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Biancaneve

Un film di Tarsem Singh. Con Lily Collins, Armie Hammer, Julia Roberts, Nathan Lane.

La storia non è certo quella della Disney anche se il castello dove Biancaneve è imprigionata assomiglia molto a quello dell’oriente di Aladin. Il titolo americano “Mirror mirror” tradisce il maggior spazio concesso al punto di vista della regina, interpretata da una generosa e simpatica Julia Roberts, la quale veste assai bene i panni della cattiva nevrotica. Il personaggio è condito con tutta la gamma di espressioni e smorfie che hanno reso la Roberts una tra donne più attraenti di sempre, ovviamente coniugate nell’atmosfera surreale della pellicola.

La vicenda della giovane e avvenente Biancaneve (nonostante le sopracciglia stonino) si svolge in un’atmosfera completamente onirica e fantastica dove la trama non è così importante rispetto all’impatto visivo delle singole scene. Il contrasto tra i colori accesi degli abiti e quelli più smunti degli sfondi, la grande festa in maschera a palazzo, le lunghe figure dei nani nascosti tra gli alberi, le marionette giganti, ma anche l’altro mondo dello specchio magico, sono tutte testimonianze della preponderanza dell’immagine nello svolgersi degli eventi.

I nani sono giganti e ladri, la regina una donna di mezz’età che non è pronta ad invecchiare ed impoverirsi, il riflesso dello specchio è quasi una vocina interiore, il principe è un pò idiota e fanfarone. Lei, Biacaneve, è infine un’eroina. La storia è molto rimaneggiata ma il risultato è decisamente piacevole e riuscito assai più di  “Alice in wonderland” per dirne uno. Il regista di origini indiane sfrutta molto bene il genere fiabesco per garantire un’atmosfera da sogno allo spettatore. Non manca nemmeno il balletto Bollywodiano ad accompagnare i titoli di coda. Forse sconcerta un pò l’impietoso gesto di Biancaneve nel finale. Ma che importa, il film è stato bello.

Luca Artico

© Riproduzione riservata

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