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SUKHISHVILI

Grazie al Circuito Danza F.V.G.-ambito dell’attività di promozione e diffusione della cultura della Danza- gli a.Artisti Associati hanno saputo portare al Comunale di Cormòns uno spettacolo che, ridurre in parole, sembra veramente arduo alla scrivente: come si può ricostruire alla tastiera una miscellanea piena, pienissima di Gesti? Movimenti velocissimi e sapientemente supportati, suggeriti e colorati da musiche antiche e estremamente suggestive? Come?

Faccio appello alla mia esperienza di coreografa e provo a portare i lettori in platea, con me.E’ scontato parlare di fierezza quando si osservano le danze dell’est ma in questo caso non c’è ostentazione ma Fierezza “respirabile” e veramente Sentita, che scende dal palco provenendo direttamente da ogni singolo ballerino a cominciare dai loro sguardi, dall’atteggiamento eretto delle schiene, dal collo che si piega quasi impercettibilmente senza consentire che gli occhi si abbassino del tutto al pubblico, in quel cenno di saluto che apre la prima coreografia… che sorprende.
Solitamente gli spettacoli come questo iniziano già con i grandi virtuosismi per catturare , da subito, l’attenzione del pubblico, ma la grande eleganza dei coreografi Iliko Sukhishvili Sr. e Nino Ramishvili ha dato la precedenza ad una scena di danza di Corte dove la suprema abilità da parte dell’uomo è di non sfiorare mai la ballerina, di saper scivolare come lei sulla scena come se quest’ultima fosse ricoperta di ghiaccio; le maniche lunghissime del vestito amplificano questo distacco mentre le braccia di entrambi si muovono morbidissime , come foulards spostati dal vento. Le sonorità della musica -rigorosamente dal vivo- richiamano solidità ritmiche arabe e sinuosità melodiche turche: sei musicisti eccellenti portano lo spettatore in luoghi magici di un passato da fiaba. Ecco arrivare i guerrieri: in costumi elegantissimi che mettono in risalto la potenza fisica delle gambe (pantaloni attillatissimi o molto ampi su stivali in pelle nera) con lunghe giacche strette in vita e le immancabili porta cartucce sul petto, copricapi di stoffa legati stretti e lasciati morbidi sul collo. Qui i salti che atterrano sulle ginocchia, leggerissimi, non si contano e nemmeno i vortici di giri che riempiono, in manège, tutto lo spazio disponibile senza mai un tentennamento, un disequilibrio o un lancio di coltello sbagliato. Una novità, per me, è stato il virtuosismo del danzare sulle punte dei piedi degli uomini: gli stivali, senza rinforzo alcuno, mostrano l’effettiva difficoltà a cui si sottopongono i ballerini, con salti e giri finiti sulle dita. Le origini di questa “tortura” estetica, in realtà, sono tutte in una necessità fisica. La tradizione vuole che questo passo, detto “tzeruli”, sia nato per ricordare gli scoscesi pendii dei monti del Caucaso che, con i suoi strettissimi sentieri, costringeva gli uomini a camminare sulla punta dei piedi per non precipitare nei burroni.

Quasi tutte le coreografie sono di gruppo ma una, femminile, è eseguita da solo tre bellissime donne ed è realizzato in concreto, la copia vivente di un affresco rinvenuto nella cattedrale di Mtskheta, antica capitale della Georgia. Un sapiente uso delle luci trasforma la scena di volta in volta creando anche apparizioni sorprendenti sia della solista in mezzo ad un cerchio di sacerdoti, sia della compagnia al completo, in pochi secondi. I costumi misuratamente ricchi e ben fatti di Soliko Virsaladze (tra i più famosi e premiati in Russia) e un’insolita- per noi italiani ,ahimè- capacità di “andare insieme” sul palco mescolati alla netta sensazione di divertimento da parte degli interpreti stessi, rendono questo spettacolo imperdibile anche a chi crede che la danza non sia nelle sue “corde”.

Immagine da www.artistiassociatigorizia.it .

Cynthia Gangi

© Riproduzione riservata

 

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