Come recitava il titolo di un famoso libro e film di Marcello D’Orta
Il Governo Monti rappresenta una risposta straordinaria a una situazione economica gravissima nella quale l’Italia è stata portata dalla politica nata con la cosiddetta seconda repubblica, che nella sua iperbole ha conosciuto sia la nascita del bipolarismo e con essa l’ascesa di Silvio Berlusconi, che per primo aveva intuito il nuovo vento che spirava dopo l’operazione “mani pulite” e sia la fase calante del suo carisma per troppi errori di sceneggiate burlesque e politica dell’arraffare dei sui poco virtuosi soci. Soci, politici che hanno sempre sfruttato il carisma del loro leader per vivacchiare nella aurea del potere anche se spesso molto inetti ed incapaci di gestire la cosa pubblica. Con l’affermazione della netta maggioranza ottenuta dal governo Monti sia al Senato che alla Camera, oggi riacquista centralità il Parlamento e sembra la nemesi storica che porta la scelta di Gianfranco Fini a vincere la sfida lanciata più di un anno fa in nome dei valori di legalità e unità nazionale, giustizia sociale e cittadinanza, che spesso sono stati calpestati in questi ultimi anni. Ancora una volta, è la Lega ha mostrare il suo becero modo di far politica, da un lato continua a gridare Roma ladrona, dall’altro propone leggi – vedi il ritorno della legge mancia – in cui anche in momenti di vera crisi economica, e disastri ambientali come le ultime alluvioni riesce a far approvare come ultimi colpi di coda della maggioranza di cui era il paletto di tenuta leggi che permettono ai vari politici di elargire regalie nei propri collegi specie ora che siamo nel clima natalizio. Per fortuna quel piccolo drappello di coraggiosi, nato contro il più grande apparato mediatico ed economico dell’occidente, che si era appropriato anche della televisione pubblica con uscite quasi giornaliere di editoriali alla Minzolini, o pensieri serali da “Radio Londra” dell’elefantino “Giuliano Ferrara” ha vinto la sua prima sfida, tenendo alta la bandiera del patriottismo repubblicano. Certo in questo momento di nascita il rapporto idilliaco nato con il nuovo esecutivo diretto dal professor Monti è al suo apice. Bisognerà valutare ora, con i fatti, se la scelta è stata messa nelle mani giuste. Ovviamente, il nuovo esecutivo dovrà per forza naturale partorire scelte non del tutto gradite, il vero obiettivo sarà capire fino a che punto saranno scelte eque e distribuite fra tutti. La speranza, sempre ultima a morire, è che veramente l’azione del governo Monti, vada a scalfire i poteri forti di cui dice di non far parte. Anzi, in una sua dichiarazione ha sempre sostenuto che i poteri forti hanno sempre temuto la sua logica e la sua missione di “servitore dello stato” vedremo ora se è vero e se chi gli ha concesso la propria fiducia gli permetterà di approvare le scelte che anche il colle e la politica europea aspetta dal nostro grande Paese.
Enrico Liotti
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Cari miei, non ci facciamo illusioni. E’ vero che Monti è un tecnico galantuomo e che le signore ministre (tutte attempatelle) non hanno mai posato per i calendari che vediamo appesi in ogni officina meccanica che si rispetti, però che possono fare costoro in questi frangenti? Solo seppellirci di tasse, in modo da trasferire alle casse dello stato quanta più ricchezza possibile nel più breve tempo possibile. Presto Equitalia sarà dotata di poteri tali (come se già non lo fosse abbastanza) che a confronto il “grande fratello” di Orwell (non quello di canale 5 tanto giustamente detestato dal Direttore) si potrà considerare una bazzecola. E’ inutile ripetere il solito refrain che vorrebbe accollare i disastri della crisi a chi l’ha provocata e le tasse a chi non l’ha mai pagate. Bisogna fare come i ragazzi di Genova che sono accorsi a spalare il fango senza attardarsi per via a stabilire di chi fosse la colpa del disastro. Prima salviamo l’Italia e l’Europa, poi prenderemo a pedate coloro che l’hanno ridotte così. Poi, se avremo fatto in tempo, sarà pure il caso di rivedere il sistema economico mondiale da cima a piedi. Grazie direttore per la puntualità dei suoi editoriali.
Ettore