è piaciuta. Prendo atto del cambio di linea editoriale, la bandiera della libera opinione è stata bruciata dal suo ultimo intervento, dal terzo dei due punti che chiariva a noi lettori come sul Discorso non c’è censura, perché l’intento è dare a chiunque possibilità di esprimersi, però ci si riserva di non farlo quando non è comodo. Mi spiega, gentilmente, come si possano conciliare le due opposte prospettive? È suo dovere eliminare quanto possa essere offensivo o oltraggioso, e condivido appieno, non mi sembra invece giusto togliere la parola a chi semplicemente dissente, senza offendere nessuno, se non il suo orgoglio.

  7. Mario Baracca

    Caro direttore, mi ritengo pienamente soddisfatto della sua risposta e del reintegro dei commenti. E’ un atto di onestà e limpidezza e gliene va reso merito. Solo alcune precisazioni, perchè ho colto un certo piglio polemico nella sua risposta. Rispondo per punti, come ha fatto lei:
    1) il riferimento al numero di contatti non voleva essere un’accusa di sfruttamento per biechi fini commerciali della testata (o blog, che è lo stesso); d’altra parte è anche vero che un certo fine commerciale c’è se è vero, come è vero, che ogni volta che si accede al sito si apre un bel pop up che non credo lei consenta per “spirito di liberalità”. Comunque, io parlavo solo di risorse da acquisire per “sviluppare i contenuti del blog” e non per “futili motivi commerciali”. Non voglio quindi credere che la sua affermazione sia il classico caso di “excusatio non petita accusatio manifesta”;
    2) non capisco come si concilia la sua prima affermazione (cito testualmente) “per scelta editoriale, noi non censuriamo nessuno” con quella che fa più avanti “per scelta editoriale – se riteniamo di pubblicare commenti alle nostre idee, li pubblichiano, altrimenti ne facciamo a meno”. Mi sembrano, ma forse ho capito male, due affermazioni antitetiche e inconciliabili: o non censura o censura e se censura dovrebbe chiarire quando e perchè lo fa;
    3) io la leggo con piacere e non mi sento obbligato a leggerla per forza, quindi non vedo per quale motivo lei dovrebbe chiedermi dei soldi o io dargliene;
    4) sulla questione dei falsi pseudonimi, lei, anche in forza della sua più che trentennale esperienza di giornalista, saprà senz’altro che sui blog, forum, testate, siti, etc. è molto comune utilizzare pseudonimi e alias per postare commenti e ciò non deve e non può costituire motivo di scandalo. Altro discorso è se qualcuno, coperto da quegli pseudonimi, commetta azioni illegali, diffami o utilizzi espressioni volgari e offensive. Se questo è il discrimine per la pubblicazione o censura dei commenti non posso che essere d’accordo con lei. Sulla sua testata giornalistica non mi pare però di avere mai letto nulla del genere.
    Con confermata stima,

    Mario Baracca

    • Enrico Liotti

      Ringrazio e preciso, i contatti, ovviamente rendono un riscontro economico di 0,6 millesimi di cent, che ovviamente non coprono neanche le spese mensili per il pagamento del sito nel web, dovremmo avere oltre 3o.ooo contatti al giorno per andare alla pari mensilmente. E’ ovvio che non siamo così conosciuti in rete (magari, fosse così). Se abbiamo iniziato quest’avventura è ovvio che ritenendoci liberi da clichè e di non appartenere a nessuno schieramento vorremmo sviluppare una discussione qualificata e piena di spunti dialettici. Non ce ne vorrà se a volte negli interventi “anonimi” o pseudo firmati crediamo di individuare conoscenti che si presentano a noi come amici in carne ed ossa, per poi trovare dilettevole alimentare un finto dibattito nella speranza di alimentare la nostra ambizione. La mia menzione sulla mercede dovuta per eventuali abbonamenti è appunto appostata nella mia precedente replica al solo scopo di dirle che non è ne mia intenzione, ne quella della redazione, di scrivere di argomenti che possano piacere o meno ad un lettore abbonato e quindi libero di pagare il servizio a cui chiede a volte precise scelte editoriali. Ed infine la nostra eventuale censura al momento è solo legata ad oscenità o frasi che possano risultare offensive o illegali e non certo ad opinioni diverse da chi scrive (mettendoci la faccia) perchè sino ad oggi abbiamo sempre dimostrato a chi ci legge di pubblicare tutto o quasi (è ovvio che se un commento ci pare uno scherzo o un dileggio non ne teniamo alcun conto e procediamo corretti per la nostra strada). Cordialmente, sempre suo, e sempre pronto ad ascoltare chiunque ci legga.

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