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Earthbound, il mondo che verrà

Earthbound, il mondo che verrà

In un mondo che non ci vuole più, devastato e violato da inquinamento e sfruttamento esiste la possibilità di una vita futura e possibile.

Marta Cuscunà, pluripremiata artista monfaconese ci dà, con il suo nuovo lavoro Earthbound, ovvero le storie delle Camille, dei suggerimenti. Liberamente tratto dagli scritti di Donna Haraway che, nelle sue storie delle Camille e dei bambini, partendo dal presupposto che la specie umana ha commesso gravi errori ecologici e politici, e per sopravvivere deve sviluppare l’arte di vivere in un pianeta danneggiato, la Cuscunà immagina un alleanza tra umani a cui vengono impiantati geni di creature in estinzione. In questo modo si può ristabilire un equilibrio dove l’uomo non è più dominatore della realtà che lo circonda.

Lo spettacolo. Sul palco una grande sfera che ruotando ci permette di osservare le sue due facce, una abitata dalle Camille, l’altra da un’anziana che sembra dormire. A lato della sfera un albero senza le foglie con i rami protesi verso il cielo. La parte abitata dalle Camille, noi ne vediamo tre, ha una vegetazione lussureggiante. Le loro forme ricordano animali. Le Camille si interrogano sul futuro e sulla possibilità di avere dei figli. La scelta di mettere al mondo una nuova creatura avviene in modo collegiale attraverso una specie di sondaggio che non si effettuava da più di quarant’anni. Tutto nel mondo delle Camille è interconnesso e nessuna scelta è fine a se stessa: il mantra ripetuto più e più volte è infatti “fate legami non bambini”. La prescelta che accoglierà la nuova vita è piena di timori, fragilità e insicurezze proprie di chi è, o spera di essere in attesa. La figura che abita l’altra parte della sfera ha le sembianze umane di una donna anziana, stanca che racconta delle sue emozioni e sensazioni.

La Cuscunà, unica vera umana sul palco, muove, aziona lei direttamente le creature animatroniche (progettate da Paola Villani e ispirate alle opere di Patricia Piccinini) le accompagna nei movimenti e nelle parole. È anche Gaia, l’intelligenza artificiale grazie alla quale possono esistere. Alla fine il cerchio si chiude: l’umano è connesso alle Camille attraverso l’intelligenza artificiale.

Can’t take my eyes off you chiude lo spettacolo molto apprezzato e applaudito dal pubblico del Palamostre di Udine (il lavoro è una coproduzione CSS Teatro Stabile di Innovazione del Fvg, ERT Fondazione, Etnorama con il sostegno di São Luiz Teatro Municipal Lisbona).

Difficilmente i pensieri potranno essere distolti dal significato della storia ambientata in un futuro prossimo non troppo lontano.

La domanda quindi è: vogliamo davvero far parte del futuro? Non possiamo chiudere gli occhi. Dobbiamo fare qualcosa, tutti.

mtr

About Maria Teresa Ruotolo

Nata a Udine nel 1970 vive a Grado. Giornalista Pubblicista dal 2004; Laurea in Scienze Politiche indirizzo politico sociale collaborazione varie: con il Consorzio Agenti Immobiliari per la redazione dell’editoriale di Corriere Casa Nord Est; con Gruppo Sirio per la redazione di articoli pubblicati sul periodico Business Point e altre varie collaborazioni per la redazione di articoli di attualità e politica.

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