domenica , 19 Maggio 2024
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IL SENSO DELLA VITA DENTRO GIOVANI OCCHI

Domenica mattina, sole alla finestra, caldo esterno, freddo interno… poi una domanda: cosa diavolo ci facciamo a questo mondo?

Il tema è tutto tranne che nuovo, e la risposta a questa domanda ha impegnato tanta di quella carta che è meglio non pensarci per evitare pericolose derive ambientaliste.

Forse, banalmente, siamo qui per vivere di emozioni? Emozioni forti che scaldano il cuore, la testa, che muovono la parte più intima del nostro essere, che fanno ragionare, appunto, su chi siamo, su dove andiamo e come porci in relazione con il resto del mondo. L’argomento, ovviamente, viene declinato da ognuno in modo diverso e con attenzioni particolari su temi che possono apparire fra i più opposti. Alcuni forse semplici e banali, altri decisamente più complessi ed elaborati, ma ogni persona, per l’unica “legge” divina che nel caso andrebbe riconosciuta, è “diversa” dall’altra e la sua vita segue binari che ci costruiscono passo dopo passo, con intelligenza e programmazione in taluni casi, con spirito di iniziativa in altri, con fortuna e quel pizzico di coraggio unito a curiosità e sani salti nel buio che permettono di fare scelte impensabili.

Ora, tutto questo per dire cosa? Beh, che ognuno ha il proprio senso della vita, per altro non sempre così facile da trovare, e che, tenendo, purtroppo, ben presente il periodo storico in cui siamo chiamati a muoverci, forse ogni passo che facciamo dovrebbe essere legato a quel filo conduttore che dobbiamo tessere, non tanto per capire perché siamo qui, ma per svegliarci ogni giorno, alzare le proprie simpatiche natiche da quel letto caldo e tanto amato e vivere a pieni polmoni un’altra giornata di sole o di pioggia, cercando, non dico di essere felici ogni giorno, per altro impossibile, ma quantomeno di essere sereni, base di partenza per vivere appieno la propria vita cogliendo la straordinaria bellezza di alcuni momenti.

Detto ciò, in stile sapientino o SIRI dei tempi moderni, che sia il caso di vivere con gli altri i momenti belli che la vita ci riserva fra giornate scandite dalla classica routine quotidiana che ci costringe in binari precostituiti?

Capita così, che in diverse ore, tutto tranne che monotone, si riscopra, non dico il senso della vita, per la prima volta scrivo un articolo su di un pezzo di carta ed ho pietà per quei poveri alberi, ma la bellezza di una giornata vissuta con le parole affetto ed emozioni costantemente presenti sulla scena.

Capita a tutti, prima o poi, ai più “duri” ed ai più “sensibili” di vivere una di quelle giornate che ti fanno dire “beh, questo mondo sarà pure un gran casino, ma in fondo altri non ne abbiamo trovati e cercarli da me risulta difficile, e forse poi così tanto male non è!”.

Tanto male non è perché ci sono persone che sanno dare affetto ed emozioni con una naturalezza umana e allo stesso tempo disarmante e pura. E beh, semplicemente camminare sulla stessa terra e respirare la stessa aria di queste persone, fa sentire decisamente meno soli e dispersi in luoghi non sempre all’altezza delle proprie umane aspettative e fa pensare che, se ci concentrasse sugli aspetti positivi che la vita ci presenta, forse la nostra società, incancrenita sulla paura del “diverso” capirebbe, finalmente, che ognuno per fortuna è realmente “diverso” e questa diversità è parte indispensabile non solo di questo mondo, ma della galassia intera.
Fermiamoci, guardiamo una strada piena di gente, osserviamole attentamente come si osserva qualcosa o qualcuno che ci piace ed emozioniamoci nel guardare un genitore con un figlio, una persona anziana in solitudine, un uomo in giacca e cravatta impegnato nelle faccende quotidiane, una giovane donna che incastra alla perfezione lavoro, famiglia e passioni e magari, scorciamo, da qualche parte del panorama una coppia che si scambia una nuova giornata piena di affetto, di gesti semplici, sguardi, occhiate maliziose, dolci baci.

Ora, poniamoci una semplice domanda: la coppia da chi è formata?

La risposta è nella testa e nell’immaginazione di ognuno secondo il suo personale spirito di osservazione. Saranno due donne, un uomo e una donna, due uomini? Chissà, non è scritto da nessuna parte questo particolare. E la seconda domanda che ne deriva è: cosa cambia nelle tre versioni della risposta? Tutto, qualcosa, Niente?
ASSOLUTAMENTE niente perché di amore si tratta e forse, banalmente, di senso della vita?

Senso della vita che si impara quando? Beh, da grandi, no? Alt, stop, la coppia potrebbe essere anche giovane no, e se avesse compreso il senso della vita in tenera età?
E potrebbero essere giovani, così, tanto per portare un ulteriore esempio, dei ragazzi delle superiori che in un venerdì qualunque della loro giovane vita doverosamente ricca di aspettative, si rinchiudono in un teatro udinese, per INSEGNARE ad adulti ben o mal pensanti, il senso della vita.

Un lettore attento, se non si è già addormentato, beh nel caso anche quello può essere un degno senso della vita, si dovrebbe chiedere “come?”.

