Quasi un debutto nazionale ieri sera nell’affollato Teatro Comunale di Cormons per la commedia in due atti di Rosa A. Menduni e Roberto De Giorgi intitolata “Farà giorno”, con la regia di Piero Maccarinelli, nell’ambito della stagione a.ArtistiAssociati.
Oltre sessanta anni di palcoscenico non hanno fiaccato la verve di un’inossidabile Gianrico Tedeschi (classe 1920), Maestro del nostro teatro che non ha bisogno di presentazioni: in questo lavoro, ambientato ai giorni nostri (non mancano citazioni da facebook e dialoghi con lo smartphone) interpreta Renato, un vecchio partigiano comunista costretto a letto dopo essere stato investito dalla macchina condotta da un vicino di casa. Il maldestro guidatore è un accattivante Alberto Onofrietti, nei panni di un naziskin de noantri: non scappa dalle responsabilità dell’incidente solo perchè riconosciuto dall’anziano e pur di non essere denunciato si offre di aiutarlo improvvisandosi badante. Ma Renato è tutto fuorchè un vecchietto rintronato: così parte uno scontro verbale che copre diversi fronti: politico, fra il camerata picchiatore e il comunista difensore dei “diversi”; generazionale, fra il giovane che si sente derubato del futuro dai vecchi che si sono mangiati tutto, e l’anziano che ha fatto la guerra e si è immolato per conquistare diritti elementari, come la libertà, il voto, la democrazia.
E’ un susseguirsi di dialoghi molto divertenti e allo stesso tempo profondi, con ritmo serrato, specie nella prima parte. Il personaggio di Manuel riscuote l’apprezzamento del pubblico perchè dietro l’apparente ruvidezza si cela un ragazzo imbranato, insicuro, tradito dalla fidanzata e dagli amici. Con la sua parlata romanesca trascina il pubblico, riesce a confondere i rifugiati del Darfur con i clienti del Carrefour e battezza Gramsci quale inventore del PCi, nel senso di computer. Renato risponde puntuale agli approssimativi attacchi verbale del giovane, con ironia tagliente. I due sembrano agli antipodi ma sono in realtà più vicini di quanto si pensi: a cementare il contraddittorio rapporto ci pensa Aurora (Marianella Laszlo), figlia di Renato, che torna a casa trent’anni dopo che suo padre l’aveva fatta condannare, privilegiando i principi rispetto agli affetti, perchè lei voleva cambiare il mondo diventando terrorista.
Così i protagonisti si spogliano di ogni diffidenza, si accettano reciprocamente, riconoscono i propri sbagli e alla fine iniziano a rispettarsi. Renato non denuncia Manuel nè per essere stato investito, nè dopo aver saputo che ha picchiato due immigrati: troppo è il peso di aver denunciato la figlia anni addietro. Eppure riesce a trasmettergli gli ideali di libertà, responsabilità e rispetto che lo hanno condotto durante la vita. Vita che non casualmente si spezza proprio nel finale, a missione compiuta, quando Manuel si accorge che può farcela da solo.
Claudio Trevisan