“Con le mani sbucci le cipolle, me le sento addosso sulla pelle…con le mani se vuoi puoi dirmi di sì!”
Caro Zucchero avevi proprio ragione, con le mani si può! Ma siamo ancora capaci di usare queste “benedette” mani? Comincio a dubitarne fortemente. Me ne sono accorta già da un bel po’ di tempo a questa parte, chiacchierando tra conoscenti, clienti del mio negozio, amici. L’argomento del lavoro manuale è un tabù per gentili signore e signorine, giovani pigri e con la pancia piena. Quindi si va alla ricerca disperata di qualche sarta per ogni minima riparazione di cucito, si acquista due terzi del pranzo pronto o con prodotti semilavorati o surgelati, non si è in grado di intervenire per risolvere i piccoli imprevisti casalinghi, .
Tutto ciò scatena una serie incredibile di conseguenze oserei dire “planetarie”. Parafrasando una celebre massima sul battito d’ali di una farfalla, un bottone non attaccato a Udine muove una schiera di lavoratori cinesi che con la loro instancabile manualità aprono le loro botteghe in centri commerciali o in qualche vicoletto cittadino. Non sarà certamente un affare milionario per i manovali, ma sicuramente può avere un suo mercato, ovviamente bisogna essere capaci. Di sicuro non sarebbero in tanti gli italiani disposti a buttarsi in quest’impresa. Anche a Udine sembra che solo per gli stranieri sia facile aprire un negozio o un kebab food o una pizzeria.
Eh già. Lo sapete anche voi che ormai i piazzaioli italiani sono merce rara. Brutto lavoro il pizzaiolo, tutte quelle ore in piedi, anche lui cotto al forno, lavorare quando gli altri si divertono con gli amici, però è sempre un salario meritato. Tutti i genitori avrebbero l’ambizione di vedere i propri figli realizzati in un impiego importante, ma bisogna valutare anche le condizioni esterne e le reali potenzialità dei propri pargoli. Ritorniamo allora alla uso delle mani, non solo per comunicare ma per crearci un lavoro e un modo di vivere più intelligente, più nostro, traendo il massimo da noi stessi. Estetiste, parrucchiere, impieghi dove si suda e non si mangia caviale trovano sempre spazio. Dal momento che il giovane italiano fa troppo spesso la figura di chi non ha né arte né parte, “usiamo le mani”, puntiamo sulla voglia di fare, anche sulla fatica, perché il creare è fatica, ma “Italians does it better” e questo è il momento di ricordarcelo.
Alberta Gallo
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