E ora che lo vo spiego: capita che questo gruppo di ragazzi sotto la regia di un attento regista (ma va là), ecclettico a dir poco, e sotto la scrupolosa supervisione di un’INSEGNATE, capirete poi perché in maiuscolo, rappresentino la vita di coetanei che hanno un piccolo/grande problema: essere nati in mezzo a teste di cazzo!
Ehm, il francesismo ogni tanto è il caso di usarlo, soprattutto quando fotografa al meglio il punto di vista di un/una giovane omosessuale “incastrato” nella realtà dei giorni nostri. Fotografa il punto di vista di chi si sveglia ogni mattina con il senso della vita ben presente fra le proprie mani, ma che deve nascondere agli occhi del mondo.

Un lettore molto attento, che quindi non può essersi addormentato, ora dovrebbe chiedersi semplicemente “perché”? Perché una società basata sui personalismi e sul menefreghismo nei confronti del prossimo come quella attuale, debba concentrare il proprio ODIO verso persone che, non solo non fanno nulla di male, anzi, ma che hanno anche il magico potere, si sono una lobby in questo campo, di arricchire come forse pochi altri la società portando costantemente in piazza, con non poco coraggio, le proprie emozioni, sensazione, affetti e amori dimostrando, ancora una volta, sono ripetitivo lo so, il vero e più profondo SENSO della VITA!

E’ forse da qui che nasce la vera svolta per una società: mettere al centro non ciò che dobbiamo essere o fare, ma semplicemente ciò che siamo! Togliersi quella giacca e cravatta e abbracciare la persona anziana che ha bisogno di uno sguardo e una parola da un altro coinquilino di questo mondo e ancora guardare con il cuore aperto, sorridendo e forse invidiando, in maniera sana, quella coppia che forse ha capito, più di tanti altri, il perché del svegliarsi ogni mattina.

Ed è forse con questo spirito che, ognuno per quanto di propria competenza, ma anche molto di più, può finalmente cambiare il punto di osservazione delle cose e di conseguenza il mondo! Si possiamo farlo nonostante tutti ci dicano costantemente di NO!!!
Lo può fare il politico concentrandosi non sulla poltrona sotto le poco simpatiche natiche, ma sul come cambiare il mondo, perché non so se ve ne siete accordi, ma CAZZO se va cambiato, il prete che accoglie e non allontana, l’uomo o la donna qualunque che dedica del tempo agli altri, il medico che rispetta la decisione del paziente, l’insegnante che presenta le strade del mondo ai propri allievi.
Ed è su quest’ultima figura, che, forse, con un po’ di sana concretezza dobbiamo concentraci, perché il futuro sono quei giovani ragazzi che si rompono le scatole davanti ai libri e a cui non solo vanno insegnate le varie materie curriculari, ma va fatto conoscere il mondo che supera quella scatola chiamata televisione, che è qualcosa di superiore rispetto all’ultimo cellulare prodotto, che è fatto di fatica, sofferenze, gioie e dolori, costruzioni e ricostruzioni quotidiane a cui vanno in contro ad una velocità impressionante e con la purezza d’animo propria di chi vede la vita come una splendida avventura dove correre a perdifiato senza fermarsi mai.

La società, nella sua totalità, ha il dovere di concentrarsi su quei ragazzi perché sono l’ultimo baluardo di speranza di questo mondo! Possiamo, meglio, dobbiamo, ognuno nel nostro piccolo, aiutarli a vincere sulla società malata nel profondo piuttosto che lasciare che la società li vinca uccidendo le proprie speranze, i loro sogni, i loro SENSI della VITA. Vita come quella di Luca, e di altri ragazz*, messi all’angolo da tutto il loro mondo e spinti, perché di questo si tratta, ad un suicidio che è tutta colpa di una società che abbiamo costruito nel tempo.

Siamo contenti di questa meravigliosa opera? Siamo contenti di non far vivere la propria vita ad un/una giovane ragazzo/a omosessuale che ha la sola “colpa” di voler amare. Magari tutti avessimo la stessa colpa, saremo tutti concentrati a realizzare la nostra vita utilizzando come parametro di successo non il nostro conto in banca o il nostro potere, ma i sorrisi quotidiani, gli sguardi d’amore verso la persona qualunque, i baci rubati, i saluti calorosi e i sogni, che forse vale ancora la pena di provare a vivere.
Gettiamo tutti noi stessi oltra ai nostri impegni quotidiani che la vita ci costringe ad affrontare e taniamo costantemente il cuore aperto verso un mondo con le luci ben posizionate sull’amore, in tutte le sue forme.

Ah, si, a quei ragazzi sul palco, a chi ha pensato alla serata, l’Associazione Universitaria IRIS, a quel regista “prima donna”, a quel fonico “fonico”, a quell’insegnante concentrata sui propri ragazzi, sappiate, e siatene fieri, di essere l’esempio vivente del SENSO della VITA e che se il mondo del futuro sarà simile a voi, al vostro modo di essere, al vostro modo di esprimervi e di “darvi” agli altri, beh probabilmente tutti avremmo capito il vero SENSO della VITA! E sareste il punto di arrivo di quello che sarebbe stato il più bel miracolo della storia dell’umanità. E per una volta, l’unica, ma ne varrebbe decisamente la pena, crederei nei miracolo!!!

Rudi Buset
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About Rudi Buset

Pubblicista iscritto all'Albo dei giornalisti dal 2013 Diplomato presso l’ITC Einaudi nel 2007, lavora presso una carpenteria leggera artigiana. Impegnato nel sociale e in politica, da anni collabora con diverse realtà del suo territorio con particolare attenzione al mondo dell’associazionismo. Appassionato di tutto ciò che riguarda l’uomo in quanto “animale politico” oltre che allo sport (in primis il calcio).

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